HomeCordelia - le RecensioniDE GASPERI: L'EUROPA BRUCIA (di A. Dematté, regia C. Rifici)

DE GASPERI: L’EUROPA BRUCIA (di A. Dematté, regia C. Rifici)

Questa recensione fa parte di Cordelia di marzo 24

Foto Tommaso Le Pera

Una tenda bianca, sistemata sull’angolo sinistro della scena, questa è un quadrato che restringe il largo spazio del palco del Vascello, come a chiudere i protagonisti della vicenda in una sorta di teca. Un luogo in cui far rivivere il passato, dove trovano posto un’asta sulla quale sventoleranno prima una bandiera nera, poi una rossa e infine una bianca, ovvero, ciò che rimaneva del fascismo, i temuti comunisti e la verginità ricostituita con l’avvento della Democrazia Cristiana. Con questa nuova produzione del Lac, l’istituzione teatrale ticinese, affonda la propria ricerca attorno al fare politica di De Gasperi dalle prime elezioni repubblicane ai grandi summit internazionali e gli inizi degli anni ’50. Attorno a questo filo storico si stringono inevitabilmente una serie di nodi che ancora oggi rappresentano la posizione dell’Italia nel mondo. Al centro dello spettacolo c’è la prestazione superlativa di Paolo Pierobon: nel corpo proteso in avanti, nei movimenti delle braccia e delle mani, nella voce, con quell’accento trentino che contribuisce a costruire l’immagine di un politico d’altri tempi, venuto dalla provincia lontana, nonostante gli studi e l’esperienza austriaca. Accanto allo statista e fondatore della DC la figlia, interpretata da Livia Rossi; solo altri tre personaggi entreranno in questa camera della memoria, Palmiro Togliatti (Emiliano Masala, puntuale, deciso ed elegante), un ambasciatore americano (mellifluo e all’altezza Giovanni Crippa) e un giovane simbolo della riqualificazione di Matera (Francesco Maruccia già in scena seduto al piano). Con loro  De Gasperi/Pierobon misura le relazioni del giovane partito democristiano e del Paese: la paura rossa (appassionante il dialogo in punta di retorica politica e filosofica con Togliatti) e il grande alleato atlantico che proprio vorrebbe l’estromissione dei comunisti. Questo lavoro brilla per attualità, per la regia raffinata e funzionale di Carmelo Rifici, per la recitazione ma anche per l’ordito drammaturgico di Angela Dematté (nonostante il rischio agiografico) in grado di manovrare una lingua sempre alta ma anche puramente teatrale. (Andrea Pocosgnich)

Visto al Teatro Vascello Crediti: di Angela Dematté regia Carmelo Rifici con Paolo Pierobon Giovanni Crippa Emiliano Masala Livia Rossi Francesco Maruccia scene Daniele Spanò costumi Margherita Baldoni luci Gianni Staropoli musiche Federica Furlani assistente alla drammaturgia Valentina Grignoli assistente alla regia Alice Sinigaglia direttore di scena Lorenzo Trucco capo elettricista Luna Mariotti fonico Federico Dorigati capo macchinista Elisa Bianchini sartoria Giusy Mangiacotti produzione
Teatro Stabile di Bolzano, LAC Lugano Arte e Cultura, La Fabbrica dell’Attore/Teatro Vascello, Centro Servizi Culturali Santa Chiara in collaborazione con Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, CTB – Centro Teatrale Bresciano

Cordelia, marzo 2024

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Nell’architettura di vetro di Williams/Latella

Lo zoo di vetro di Tennessee Williams diretto da Antonio Latella per la produzione greca di di Technichoros e Teatro d’arte Technis. Visto al teatro...