Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 23
Nel nuovo lavoro di Win Vandekeybus per Ultima Vez, Infamous Offspring, visto al Comunale di Ferrara in prima mondiale, sembra di assistere a un Calasso visualizzato o, per restare ai repertorî rinascimentali, un Cartari incorporato e ancóra presente, un reenactment dell’Iconologia del Ripa, se non proprio degli dèi minori del compendio di Boccaccio finalmente restituiti alla vita della loro performance. Il testo, attualizzante ma mai banale, è di Fiona Benson. La mitologia in scena è quella greca, i mezzi sono però assai tecnologici. Ai nove performer si aggiungono due schermi che proiettano i litigi fra Era, dea della fedeltà (l’attrice Lucy Black), e Zeus marito libertino, sessualmente incontinente (l’attore Daniel Copland), al quale soprattutto si deve tale infame progenie. Un altro schermo, questo bianco e nero, proietta gli interventi di Tiresia, interpretato muto (non cieco secondo mitologia) da uno straordinario, imperdibile Israel Galvàn. La trouvaille vale tutte le due ore di spettacolo: visibile solo dal busto, come la Winnie di Les beaux jours, tiene in mano due scarpe i cui tacchi sferrati sugli oggetti circostanti dettano il suono e il tempo del futuro. Tra gli infami che invece si dibattono sulla scena c’è Ares (che combina guai da quando ancóra non camminava), Efesto (lo storpio storto e contorto, qui nel corpo della incredibile contorsionista e pittrice Iona Kewney che produce anche continui disegni in cerca disperata di amore), Venere (che da sempre è considerata una bambola a grandezza naturale), Apollo (bello e nero come l’Arthur Mitchell di Balanchine), Callisto (stuprata da Zeus nelle sembianze della figlia), e Dioniso (un po’ baraccone perché duplice e senza misura), fra altri ancóra. Le passioni vili, le basse gelosie, le feroci avidità, nei movimenti aggressivi e animaleschi degli instancabili e pure ironici performer, sono già proprio quelle di tutti noi, impossibile non ritrovarsi. Un perentorio monito che ricorda da vicino il famoso brano dei The Smiths, Barbarism Begins at Home. (Stefano Tomassini)
Visto in prima mondiale al Teatro Comunale di Ferrara | regia e coreografia Wim Vandekeybus, creato con ed eseguito da Iona Kewney, Maria Zhi Tortosa Soriano, Lotta Sandborgh, Cola Ho Lok Yee, Samuel Planas, Rakesh Sukesh, Paola Taddeo, Adrian Thömmes, Hakim Abdou Mlanao, testo Fiona Benson, musica Warren Ellis/Dirty Three, ILA, assistente artistico e drammaturgia Margherita Scalise, costumi Isabelle Lhoas, scenografia Wim Vandekeybus, realizzazione arredi e consulenza Schröder, Pepijn Mesure and KVS, ingegnere del suono e operatore video live Schröder, disegno luci Wim Vandekeybus e Benjamin Verbrugge.
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