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Roberta Nicolai: «il teatro, spazio del futuro, sovversivo e antagonista»

Una conversazione con Roberta Nicolai direttrice artistica di Teatri di Vetro. Il festival, arrivato alla 17° edizione è in programmazione tra Ostia e Roma da domenica 10 fino al 22 dicembre, dal Teatro del Lido al Teatro India per osservare e indagare i processi di creazione delle arti sceniche contemporanee.

Cie MF_CA IRA © Antonio Martella

Mi piace pensare che la stagione teatrale sia segnata da momenti di consuetudine, che non siano però monotoni e abitudinari ma che si reinventino di volta in volta, specie se accadono nella città a cui sei legata e, nel corso degli anni, li hai visti cambiare. E loro hanno visto cambiare te. Teatri di Vetro è uno di questi. In attesa di incontrarci durante gli spettacoli, chiamo la direttrice artistica Roberta Nicolai: è legittimamente indaffarata, la 17a edizione è iniziata domenica, le cose da fare sono tante e, prima che il telefono squillasse, mi dice, si stava asciugando i capelli pronta per uscire e andare in teatro.

Daria Greco, Crango Crangon + @Margherita Masé

Teatri di Vetro è iniziato il 10 dicembre e fino al 13 sarà al Teatro del Lido di Ostia, per poi proseguire al Teatro India. Come sta andando e quali sono i tuoi pensieri di questi giorni?

L’apertura di domenica è stata davvero un regalo, è stato come avere la percezione che il lungo lavoro fatto in questi sei anni per portare TdV nel territorio di Ostia fosse esploso nel suo aspetto più inclusivo e collettivo. Abbiamo iniziato al mare con la pratica performativa di Daria Greco, e il pubblico è rimasto incantato da Crangon Crangon +, ho anche partecipato in prima persona per poi “tirarmi fuori” nuovamente per goderne dall’esterno. Abbiamo proseguito con l’apertura del lavoro di Michael e Erica (FALLEN ANGELS_derive di Michael Incarbone / Erica Bravini) e poi Bartolini/Baronio (La voce umana. Traccia 1 ndr) con i ragazzi e ragazze del Liceo Anco Marzio di Ostia. Una coincidenza bizzarra questa: abbiamo aperto la 17esima edizione di Teatri di Vetro con un lavoro che vedeva in scena una quindicina di diciassettenni che ci hanno convocato nei loro mondi chiedendoci responsabilità. In questa giornata inaugurale sono stati presentati progetti artistici molto raffinati nei loro elementi scenici, compositivi e anche corporei che hanno permesso però, nonostante la loro esattezza, di lasciare spazio alla comunità per abitarli, come è accaduto in teatro, che era strapieno. È stato davvero commovente.

Dehors Audela Aptica @Salvatore Insana

Tuttavia nell’editoriale che apre la rassegna scrivi “un teatro addormentato e in pericolo, non cercare di capire. Senti”. Questo il tuo invito per il pubblico che prenderà parte a questa nuova edizione di Teatri di Vetro. Allora cosa sta dormendo e cos’è in pericolo?

Nei miei editoriali, mi capita spesso di rubare qualcosa dai miei ricordi, o letture oppure visioni. Quest’anno ho rubato dal film Tenet di Christopher Nolan perché, al di là del film in sé, mi ha colpito questo inizio: una situazione da guerra mondiale, in un teatro, il National Theatre di Kiev, ma un teatro addormentato, narcotizzato, in cui è difficile percepire il pericolo. Non è una citazione straordinaria ma è importante per me ribadirla: tutto corre un pericolo se non ce ne prendiamo cura. La ricerca, l’ambito in cui si rischia di più, è esposta a molti pericoli in un mondo vocato al consumo immediato. Il teatro tutto, dunque, è minacciato costantemente di perdere la sua funzione di spazio per la comunità. Nel nostro piccolo, da anni, cerchiamo di lavorare su ambienti e non su larga scala convocando attorno a oggetti scenici, anche complessi, lo sguardo e la presenza della cittadinanza, delle scuole e università, artisti e operatori e operatrici. Quell’invito a “non cercare di capire” ma abbandonarsi al sentire è anche un invito alla liberazione, all’apertura e alla possibilità di confronto che esuli dal controllo. Non voglio che il teatro diventi roccaforte polverosa o luogo di mode; il teatro è lo spazio del futuro, sovversivo e antagonista.

Chiara Frigo Matrioska @Margherita Masè

Cosa ti aspetti dalla relazione con gli artisti e rispetto a cosa vuoi invece farti sorprendere?

Sono una persona molto analitica, la mia formazione mi ha strutturato e insegnato a seguire un determinato approccio in sala, così come nell’organizzazione che spero però venga sabotato e sorpreso. Per questo, sopratutto ultimamente, mi capita spesso di rivolgermi una sorta di “autoinvito” ad abbracciare una sapienza che sia più antica della logica, per cui l’esercizio della comprensione segue sempre il sentire, come dicevo prima. Questo invito è rivolto a me, innanzitutto, e agli artisti e alle artiste ma anche al pubblico, è un invito alla copresenza di soggetti che sentono insieme in un tempo preciso, reale.

