Questa recensione fa parte di Cordelia di novembre 24
Sogno o son desto? Quella lama che sembra così affilata reciderà davvero la mia testa? Si tormenta, Marco Gualco (Marco Gualco), cerca di guadagnare tempo di fronte al boia (Vincenzo Castellone) e all’inevitabile destino che pare attenderlo. Decide così di fare un tuffo nel passato, nelle decisioni (o sarebbe meglio dire, nelle passive risoluzioni?) che lo hanno portato alla condanna a morte. Si intersecano così, in successione, seguendo la struttura tipica della tragedia greca, dieci episodi costituiti dalla rievocazione di momenti passati, introdotti da un parodo, intervallati da sei stasimi di confronto e commento tra il boia e il protagonista e conclusi da un esodo, per la durata importante di due ore e mezza. I ricordi di Marco sono confusi, non seguono un’esposizione lineare, e finiscono per sfuggire allo stesso controllo del proprietario, che si trova a dover rivivere situazioni traumatiche che erano state rimosse o addirittura manipolate al punto da produrre una falsa memoria, frutto delle paranoie e delle pulsioni violente di Marco. Riccardo Cacace riesce a costruire, per la prima parte, spargendo indizi e allusioni all’interno del testo drammaturgico, una tensione che incuriosisce lo spettatore, sostenuta dalla bravura degli attori, nonostante la lentezza solenne del ritmo scenico. Di quali crimini si sarà mai macchiato il direttore dell’azienda, nonché suocero (Matteo Alfonso), il quale lo ha appena nominato vicedirettore? Cosa sarà mai successo di così scandaloso e disturbante da spingere Marco in una condizione di follia allucinatoria tale da portarlo a fuggire ogni contatto umano e vivere all’ombra dell’ingombrante figura del suocero? Un climax che, purtroppo, portato all’estremo di una corda tirata fino al punto di spezzarsi, non riesce a trovare la giusta valvola di sfogo, nonostante la prestanza scenica dei giovani attori. Un testo classico, dal sapore quasi antico, che mette il pubblico nella posizione di chiedersi se il teatro sia ancora in grado di ascoltare le esigenze degli spettatori o si limiti a essere sfoggio di una penna brillante. (Letizia Chiarlone)
Visto al Teatro Eleonora Duse Produzione Teatro Nazionale di Genova, CTB Centro Teatrale Bresciano, Centro Teatrale MaMiMò Regia Riccardo Cacace Interpreti Marco Gualco, Vincenzo Castellone, Susanna Valtucci, Matteo Sintucci, Riccardo Cacace, Matteo Alfonso Scenografia Marco Gualco Luci, costumi e sound design Riccardo Cacace Consulenza artistica Daniele D’Angelo, Claudia Monti, Massimo Mesciulam Cast tecnico direttrice di scena Desirée Tesoro capo elettricista Marco Giorcelli