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Spaccatura al Teatro di Roma. Ecco cosa sta succedendo

De Fusco nominato direttore da un Cda che secondo il Presidente non è valido. Il Cda si spacca e il Presidente della Fondazione Siciliano parla di “colpo alla natura del teatro”.

Francesco Siciliano nella conferenza stampa della mattina del 20 gennaio. Foto redazione

Una conferenza stampa convocata nella notte, con i giornalisti avvisati tramite Whatsapp. Stamattina ci siamo trovati in Sala Squarzina al Teatro Argentina, con un’ora di ritardo rispetto alla convocazione delle 10, di fronte al presidente della Fondazione Teatro di Roma Francesco Siciliano e a Natalia di Iorio, consigliera di amministrazione in quota Comune di Roma. Siciliano ha convocato una conferenza stampa straordinaria per raccontare l’attuale situazione di stallo sulla nomina della nuova direzione della Fondazione.

Dopo qualche minuto capiamo che in un’altra stanza, forse dello stesso teatro, si sta tenendo una riunione del CdA per decidere sul nome di Luca De Fusco e la notizia di questa decisione arriverà dopo pranzo sul sito del Messaggero.

Ma come si è arrivati al nome del regista campano e perché Siciliano e Di Iorio non lo accettano? Il Presidente dopo i saluti e le scuse per il ritardo, ha spiegato di essere stato fino a quel momento proprio in trattativa, ha ringraziato le lavoratrici e i lavoratori del teatro e soprattutto ha ringraziato il Comune di Roma sottolineando come questi sia il socio finanziatore per due terzi del budget complessivo, 6 milioni e mezzo, (è di qualche giorno fa la notizia per cui l’assemblea capitolina ha approvato un ulteriore contributo di 1 milione di euro) e il proprietario dei teatri Argentina, India, Torlonia e Valle: «Come presidente non posso non rapportarmi a questi equilibri economici e finanziari». Come è noto dalle cronache giornalistiche di questi ultimi giorni, dopo la pubblicazione della call non vincolante, una commissione era arrivata a selezionare tre nomi tra le 42 nomine (Siciliano afferma la propria contentezza nel riconoscere l’alto numero di partecipanti, la volta precedente risposero in 19). E qui secondo il Presidente sono cominciati i primi problemi: la terna è composta unicamente da uomini, tutt’altro che giovani, ma la maggioranza del CdA, ovvero i consiglieri designati da regione e governo (il Vicepresidente Danilo Del Gaizo, Daniela Traldi e Marco Prosperini), ha spinto per continuare il procedimento senza tener conto dei rilievi del Presidente e della consigliera Di Iorio.

Inoltre Siciliano ha ribadito qualcosa che aveva già spiegato nelle primissime interviste rilasciate dopo la sua nomina, «Il Teatro di Roma ha bisogno di un manager non di un artista in questo momento», qualcuno che possa affrontare la complessità di un sistema cittadino che ha in carico diverse sale teatrali e che tra un anno dovrebbe poter gestire anche il Teatro Valle. A queste riflessioni fanno eco quelle di Di Iorio, la quale spiega proprio come le complessità attuali del teatro necessitino di una figura che lavori a tempo pieno e non di un grande regista che poi «avrebbe bisogno di una serie di consulenti al posto suo». Di Iorio ne fa un discorso di efficienza, spiegando come il teatro abbia bisogno di qualcuno in grado di relazionarsi con la città, i suoi artisti e che abbia la possibilità e le competenze per leggere il paesaggio teatrale anche fuori dalla Capitale così da poter scegliere progetti da produrre e ospitare. Ecco perché la scelta dei consiglieri di minoranza del CdA era caduta proprio sulla figura esperta (ETI, Mercadante, Maggio Fiorentino…) di Onofrio Cutaia.

