Questa recensione fa parte di Cordelia di giugno 24
Un rettangolo velato lascia intravedere una figura di spalle seduta ad una grande scrivania. La sua silhouette è disegnata dalla luce essenziale e tagliente di Gianni Staropoli, che costruisce uno spazio insieme reale e asettico. Quando Caroline Baglioni entra timidamente sedendosi a un lato della scrivania, è da subito evidente il rapporto di potere tra i due. Testo sorto dalle suggestioni legate al movimento MeToo, Play ricostruisce quelle dinamiche che, a lungo nascoste in piena vista, sono passate potentemente alla cronaca per gli esiti più tristemente tipici della molestia e dell’abuso in ambito cinematografico e dello spettacolo in generale. La drammaturgia di Caroline Baglioni non gioca per metafore, ma introduce l’argomento con deciso realismo: il dialogo tra il regista e l’attrice percorre precisamente le insidie del provino cinematografico, laddove il rapporto tra i due sessi cammina sul crinale tra lecito e illecito con il filtro della creazione stessa: sulla carta è perfettamente legittimo per un regista ricercare la figura più adatta alla vicenda che vuole raccontare, non soltanto indagandone gli aspetti esteriori – essenziali nel racconto per immagini del cinema – ma scavando nell’intimità dell’attrice, un voyerismo amplificato dalla presenza delle immagini in live streaming proiettate in primo piano rispetto all’azione sul palco per gran parte dello spettacolo. Ma qual è il confine da non oltrepassare? Un ribaltamento di posizioni interviene a deviare la traiettoria del racconto: l’attrice si ribella, denunciando l’abuso di potere del regista, ma comunque non lasciando la stanza. Quel film lo vuole fare. Il racconto evolve innestando il dubbio sul reale rapporto tra i due, salvo poi ritornare nei binari iniziali, mentre scorrono le didascalie di uno script: la vita stessa è come decidiamo di raccontarla. Il gioco interessante tra i diversi piani di realtà non arriva del tutto a sostenere una riflessione profonda sulla complessità di tali sottili dinamiche relazionali, per una sproporzione forse eccessiva tra la parte iniziale, descrittiva di dinamiche ben note, e il plot twist dello scambio di ruoli tra i due protagonisti. (Sabrina Fasanella)
Visto in prima nazionale a Primavera dei Teatri, Teatro Sybaris. Di Caroline Baglioni. Con Caroline Baglioni, Annibale Pavone. Regia Michelangelo Bellani. Luce e spazio Staropoli. Suono e musiche originali Francesco Federici. Scenografia Loris Giancola. Costumi Aurora Damanti. Assistente alla regia Barbara Pinchi. Cura del movimento Lucia Guarino. Produzione La Corte Ospitale