Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 24
Due ore scarse di danza per cinque repliche (a teatro sempre pieno): è tutto quanto previsto dall’intera stagione «di Lirica e Balletto» (sic!) del Teatro La Fenice di Venezia. È troppo poco. In attesa di tempi con più doveri, ho quindi visto Malandain Ballet Biarritz con Les Saisons. Una intera serata del coreografo Thierry Malandain, ma a doppio titolo: Nocturnes (del 2014), su musica di Frédéric Chopin e Les saisons (nuova produzione del 2023), sulle quattro stagioni di Vivaldi integrate da quelle meno note del coevo Giovan Antonio Guido. I brani di Chopin sono restituiti (live da Thomas Valverde) secondo una prassi esecutiva molto lirica e aproblematica. I 20 interpreti agiscono e scorrono tutto il tempo in linea, appena dietro il proscenio ma davanti al pianoforte sul palco, secondo un incedere quasi sempre uguale, da destra a sinistra, in una vera apoteosi del tempo cronologico. Vi è un intenso duo maschile e un bellissimo assolo femminile ma la linea di movimento orizzontale non si interrompe mai, anche in momenti più accesi, o con gestualità più trattenute. Il movimento, nelle intenzioni del coreografo, ha un effetto d’altorilievo vagamente medioevaleggiante. Tutto è molto terreno, e la virtù sembra essere qui la costanza. Questa apoteosi della continuità, dell’irreversibile, della impossibilità del ritorno fa un po’ effetto catena di montaggio: non ci sono idee sceniche (né scenotecniche), solo abbracci sporadici ed esibiti come suggerire a sottotesto i conflitti del cuore. E vi è un sentore di malinconia, però compiaciuta e in fondo inefficace: in termini coreografici tutto è coerente e riuscito nelle intenzioni, che sono anche pochissime. Les Saisons purtroppo ha risentito della serata infelicissima (quella del 12 gennaio) del violinista e direttore d’orchestra, Stefan Plewniak, da dimenticare. In scena, la scansione stagionale alterna differenti stati d’animo, e i gruppi sono davvero molto ben disegnati. Dall’esile drammaturgia soprattutto emerge, potente, Hugo Layer: sempre nel posto giusto, nel momento giusto, a fare la cosa più giusta. Insieme a Claire Lonchampt, étonnante. (Stefano Tomassini)
Visto al Teatro La Fenice di Venezia; Crediti Malandain Ballet Biarritz, Nocturnes e Les saisons, coreografie di Thierry Malandain, Orchestra del Teatro La Fenice, pianoforte Thomas Valverde, direttore e violino Stefan Plewniak.