banner Veleia Teatro Festival 24
banner NidPlatform 2024
banner Veleia Teatro Festival 24
banner Veleia Teatro Festival 24
banner NidPlatform 2024
HomeArticoliL'artigianato del teatro di figura

L’artigianato del teatro di figura

Il Festival Arrivano dal mare! di Ravenna, dedicato al teatro di figura e dei burattini, presenta una selezione italiana e internazionali di autentici piccoli gioielli. Recensioni

Foto Alvise Crovato

Ravenna. Un anno dopo. L’edizione scorsa del festival era stata quella dell’emergenza, l’alluvione aveva spazzato via con l’acqua alcuni luoghi dell’Emilia Romagna e anche un po’ dello spirito per fare il teatro, ma poi anche da quello è stato bello ripartire, per salvarsi un’altra volta. Se lo scorso anno era prevista un’estensione a maglia più larga di giorni e occasioni, l’edizione 49 di Arrivano dal Mare!, il Festival Internazionale dei Burattini e delle Figure diretto sempre dal Teatro del Drago, comprime invece il programma in meno giorni, ma il numero di appuntamenti resta alto e occupa giornate intere. E allora in pochi giorni già si può raccogliere qualche idea sulla direzione che il teatro di figura sta prendendo, in Italia e in relazione con certe proposte estere di grande rilievo. Emerge, ad osservare anche in superficie, un’intenzione precisa di ricorrere all’officina, alla sapienza tecnica che sia quella più artigianale dei manufatti o quella più tecnologica dell’audiovisivo, manifestando dunque un tema su cui occorre riflessione: per chi faccia o inizi a sperimentare il teatro di figura o di oggetti, spesso assimilato a un pubblico di nuove generazioni, non c’è opportunità di improvvisarsi ciò che non si è, contrariamente il teatro più da adulti, qualunque sia il target con cui ci si confronta, spesso esplicita un credito talvolta prematuro per esperienze di scarsa pratica e grossolana tecnica. Chissà se, stando a questa distinzione, si tratti di un progressivo distacco da una certa serietà nel gioco, come solo quando si è bambini si riesce a pretendere.

Officina Prometeo – Ph Elena Consoli

Non manca di essere esemplare, nel merito, Francesco Picciotti. Già al lavoro con Andrea Cosentino, Nano Egidio, Teatro delle Apparizioni, presenta oggi con la propria compagnia Divisoperzero questo Officina Prometeo, dedicato alla mitologia greca. La sua baracca sembra un’estensione del proprio corpo, come un bancone laboratorio in cui contemporaneamente costruire e agire i burattini e le loro vicende Picciotti ricerca nel mito gli elementi che, pur trasformati, stanno come semi antichi nelle storie odierne. E allora ecco che la nascita di Crono separa Cielo e Terra, lasciando spazio tra il Sopra e il Sotto perché Titani e Dei si sfidino, prima, poi diano vita agli esseri viventi; già, anche gli umani, tra questi. Fragili, perfettibili, apparentemente privi di protezione, eppure grazie a Prometeo che gli porterà il fuoco, cioè la civiltà, saranno loro a resistere contro ogni estinzione, restando fino a oggi che sul palco, di tutto questo, raccontano la storia. L’approccio di Picciotti è di carattere narrativo, dunque, ma questa struttura-officina e l’azione dei burattini – costruiti tutti con tecniche e materiali diversi, dal metallo al legno e vari tessuti – danno l’impressione che tra la creazione e l’azione non passi poi del tempo, che tutto sia materia lì in quel momento e quindi l’artigianato sia il principio primario di questo racconto, arricchito inoltre da una cura, inusuale nel teatro visivo, verso il sonoro, gestito attraverso una loop station che incamera e riproduce i suoni.

