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IL DIARIO DI IRENE BERNASCONI (a cura di e con Laura Nardi)

Questa recensione fa parte di Cordelia di febbraio 24

In tempi di autonomia differenziata e di dimensionamento scolastico, come la delibera approvata dalla giunta Rocca a livello regionale, di occupazioni e autogestioni punite, re-imparare alcune basi del metodo montessoriano è un esercizio di educazione alternativa e propositiva. Soprattutto se, come ne Il diario di Irene Bernasconi a cura di e con l’attrice e formatrice Laura Nardi, si rappresenta scenicamente un pensiero che – nonostante poi le sue attualizzazioni e critiche – sopravvive oggi proprio in virtù di quella relazione adulto-bambino paritaria, responsabilizzante e non paternalista. Bernasconi, dopo la formazione montessoriana presso la Società Umanitaria di Milano, fu chiamata nel 1915 dal Comitato delle Scuole dei contadini per l’Agro romano e le Paludi Pontine a dirigere a Palidoro la “Casa dei bambini secondo il Metodo Montessori”, a educare i figli dei «derelitti», dei guitti ciociari che durante l’inverno venivano nelle campagne romane a lavorare la terra, a vivere nelle capanne, per poi riandarsene prima dell’estate. Nardi, negli abiti di Irene, è in scena abbigliata proprio come un’educanda svizzera (Bernasconi viene infatti dal Canton Ticino) e con lei ci sono circa una quindicina di bambole di pezza rappresentanti i bambini. Non ci sono cattedre, né sedie, ma tappeti, dove riposare, tavoli, dove mangiare insieme e lenzuoli su cui disegnare mentre si ascoltano le musiche popolari. Di questo diario, a cura di Elio De Michele e aa. vv. – grazie a una drammaturgia pedagogica che si relaziona al pubblico insegnando alcuni passaggi politici del testo – emergono i temi del «farci bambini», dell’educare senza autorità «con fermezza ma anche affetto», dell’insegnamento che deve emanciparsi «dai programmi imposti perché la scuola non è un’idea astratta». E tra una parola in dialetto, un canto e un capriccio, il pubblico riscopre il bisogno di una scuola anche senza libri che si faccia luogo, dove i bambini vanno anche “solo” per essere educati alla pulizia, allo stare insieme, al rispetto reciproco. (Lucia Medri)

Visto al Teatro Biblioteca Quarticciolo : uno spettacolo di e con Laura Nardi, collaborazione artistica Simone Faucci e Amandio Pinheiro, consulenza storica e antropologica Elio Di Michele e Roberta Tucci, marionette Francesca Turrini, musiche tratte da Le voci dell’Anio di Ettore De Carolis, produzione Teatro Causa, Cranpi. Foto Manuela Giusto

Cordelia, febbraio 2024

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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