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W. PROVA DI RESISTENZA (di Beatrice Baruffini)

Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 23

Quest’anno è giunto alla sua ottava edizione il festival palermitano Teatro Bastardo. Secondo gli intenti delle curatrici Flora Pitrolo e Giulia D’Oro, la manifestazione ha posto l’accento su una questione assolutamente contestuale: il rapporto tra corpo individuale e corpo collettivo, analizzato alla luce della nozione brechtiana di gestus quale punto di relazione visibile tra arte, storia e realtà sociale. Un nodo nevralgico, al quale tornare contro il ripiegamento sull’individuale spesso espresso da forme artistiche autoreferenziali, troppo comodamente distanti da una presa di posizione politica. W (Prova di Resistenza), di e con Beatrice Baruffini, già premio Scenario nel 2013, è una storia di resistenze e Resistenza costruita in scena – letteralmente costruita. La “prova” cui allude il titolo è il metodo usato per testare la solidità dei mattoni forati, sottoponendone i lati a un carico di peso sempre maggiore: W è il racconto di una comunità fatta proprio di mattoni resistenti. Sul palco i laterizi formano dapprima un tappeto compatto; attraverso movimenti precisi, sviluppati in una connessione quasi dialogica con gli oggetti, Baruffini restituisce loro un volto, un nome, addirittura una caratterizzazione. Sono uomini e donne comuni, poveri impasti di terra e polvere; sono anche blocchi neri, verticali come totem nel costituire una squadraccia. Le loro vicende scorrono senza cedimenti in una narrazione precisa, accurata: la voce di Baruffini taglia gli episodi come una lama, senza mai scadere in un’asettica ricostruzione cronachistica. In sprazzi di malinconica poesia, l’osservatore è posto davanti alla rievocazione di quel tempo straordinario in cui storia e Storia coincidono in un solo punto. Parola e gesto della performer animano i mattoni, umanizzandoli sino a renderli veri e propri soggetti di scena – ricordiamo le esperienze di Baruffini con Gyula Molnar. Sui laterizi l’interprete riesce a estendere il dinamismo plastico del proprio agire e crea situazioni addirittura filmiche, in qualche misterioso, miracoloso modo legate a un immaginario neoralista. La resistenza alle squadracce guidate a Parma da Italo Balbo è un’architettura fatta del contributo di “donne e uomini tutti d’un pezzo”: ma sono tante e tanti, e il numero è potenza. (Tiziana Bonsignore)

Visto alla Chiesa di San Mattia ai Crociferi, Festival Teatro Bastardo 2023. Crediti: di e con Beatrice Baruffini tecnico Riccardo Reina disegno luci Emiliano Curà montaggio audio/suono Dario Andreoli. Foto di Stefania Mazzara

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