Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio 24
Dopo cicli di sincero ascolto delle storie comunitarie degli attori-abitanti del Teatro Povero di Monticchiello, quest’anno al posto di drammatiche parabole economiche e sociali della campagna toscana mi sono (anche) trovato a tu per tu con la materia intima e conflittuale di un rapporto divaricato, dagli anni ‘40 a oggi, tra un fratello e una sorella. Come se la coscienza neorealistica dei Fratelli Taviani o di Ermanno Olmi avesse contagiato l’officina di scrittura della gente del posto, per il 58° autodramma Il velo della sposa, frutto di assemblee coi registi Giampiero Giglioni e Manfredi Rutelli, da cui è nato uno spettacolo d’una quarantina di interpreti dell’area di Monticchiello, in replica fino al 14 agosto. Il lavoro ha la portata d’una trilogia che parte dai tempi della guerra (1938-1943), s’evolve con uno scenario più a distanza (1960), e culmina in un fanta-futuro dei nostri giorni (2024). Dopo un avvio da morantiano mondo salvato dai ragazzini, il fronte bellico lascia orfani e separa i due figli Tonio, adottato dallo zio, e Palmira, a servizio da una signora di Colle Val d’Elsa. Un quindicennio più tardi ritroviamo Palmira in paese, interpretata da Giulia Casiroli, giunta lì a dare frugali e preziose ripetizioni ai suoi rozzi concittadini davanti a una lavagna, e nell’aula rimediata ecco irrompere il fratello solo ansioso di risolvere con la sorella una pendenza ereditaria e garantirsi un matrimonio d’interesse. Lei ha un ragionare delicato, e quindi cede subito, ma lo scollamento è irrimediabile: tornerà a rifugiarsi da chi l’ha accolta e educata. La più pragmatica delle conclusioni attuali ci conduce a un Tonio maturo, reso da Arturo Vignai, il decano del cast, che ormai governa una squallida azienda di cerimonie de luxe, finché riceve un messaggio da remoto della sorella che gli svela come tutta la vita di lui sia solo un brand sostenuto da lei. Una altruista e un verme allo specchio. Io direi che ha fatto bei passi in avanti, il Teatro Povero. (Rodolfo di Giammarco)
Visto in piazza della Commenda di Monticchiello, Repliche fino al fino al 14 agosto 2024. Foto Emiliano Migliorucci