Il workshop è aperto a persone con diversi background e si rivolge in particolare a quei soggetti dotati di una spiccata attitudine all’esplorazione di nuovi format sperimentali, nuove poetiche ed estetiche.
Si richiede: attitudine all’ascolto, al confronto, alla disponibilità, all’incontro con gli altri. È indispensabile desiderare di lavorare con altre persone, essere disponibili al contatto fisico e all’esplorazione dei concetti di resistenza, concentrazione e sforzo.
Saranno l’oggetto della ricerca le pratiche performative create all’interno del progetto TURNING e in occasione dell’ultima produzione dell’artista intitolata DREAM. In TURNING il termine inglese viene tradotto e rappresentato in scena in maniera letterale, attraverso l’azione del corpo che ruota intorno al proprio asse e che si sviluppa in un viaggio psicofisico emozionale, in una danza di durata, nella stessa maniera in cui turning significa anche evolvere, cambiare. In DREAM i performer sono figure che lo spettatore è autorizzato a visitare come se si trovasse all’interno di un museo, una gipsoteca: sono un’opera in carne e ossa. Il loro stato emotivo potrebbe somigliare a quello di un corpo sonnambulo: la mente vaga tra memoria, futuro, immaginazione e sogno. I piedi sono piantati nel qui e ora e allo stesso tempo nell’altrove. Sono corpi dagli occhi perennemente spalancati, a tratti pieni di speranza, rivolti verso un apparente vuoto, attoniti dalla sovrabbondanza di significato, tesi verso un’implosione delle emozioni.