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SPEZZATA. RAPSODIA (PER INTERCESSIONE DEL SILENZIO) (di Fabio Pisano)

Questa recensione fa parte di Cordelia di giugno 24

La notizia della condanna a morte di Lisa Montgomery non lasciò indifferente l’opinione pubblica a metà gennaio del 2021. Montgomery era colpevole di aver ucciso una donna incinta e di averle estratto con un coltello il feto. C’è un terrore di vita e di morte, in questo fatto di cronaca che ne racchiude altri, impalpabili, che la sentenza esclude e, in questo caso, lascia al teatro. Il testo di Fabio Pisano è una «rapsodia» incarnata dall’attrice Mariangela Granelli e dalla cantante e compositrice Serena Ganci. All’interno di una struttura composta da diversi spunti vocali, ritmici, interpretativi, si inizia dal monologo di Lisa detenuta e vestita con gli abiti carcerari per poi passare ad un’alternanza di personaggi, sempre interpretati da Granelli: la madre di Lisa, il «padre regno», gli amici di lui, la vicina di casa e poi vittima Bobbie Jo Stinnett; sequenza che mantiene però un tema fisso, proprio come una rapsodia, e cioè la voce «spezzata» di Lisa. Tramite la prestanza attoriale di Granelli, il pubblico rivive con spietatezza gli abusi sessuali sofferti da Lisa, l’infanzia da incubo in un camper alla mercé di una madre e un patrigno sadici, fino ad arrivare al delitto, nato dal desiderio di Lisa per una gravidanza, un amore, una famiglia mai avuti. La regia di Livia Gionfrida sembra aggredire un testo già feroce caricandolo di elementi tangenziali –  come le parentesi cantate e musicali (poco organiche al racconto), e quelle relative a uno stereotipato immaginario americano (un copricapo indiano indossato da Ganci e una tuta, casco e mazza da baseball) – ma anche di una violenza irritante che degenera nel grottesco, confuso e offensivo: perché usare quel naso da clown? Si fatica non solo per la tematica in sé che rinnova il senso di smarrimento e dolore ma anche per il dover sopportare l’assenza di una sensibilità poetica e formale nell’affrontare un fatto, di vita innanzitutto, un’ingiusta condanna inflitta a un’esistenza già condannata dalla nascita. (Lucia Medri)

Visto in prima assoluta a Primavera dei Teatri, Teatro Vittoria: di Fabio Pisano, con Mariangela Granelli, regia di Livia Gionfrida, musiche di Serena Ganci, luci e spazio sonoro Alessandro Di Fraia, costumi di Daniela Salernitano, direttrice di produzione Hilenia De Falco, produzione Teatri Associati di Napoli, in coproduzione con Bottega degli Apocrifi Ente Teatro Cronaca. Foto di Angelo Maggio

Cordelia, giugno 2024

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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