Prefaby – Plata Company

Magnifico e minuto è il teatro di Plata Company, che da Praga presenta Prefaby, spettacolo da tavolo che porta gli spettatori a interessarsi alle vicende di un condominio di cemento. Eppure, di fronte agli otto che hanno la fortuna di assistere e al performer Dominik Migač, non c’è che un semplice cubo, fatto proprio di cemento; ma presto il suono di passi trasporta su una strada, un dito sopra il tavolo produce un’ombra e lentamente ci si fida, lentamente un uomo oltre l’ombra inizia a percorrere la strada, fino a giungere al cubo, entrare nel portone, nell’ascensore, in casa: e allora sì, adesso è un condominio. La sequenza di movimenti crea dunque un terreno virtuale di accadimenti, il suono è ineccepibile guida di ogni azione: l’uomo porta il cane fuori, gira il quartiere (nel frattempo sono aumentate le strutture attorno), si ricorda qualcosa e d’improvviso torna a casa, ripete la strada affannato e impreca contro l’ascensore che non funziona, fa le scale e torna, nuovamente, dentro; è lì che le strutture di cemento rivelano un cuore più profondo: c’è un piano del condominio, dentro una di esse, tre appartamenti confinanti costruiti al millimetro, più piccoli delle miniature ma di una precisione chirurgica, ricchi di ogni arredo;

Prefaby – Plata Company – Ph Simone Nebbia

le porte, le sedie si muovono grazie a un meccanismo computerizzato e invisibile, le luci, in dialogo con il suono, si accendono e si spengono in una stanza o nell’altra, creando così un racconto grazie al continuo stimolo dell’immaginazione. La drammaturgia di Jakub Maksymov, ponendo lo sguardo sulla vita tra un appartamento e l’altro, porta l’attenzione sul retaggio post sovietico che i paesi dell’est, la cui urbanistica è ancora quella dei grandi stabili prefabbricati ad alveare, continuano a sentire, vivo, nel loro presente; come in Le vite degli altri, il film di Florian Henckel von Donnersmarck che scavava nei segreti che la polizia segreta Stasi cercava tra gli appartamenti privati della DDR, le pareti sottili degli interni non forniscono alcuna protezione, gli esseri umani continuano a ignorarsi e a vivere nel reciproco sospetto, il confine tra pubblico e privato si assottiglia fino a essere invisibile.

Etè 69 – Ph My-Linh Bui

Alain Moreau, della compagnia belga Tof Théâtre, è invece un maestro riconosciuto. Al festival, lo sanno tutti quelli che si approcciano al teatro d’oggetti. Eté 69, inserito nella coraggiosa sezione Comico/Erotico dedicata ad Alessandra Belledi recentemente scomparsa, è consigliato per un pubblico adulto, a causa delle scene esplicite di sesso così rare nel teatro di figura. Se già questo non fosse un motivo di interesse, l’impianto scenico di Moreau è stupefacente: una marionetta in forma umana, agita dallo stesso animatore, coordina e determina gli avvenimenti su di un plastico composto da un grande prato collinare e una strada che vi gira tutto attorno; l’anziano uomo, creato con un’espressione magnifica che sembra sempre quella giusta, capace di acume e smarrimento, furbizia e fastidio, secondo le occasioni, compone e proietta poi sullo schermo laterale le scene di una storia d’amore che lo vede anche protagonista, le sue mani creano ogni scena che un sistema di videocamere incrociate rimanda in visione, riproducendo un vero e proprio montaggio cinematografico. Così si articola la vicenda di questa coppia che in macchina cerca di raggiungere la campagna dove appartarsi, tra varie peripezie, per un picnic all’aria aperta, dove stendersi, mangiare, fare sesso e godere di sé stessi e del contatto con la natura; Moreau tratta questa storia con delicatezza e ironia, ma anche con tristezza, nostalgia, lasciando che anche le scene di sesso entrino nello schermo ma senza mai diventare sgradevoli esibizioni pornografiche, perché chiaro è il messaggio che l’erotismo sia parte della natura umana, che gli adulti sanno contestualizzare, chiaramente, ma che forse rispetto ai bambini – qualcuno ci capita, in realtà, seduto lì in platea – per paradosso conoscono un po’ meno.

Simone Nebbia

Festival Arrivano dal mare!, Ravenna – Maggio 2024

Foto Alvise Crovato

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Tim Crouch. L’immaginazione aumentata

Alla Biennale Teatro 2024 Tim Crouch porta Truth’s a Dog Must to Kennel, riflessione sulla relazione tra reale e virtuale, indagando il potere dell'immaginazione...