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CHI RESTA (di Matilde Vigna, Anna Zanetti)

Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 23

Foto Luca Del Pia

C’è un’aura delicata, un calore familiare in questo nuovo spettacolo ideato e diretto da Matilde Vigna e Anna Zanetti. Ci sono un figlia, la stessa Vigna, che non riesce a rialzarsi – emotivamente e dunque fisicamente – e una madre che se ne sta lì in piedi, con il suo tailleur azzurro e la borsetta sempre presente. Ci vuole qualche minuto per comprendere che la donna è morta e quella che vediamo dunque è una sorta di fantasma o una proiezione mentale incarnata nella straordinaria presenza scenica di Daniela Piperno. Nel buon teatro il realismo è sempre magico, ecco allora che in questo cerchio bianco il tempo diventa rarefatto ed è più un tempo dei sentimenti che una costante. Dopo un lutto ci sono questioni della vita da risolvere, funerali e bollette da pagare, discorsi da pensare o da improvvisare davanti a familiari e conoscenti. Il padre era già morto e dunque quella madre era stata tutto e forse talvolta anche amica, perdendola la protagonista di questo piccolo spaccato di vita può permettersi per qualche tempo di tornare bambina, con quell’incapacità di alzarsi dal letto che qui diventa postura rannicchiata, fetale, nonostante il completo giallo canarino da adulti. «Quando si smette di essere figli? È una questione di tempo? O forse è una questione di distanza, di prospettiva».  Eccoci, quarantenni con partita iva alle prese con un lutto mai preparato, con i sensi di colpa che si incarnano nell’immagine di una madre pronta a spronarci, a controllarci e ad ammonirci anche da morta. Matilde è tutta il suo lavoro e ora sarà ancora più sola, ma si rialzerà. Al funerale se ne andrà via prima e dovrà poi sentirsi dire (da un fantasma o dalla propria coscienza) quanto quella scelta sia stata inopportuna. C’è anche il tempo per un litigio tra le due donne prima che la giovane riesca a lasciare andare la madre, prima che, in una scena poetica e commovente, da un baule esca fuori un costume da astronauta; la luna non può attendere. (Andrea Pocosgnich)

Visto al Teatro delle Moline. Ideazione e regia Matilde Vigna, Anna Zanetti con Daniela Piperno, Matilde Vigna video Federico Meneghini progetto sonoro Alessio Foglia musiche originali spallarossa luci Umberto Camponeschi dramaturg Greta Cappelletti consulenza, scene e costumi Lucia Menegazzo consulenza scientifica dott. Matteo Nobili scene costruite nel Laboratorio di Scenotecnica di ERT
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini costruttore Sergio Puzzo scenografa decoratrice Benedetta Monetti direttore tecnico Massimo Gianaroli capo elettricista Sergio Taddei fonica Manuela Alabastro sarta Elena Dal Pozzo produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale in collaborazione con La Corte Ospitale con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”

Cordelia, dicembre 2023

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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