Al Teatro India di Roma al debutto il secondo capitolo dedicato a Lolita da Biancofango, Francesca Macrì e Andrea Trapani indagano la presenza del personaggio di Nabokov nella società contemporanea. Recensione
A caldo, appena fuori, si avverte una sensazione di distacco, ci si sente coinvolti in qualcosa da cui rapidamente si cerca di prendere le distanze, porsi subito dalla parte di chi ha subito e non certo di chi è responsabile di una colpa. Eppure, pian piano che si procede via dal teatro, cresce la sensazione inversa, si inizia a considerare in modo più cosciente che di tutto quanto si è visto sopra il palco tutti, più o meno, fanno o hanno fatto parte. Non avviene alcuna trasformazione sociale a danno della civiltà di una precisa epoca, senza che quella stessa civiltà non l’abbia in qualche modo scelto o determinato. Ecco che dunque quest’ultimo lavoro di Biancofango, Never young in scena al Teatro India di Roma e seconda parte di un progetto dedicato alla figura/tema di Lolita, si insinua nella percezione di spettatori dapprima divertiti, poi sempre più coinvolti in un collettivo impianto d’accusa che fissa i punti di una decadenza oggi così limpida e feroce.
Schierati in orizzontale, gli attori e i tecnici dello spettacolo sul fondale attendono l’ingresso e l’avvio di un audio: un’intervista che Daria Bignardi ha realizzato di recente con Ambra Angiolini, negli anni Novanta ragazza prodigio e sogno generazionale come conduttrice del programma Non è la Rai, riconsiderando a posteriori quel periodo e l’identificazione, per la stampa e l’immaginario collettivo, con un “lolitismo” malizioso ma ritenuto innocente, quando la TV era ancora nello schermo e non direttamente nel salotto di chi la guarda. Durante l’intervista, alla conduttrice ormai donna è richiesto di leggere l’incipit del romanzo di Nabokov, scritto nel 1955, certo per smarcarla da quella identificazione ma, dato il meccanismo televisivo, allo stesso modo per certificarla ancora una volta.
È qui la chiave: Dov’è Lolit*?, recita il sottotitolo. Il personaggio attraversa le epoche e diventa, come si dice oggi, iconico, passa a rappresentare un certo modo di stare al mondo, si fa paradigma di qualcosa, un patrimonio condiviso in cui tutti sanno – o sembra sappiano – riconoscersi; tuttavia allo stesso tempo il nome di questo personaggio, per un processo inverso ma ugualmente decisivo, indica con superficialità un atteggiamento giovanile ritenuto lascivo o provocante, travisando molti degli elementi offerti dal libro di Nabokov. Ma la società, più è complessa, più tende a semplificare oltre ogni ragionevolezza. Il lavoro di Biancofango, di Francesca Macrì e Andrea Trapani, prende in prestito l’icona e si pone l’obiettivo di usarla come filtro di lettura di una crisi che ha riguardato tutti gli strati della società occidentale, a partire dagli anni Ottanta ma manifestando nel decennio successivo i sintomi di maggiore impatto. E allora Lolita, che non ha più una certa identità di genere ma inquadra un campo più largo di umanità, finisce per diventare immanente, un connotato umano individuale oppure collettivo, che riguarda il singolo oppure una intera comunità, Lolit* è vittima di un sistema che ess* stess* alimenta, vive nutrendosi del proprio essere.
Sono cinque i quadri scenici, diretti da Macrì, che sviluppano un discorso attorno al tema: Andrea Trapani è un attore straordinario, tra i migliori che ci siano in Italia, incarna un carattere laido e colpevole ma contemporaneamente manifesta segnali di pura innocenza, è adolescente tra gli adolescenti e perfido aguzzino degli stessi (Marco Gregorio Pulieri, Irma Ticozzelli, Sara Younes, Cristian Zandonella) che sul palco si muovono come schegge di un incendio, esplodono un’energia magmatica che brucia per primi loro stessi, ballano fino a sfinirsi, esteriorizzano la propria sessualità, agitano il proprio corpo come fosse in costante mostra o in vendita, al migliore offerente in un’asta che abbia come moneta il denaro oppure l’amore, la comprensione, la considerazione, poco importa. Sono loro, Lolit*? Oppure il coro di cittadine e cittadini over 60 (diverso in ogni città) che dalle prime file via via entra a far parte dello spettacolo? Lo sono stati? L* son* stat*? Lolit* allora diventa un’intenzione, qualcosa di aleatorio e multiforme che appartiene a ognuno, lungo diverse epoche della vita.
L’Italia, che diventa il microcosmo privilegiato da porre sotto indagine, proprio in quegli anni sperimentava la crisi del sistema politico repubblicano e finiva nelle mani del creatore di questo mondo patinato e posticcio, capace di vendere sogni agli insonni, sceso in campo in un buio giorno del 1994 con una potenza mediatica che lo avrebbe poi tenuto al potere fino alla morte (qualcuno giura anche oltre): Silvio Berlusconi. Che solo a dirlo, oggi, fa spavento. La cultura dell’individualismo, del potere come atto di giovanilismo eterno, di vigore estremo e machista che non ammette e contrasta la vecchiaia fino a dichiararla eliminata, guarita, si direbbe; la mercificazione del sesso che attraverso l’indecenza della virtualità ha assunto caratteri di emergenza sociale; l’antitetica ma paritaria sessualizzazione del mercato che emana voluttà predatoria; tutto concorre a formulare di continuo la stessa domanda: Dov’è Lolit*? Si nasconde dentro o fuori di noi? Il ritratto del nostro paese è impietoso, le precedenti generazioni hanno soffocato le successive, le hanno stuprate e continuano a farlo, eppure quell’energia, quella vitalità, quella luce negli occhi non si estingue, Lolit* continua nonostante tutto a ballare e rivendicare indietro il proprio corpo.
Simone Nebbia
Teatro India, Roma – Novembre 2024
Never Young
Dov’è Lolit*?
un progetto di Biancofango
drammaturgia Francesca Macrì e Andrea Trapani
regia Francesca Macrì
con Marco Gregorio Pulieri, Irma Ticozzelli, Andrea Trapani, Sara Younes, Cristian Zandonella
e con la partecipazione di un coro di cittadine e cittadini Vera Borghini, Tina Cannavacciuolo
Luciano Ciamillo, Daniele Di Lazzaro, Daniela Iannola, Francesco Lepore, Giuseppe Prestano
Pasquale Rispoli, Claudio Sacchi, Antonia Stazi