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PREFERISCO IL RUMORE DEL MARE (Collettivo BALT)

Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 24

“Se ti fermi è peggio, perché senti il vuoto”. Eccola la questione, un mondo come quello attuale somiglia alla ruota di un criceto che però è consapevole della sfrenata insensatezza della corsa, quella sequenza ripetuta di gesti e geometrie viziose che sono il cuore del nostro più oscuro capitalismo. In questo nucleo di pensiero si situa Preferisco il rumore del mare, creazione firmata dal Collettivo BALT, formato da Francesco Altilio, Francesca Mignemi, Alessandro Balestrieri e Eleonora Paris, questi ultimi due sulla scena del Teatro Argot Studio per l’apertura della frequentata rassegna Green Days, dedicata a progetti under35 scelti dagli operatori under25 di Dominio Pubblico. Due personaggi, fronte al pubblico in un palco vuoto: lui è un giovane rampante impiegato che ha raggiunto la Londra delle aspettative, ma ignora gli effetti del capitalismo sui comportamenti umani, ciò che fa diventare una società civile una società commerciale in un battito di tastiera, in ogni caso subordinate a un potere – Dio o il denaro poco importa; lei è una giovane che, nella stessa città, ha perduto il lavoro, si strugge da un lato, ma dall’altro sembra recuperare via via un tempo che aveva perso, quello in cui riscoprirsi umani. Il loro incontro – scontro – mette in correlazione due condizioni opposte in un terreno intimamente comune. A questo dialogo di stampo narrativo e realista si incrocia un altro più astratto, in cui i due personaggi – vestiti di un pastrano verde con un cappuccio – ripetono una partitura di passi, seguono un tracciato segnato da regole ignote; possono stare solo ai margini, non guardare il centro e osservare solo i propri piedi in perenne movimento. È un lavoro intelligente e intenso questo di BALT, la cui leggerezza della forma è un valore aggiunto; Balestrieri si muove con sicurezza, Paris raggiunge una profondità ancora maggiore e dona un carattere tragico all’intera vicenda. In scena c’è una vita che riguarda tutti, che sembra andare dritta all’obiettivo ed è invece centrifuga, sfugge al confronto col vero fine della vita: la vita stessa. (Simone Nebbia)

Visto al Teatro Argot; Crediti: Ideazione: Francesco Altilio, Alessandro Balestrieri, Francesca Mignemi, Eleonora Paris | Musiche originali: Francesco Altilio | Con: Alessandro Balestrieri, Eleonora Paris Vincitore della Menzione Speciale Borsa Teatrale “Anna Pancirolli” 2022 Con il sostegno di Teatro della Caduta e Matutateatro | In collaborazione con CONCENTRICA

Cordelia, gennaio 2024

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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