Siciliano ha spiegato come durante la notte di ieri l’ennesima riunione del CdA non abbia portato a un risultato soddisfacente secondo le sue riflessioni (ovvero, traduciamo noi, Onofrio Cutaia ha perso l’appoggio del Ministero) e sfiniti dall’ora tarda ha rimandato a un’altra riunione.
Qui arriva il colpo di mano della maggioranza di destra. Ed ecco che mentre noi siamo qui ad ascoltare Siciliano (il quale bisogna ammettere risponde a tutte le domande e riflessioni senza problemi) si svolge un consiglio d’amministrazione che secondo il presidente non rispetta lo statuto della fondazione, dove si afferma che è prerogativa del presidente indire una riunione del CdA. In un successivo comunicato dell’Ufficio Stampa del Teatro di Roma il presidente affermerà: «La riunione del CdA che era prevista alle 11 è stata da me formalmente sconvocata ma vedo che i consiglieri espressi dalla Regione e dal Ministero intendono riunirsi ugualmente e procedere ad una nomina del nuovo direttore senza la presenza del presidente e di Natalia Di Iorio, membro del CdA nominato dal Comune. Ritengo che questa riunione sia invalida come recita lo statuto della Fondazione. Ma, anche al di là degli aspetti giuridici, credo che questo modo di procedere rappresenti un colpo proprio alla natura di questo Teatro, al suo valore culturale, al rapporto che lo lega innanzitutto alla città, al suo pubblico, a chi ogni giorno si impegna per mandare avanti il teatro». Sul Messaggero, che ha dato la notizia della nomina di De Fusco, si legge la posizione del vice presidente della fondazione, Danilo Del Gaizo: «Lo statuto in assenza del presidente prevede che sia il vicepresidente a presiedere i lavori del proseguimento del Consiglio». Arriva a stretto giro la risposta dell’Assessore Gotor: «Questa mattina è avvenuto un fatto molto grave che riguarda il Teatro di Roma. I consiglieri di amministrazione nominati dal Ministero della Cultura e dalla Regione Lazio hanno deciso di svolgere una riunione che ha come oggetto la nomina del nuovo direttore generale della Fondazione Teatro di Roma e hanno proceduto alla sua nomina senza che fossero presenti il presidente del Cda della Fondazione Francesco Siciliano e la consigliera designata dal Comune Natalia Di Iorio. Questo incontro è, nei fatti, abusivo perché non rispetta le prerogative del Presidente Siciliano che ieri sera aveva disposto di aggiornare la riunione del CdA già da lui convocato, come previsto dallo statuto. È evidente quindi che è in corso un tentativo di occupazione da parte della destra di una fondamentale realtà del sistema culturale romano e italiano che denunciamo e a cui ci opporremo con tutte le nostre forze».

Il problema è ormai nazionale, la partita non si gioca più sulle pagine locali, in gioco ci sono rapporti di forza all’interno della destra. Il ministro Sangiuliano appoggiava davvero il nome di Onofrio Cutaia in virtù del suo spostamento dal Maggio Fiorentino? A Firenze, come si sa, andrà infatti Carlo Fuortes. Insomma sembravano contenti tutti e invece no, perché forse Sangiuliano non aveva fatto i conti con chi davvero scalpita a destra: Federico Mollicone (Presidente commissione cultura) che in questo momento è il vero dominus della politica culturale e che da diversi anni ambisce a portare il teatro nazionale della capitale, e non solo, dalla propria parte; per il parlamentare di FdI il nome è quello di De Fusco. Lo schema fa parte di un progetto politico più ampio delle destre: il posizionamento in settori apicali della gestione culturale, come è accaduto con la nomina di La Russa figlio al Piccolo Teatro di Milano.

Bisognerà capire le prossime mosse: cosa farà il Comune di Roma per opporsi? Quale sarà la sorte del Teatro Valle? Il più antico teatro di Roma è di proprietà del Comune e ancora non entrato nella piena disponibilità della Fondazione. Di sicuro in questa “Succession” tutta ambientata in via dei Barbieri – d’altronde a qualche decina di metri da quei luoghi in cui la storia ci racconta di ribaltamenti del potere e congiure – ci rimette il buon senso, le lavoratrici e i lavoratori del teatro, le artiste e gli artisti, di fronte ai quali si profila uno stallo burocratico e legale oppure la nomina di un direttore inviso a gran parte della comunità artistica più attiva e innovativa, una scelta di retroguardia che non sembra essere risolutrice neanche dal punto di vista della governance gestionale.

Andrea Pocosgnich

Aggiornamento delle ore 17,54. Dall’ufficio stampa del Teatro di Roma arriva il comunicato del Cda di maggioranza. Riportando la data del 15 gennaio il documento intende affermare che la seduta di stamattina era una prosecuzione di quella convocazione e che dunque poteva tenersi anche in assenza del Presidente:

Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Teatro di Roma, nella seduta del 15 gennaio 2024, proseguita in data odierna e tenutasi alla presenza del Collegio dei Revisori dei Conti, ha deliberato, con il voto unanime dei Consiglieri presenti, la nomina di Luca De Fusco a Direttore generale della Fondazione per un quinquennio, ai sensi dell’art. 13 dello Statuto dell’Ente.

Con la nomina di De Fusco si apre una nuova stagione per il Teatro nazionale della Capitale, nel cui alveo i teatri Argentina, India, Torlonia e, dalla fine di quest’anno, il Valle, tornano finalmente alla gestione ordinaria dopo il lungo periodo di Commissariamento disposto dal Ministero della Cultura.

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Perché De Fusco al Teatro di Roma non è la scelta giusta

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

2 COMMENTS

  1. La mia domanda è: chi ha selezionato la terna? Perchè se davvero lo scopo della nomina era quella di designare un manager che ci faceva De Fusco nella terna?
    Poi trovo imbarazzante (anche se giuridicamente comprensibile) che non si discuta dei meriti/demeriti dei candidati.
    De Fusco è bravo? Si, no. Cutaia è bravo? Si, no.
    Ecco, credo che di questo si dovrebbe discutere.

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