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ALDST – Al limite dello sputtanamento totale (di Viola Marietti)

Questa recensione fa parte di Cordelia di marzo 24

In un’intervista Viola Marietti definisce la protagonista del suo monologo una «wannabe Sarah Kane». Scivolando oltre la grandezza letteraria, si avverte, in questa aspirazione, un’amarezza sghemba, l’angoscia di una generazione (i venti-trentenni) alla quale sembra essere stata sottratta anche la grandezza tragica del dolore. C’entra un po’ pure David Foster Wallace quando diagnostica, negli anni ’90, la perversione della categoria interpretativa (ma anche esistenziale) dell’ironia, la sua tirannide. Se tutto può essere oggetto di (auto)ironia, se persino l’affondo dentro se stessi è “ridicolo” (e anche, diciamocelo, già visto), cosa resta? Tutto è uguale a tutto. E infatti la giovane, sola sul palco, confessa: «Guardo con la stessa attenzione Herzog e Walt Disney e credo a entrambi nello stesso modo». Poi evoca una galleria di personaggi, li interpreta con maestria, stilizzandone un tratto ciascuno: il coinquilino francese, che ha scelto la via della razionalità, lo psicanalista, le sorelle, il padre appassionato di storia e mezzo sordo, la madre, che invece il dramma se lo concede eccome. C’è anche un’altra generazione – quella della borghesia di sinistra, dei «presi bene con l’URSS, ma prima che sgamassero i gulag» – che ha consegnato, ai figli, solo i detriti del sogno sessantottino, il suo anacronismo, e un pianeta al collasso. Tutto questo è già dato di fatto, l’ironia ci seduce, certo, ma è un’arma spuntata (zero catarsi, zero denuncia) o, peggio ancora, partecipa al sistema che deride, segna la nostra rassegnazione, dunque la nostra implicazione. Eppure, nel frattempo, il disagio psichico giovanile registra numeri record e risale fino ai territori della pre-adolescenza. Di nuovo: cosa (ci) resta? Viola Marietti, secondo me, lo ha capito: prendersi in carico il proprio languore e il proprio tormento, dire benissimo quel che si ha da dire, con mestiere e con cuore, con il coraggio di non curarsi di tutti questi vicoli ciechi. E, alla fine, il candore. Di nuovo Foster Wallace: «La verità ti renderà libero. Ma solo quando avrà finito con te».(Ilaria Rossini)

Visto al Teatro Morlacchi, Crediti: con Viola Marietti; regia di Matteo Gatta e Viola Marietti; drammaturgia di Viola Marietti; dramaturg/supervisore artistico Gabriele Gerets Albanese; produzione Tristeza Ensemble, Mismaonda.

Cordelia, marzo 2024

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Ilaria Rossini
Ilaria Rossini
Ilaria Rossini ha studiato ‘Letteratura italiana e linguistica’ all’Università degli Studi di Perugia e conseguito il titolo di dottore di ricerca in ‘Comunicazione della letteratura e della tradizione culturale italiana nel mondo’ all’Università per Stranieri di Perugia, con una tesi dedicata alla ricezione di Boccaccio nel Rinascimento francese. È giornalista pubblicista e scrive sulle pagine del Messaggero, occupandosi soprattutto di teatro e di musica classica. Lavora come ufficio stampa e nell’organizzazione di eventi culturali, cura una rubrica di recensioni letterarie sul magazine Umbria Noise e suoi testi sono apparsi in pubblicazioni scientifiche e non. Dal gennaio 2017 scrive sulle pagine di Teatro e Critica.

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