Bartolini / Baronio La voce umana. Traccia 1 @Margherita Masé

Quindi qual è il tuo pubblico ideale? E come è cambiato nel corso degli anni e rispetto ai luoghi (Roma, Ostia, Tuscania, Genova anche)?

Il mio pubblico ideale è quello che non si accontenta, e torna dopo la prima volta, che semmai è stata determinata da una casualità all’inizio e poi è diventata una scelta. Oggi il pubblico è più imprevedibile e quindi più interessante. Tutti i luoghi di TdV sono stati luoghi di cura che hanno generato una relazione qualitativa, di presenza esigente e non solo quantitativa, fatta di numeri funzionali allo sbigliettamento. Penso a Genova, agli inviti di Teatro Akropolis che negli anni mi hanno permesso di portare una parte della sezione Oscillazioni nel loro festival; ma anche a Tuscania, e ai seminari che durante Trasmissioni hanno coinvolto gruppi di studenti e studentesse. Preferisco pensare di rivolgermi a un pubblico che venga a teatro perché si sente convocato, e che cerchi in quello che vede non conferma ma tradimento rispetto a ciò che lo circonda.

Menoventi Entertainment @ilariascarpa71

A tal proposito, ci sono vari nuclei tematici che emergono dalla programmazione. Al di là del pensiero curatoriale che li sottende quali vorresti emergessero anche nella fruizione?

Non mi interessa il tema quanto la sua articolazione. Quest’anno il tema sotteso e trasversale è secondo me quello dell’autobiografia. Un tema piuttosto generalizzato devo dire che però non è stato commissionato: sono gli artisti e le artiste che hanno sentito l’esigenza di riflettere sulla loro vita e poi di farci riflettere sulla nostra. Vorrei che questa programmazione aiutasse a riflettere sui modi, quindi, in cui le vite si tengono insieme, in maniera non autoreferenziale e individualistica.

Facciamo un passo indietro, che precede Teatri di Vetro ma che ne è legato coerentemente. Qual è l’innesto tra la rassegna di dicembre e Trasmissioni, e in che direzione sta andando questo momento “pre festival”?

Trasmissioni sta diventando sempre più una zona di allenamento in vista di Teatri di Vetro. Ciò che viene affrontato intensivamente a Tuscania nel mese di settembre viene elaborato nei due mesi e mezzo successivi e poi approda a TdV. Tutto ciò di cui abbiamo discusso finora viene gettato in questa prima fase immersiva, in cui, tramite una modalità propedeutica, si strutturano nuclei di pensiero che poi ci orienteranno in seguito. Definirei Trasmissioni come un bussola, sì. E poi Teatri di Vetro come un giudizio, universale (ride).

Fabio Marson Con grande sprezzo del ridicolo @Margherita Masé

C’è stato anche un altro “episodio” precedente al festival ma che lo riguarda e sarà infatti ripreso nei prossimi giorni. Sto parlando di CANTIERE NdN Network drammaturgia Nuova, di cosa si tratta?

Facciamo parte di questo network da alcuni anni, è un progetto molto articolato che prevede un bando per la selezione di cinque tra giovani drammaturghi e drammaturghe che al termine di una residenza presenteranno i loro testi. Tra questi ne sarà selezionato e prodotto uno solo e, tramite bando, sarà messo in scena da una compagnia. I primi di novembre, a Fortezza Est, è stato presentato il testo vincitore (Con grande sprezzo del ridicolo di Fabio Marson realizzato da Compagnia Asini Bardasci ndr) e il giorno successivo, insieme all’autore, si è potuto assistere alla decostruzione dello spettacolo stesso per comprendere in che modo è stato strutturato e ragionare insieme sulle linee di composizione. Un’operazione di “smontaggio live” che ha fatto emergere questioni nevralgiche, vive e di conflitto, anche, tra pubblico e compagnia. “Fili” che saranno poi ripresi durante questi giorni di TdV (Cantiere drammaturgia lunedì 18 dicembre ore 16 al Teatro India ndr) per dare risalto a delle questioni urgenti da focalizzare che possano essere utili per chiunque voglia cimentarsi nella scrittura scenica.

Daria Greco Crangon Crangon + @Margherita Masé

A proposito di questioni urgenti, sembra quasi impossibile, dopo aver discusso attorno ad argomenti come, fra i molti affrontati, quelli relativi alla cittadinanza attiva non chiederti cosa pensi del futuro del teatro della nostra città. Cosa auspichi per la nuova direzione del Teatro di Roma?

Credo che queste istanze di cui abbiamo parlato possano avere un’azione ancora più ampia, come quella che spetta a un Teatro Nazionale. Mi auguro che la nuova direzione voglia porsi realmente in contatto con la dimensione comunitaria della nostra città, che senta la responsabilità di rendere i teatri che gestisce dei luoghi non addormentati, come dicevo all’inizio, ma parte integrante del mondo, aperti alla comunità, centri vitali che possano fungere da volano per rivitalizzare poi la città stessa. Più che un’opinione la mia, è davvero una speranza, per il presente e per il futuro.

Lucia Medri

Per informazioni sul programma: https://teatridivetro.it/programma-2023/

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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