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IO & TU (regia di Gianluca Merolli)

Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 24

Crediamo nella poesia perché attraverso di essa riusciamo ad andare oltre il reale, oltre la materialità dei corpi e la loro precaria esistenza, fatta di fragilità e accidenti; la poesia ci connette ad altre dimensioni del tempo e dello spazio, possiede una tensione virtuale, ci spinge fuori dalle nostre immanenti convinzioni e pregiudizi. Quella di Walt Whitman, il poeta del barbarico e ribelle «yawp!», del mistero dell’io e del tu, dell’io e me stesso, un noi che ci comprende, è la poesia riascoltata l’altra sera, allo Spazio Diamante, per merito di Io&Tu diretto da Gianluca Merolli nell’adattamento del testo originale di Lauren Gounderson (I and You). Quei versi, nel gioco interpretativo di Aurora Spreafico (Caroline) e Derli Do Rosario Soares (Anthony) si rinnovano brillanti e ammantati di luce ma senza sacralità, possiedono invece un’aura “teen”, romantica, nella cameretta di Caroline tra glitter, Pringles e tartarughe luminose. La raccolta di Whitman, Foglie d’erba, è presa in mano, stropicciata, piegata, sfogliata per declamare i versi preferiti scoperti tra una risata, l’imbarazzo, le prime adolescenziali scoperte. La poesia è il linguaggio che mette in contatto Anthony, appassionato anche di basket, con Caroline, sua compagna di classe costretta a casa da sempre per una patologia genetica. La regia è sensibile a insistere, senza imbrigliare, sulle sfumature dei caratteri, a spingerli verso la spontaneità dell’essere più che del dire, il quale anche se sporcato da qualche increspatura convince per estroversione e genuinità. Le scene semplici e essenziali sono per questo agili nel restituire l’idea di una scatola scenica che si apre verso mondi sconosciuti. Quel luogo dell’attesa, in cui andare quando non ci si trova, in cui avere fiducia, è la metafora di questo incontro poetico, e salvifico, tra i due adolescenti, vite predestinate: finisce il tempo di vita terreno per uno e inizia quello dell’altra. (Lucia Medri)

Visto a Spazio Diamante: regia di Gianluca Merolli, con Aurora Spreafico e Derli Do Rosario Soares, con la voce di Paola Sambo, traduzione Andrea Paolotti e Chiara Loria, scene Paola Castrignanò, costumi Domitilla Giuliano, musiche Luca Longobardi, luci Pietro Sperduti, assistente alla regia Iulia Bonagura, foto Pino Le Pera, grafica Fabio Rea, produzione Viola Produzioni – Centro di Produzione Teatrale

Cordelia, gennaio 2024

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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