C.Re.S.Co. ha partecipato alla consultazione indetta dal Ministero della Cultura con una serie di proposte relative ai decreti attuativi per il Codice dello Spettacolo, ovvero la legge n175 del 17 luglio 2017 e le modifiche attuate con la legge 106 del 13 luglio 2022, che ha come obiettivo il riordino delle disposizioni di legge in materia di spettacolo dal vivo. Centrale il capitolo dedicato alla revisione del welfare per le lavoratrici e i lavoratri dello spettacolo dal vivo.
C.Re.S.Co. – Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea – ha partecipato ieri, 11 ottobre 2023, alla consultazione indetta dal Sottosegretario Gianmarco Mazzi sul tema del Codice dello Spettacolo, alla presenza del Direttore Generale Spettacolo dal vivo Antonio Parente, di diversi membri dell’ufficio legislativo e del dottor Ghionna.
Queste le proposte di C.Re.S.Co. per i decreti attuativi (Legge del 17 luglio 2017, n.175; Legge del 13 luglio, n.106/2022) da realizzare a breve termine:
● La definizione di funzioni chiare che lo Stato assegna a ciascun settore/soggetto del Sistema, finalizzateall’assegnazione del contributo FNSV, specificando le responsabilità di ciascuno, così che siano facilmente monitorabili nel tempo e diano luogo a controlli semplici ed efficaci.
● Una riforma strutturale del welfare, che regolamenti il settore e riconosca la dignità di questo mestiere, tracciando nuove tutele e diversi parametri;
● Semplificazione amministrativa delle procedure legate al lavoro, agli oneri fiscali, previdenziali nonché rivolta a un riassetto delle forme giuridiche delle imprese di spettacolo dal vivo.Riforma strutturale e obiettivi a lungo termine:
● L’aumento delle risorse destinate al settore affinché quelle stesse risorse siano in grado di rispondere a interventi e strategie di lungo periodo. Nonostante negli ultimi anni si sia assistito a un progressivo e graduale aumento dell’ex FUS, il confronto con i maggiori Paesi europei resta ancora svantaggioso per l’Italia.
● Azioni volte al ricambio generazionale, non solo nell’ottica di bandi dedicati a soggetti under 35 ma immaginando interventi mirati al consolidamento delle giovani realtà in un’ottica di scambio e collaborazione intergenerazionale;
● Un nuovo patto tra teatro e scuola, che veda un lavoro di concerto di tutti coloro che si occupano della crescita culturale delle nuove generazioni, per superare il rischio di un impoverimento relazionale e di un isolamento dei bambini e degli adolescenti di oggi;
● Un piano immediato che contribuisca al riequilibrio territoriale in un Paese che oggi più che mai ha visto la crisi sanitaria prima, le guerre e l’emergenza climatica ed energetica poi, far spazio a una gravissima crisi socio-economica che si sta abbattendo soprattutto sui territori periferici e sulle aree più fragili;
● L’applicazione di nuove politiche ispirate a principi di inclusività e solidarietà, come previsto dall’Agenda 2030, affinché il periodo di transizione ecologica e digitale diventi occasione per rafforzare il settore delle arti performative, rendendolo più resiliente e sostenibile, e al contempo senza lasciare indietro nessuno;
● Adozione di tutti gli strumenti in grado riequilibrare le disuguaglianze sociali tra i Paesi (underrepresented countries) ed i territori (urban/rural areas), tra i generi (gender gap) e l’età (generation gap), tra i soggetti normodotati e quelli diversamente abili. (SDG 4, 5, 8, 10, 11, 13, 16)FUNZIONI E COMPETENZE STATO – REGIONI
Già la L.175/2017 (art. 2 comma 3), fra i principi e i criteri direttivi della delega, fa riferimento alla “armonizzazione degli interventi dello Stato con quelli degli enti pubblici territoriali anche attraverso lo strumento dell’accordo di programma”. Ci pare dunque evidente che l’attenzione di tutto il sistema dello spettacolo debba concentrarsi sull’esercizio della delega al Governo per il riordino della materia dello spettacolo e specificatamente su quale assetto si debba dare al rapporto fra Stato e Regioni.
È auspicabile che fra i principi del futuro Codice dello Spettacolo rientri una più articolata definizione dell’Accordo di Programma Stato/Regione, in grado di valorizzare le differenze territoriali e, al contempo, di armonizzare gli interventi delle Istituzioni attraverso una cabina di regia nazionale (ad esempio pensando alle tempistiche di pubblicazione degli Avvisi Pubblici e dell’investimento economico).
E’ fondamentale che tutti, artisti e operatori, diventino parte attiva e diligente nel confronto Stato/Regioni anche attraverso l’istituzione di tavoli tecnici di lavoro. Un esempio virtuoso in tal senso può essere rappresentato dal percorso di sperimentazione e cooperazione interistituzionale, reso possibile dall’Accordo di Programma Interregionale che regola il sistema delle residenze artistiche. C.Re.S.Co. continua a credere che il dialogo tra Regioni, MiC, titolari di residenza e artisti possa rappresentare un modello virtuoso, che potrebbe e dovrebbe essere mutuato anche in altri ambiti, per favorire sempre più un vero riequilibrio territoriale.RIFORMA DEL WELFARE
Il percorso avviato dal Governo con la legge delega per la definizione del Codice dello Spettacolo ha messo al centro il tema del lavoro aprendo uno scenario molto importante, vale a dire la presa di coscienza della specificità delle forme e delle modalità di lavoro nel settore. Non solo la precarietà e la discontinuità, dunque, ma il tema della specificità che è necessario si traduca nella scrittura di uno statuto speciale del lavoratore dello spettacolo, che tenga conto dei seguenti punti:
• il sostegno di discontinuità, nella considerazione che i tempi di non lavoro attivo coincidono con i tempi della formazione e dell’aggiornamento professionale. Il costo della discontinuità non deve ricadere sulle imprese, già gravate da un alto costo del lavoro, ma deve avvenire attraverso una rimodulazione delle aliquote, oppure istituendo un fondo di solidarietà finanziato da un’aliquota speciale a valere sui redditi più alti;
• la specificità delle forme e delle modalità è necessario che si traduca in nuove forme contrattuali che sappiano coniugare tutela e diritti con la flessibilità e la semplificazione, soprattutto per le PMI del settore,
dove spesso lavoratori e impresa coincidono;
• alleggerimento del costo del lavoro, spostando alcuni costi sulla fiscalità generale, soprattutto per incentivare l’assunzione di giovani e di lavoratori nelle zone periferiche e con maggiori difficoltà;
• semplificazione delle procedure di comunicazione verso i lavoratori, addirittura inasprite con gli ultimi provvedimenti in materia.SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA E FISCALE
In Italia l’intervento pubblico (regolamentazione e politiche attive di spesa finanziate attraverso la fiscalità generale) si è andato ampliando negli ultimi decenni, ma gli effetti di tale accresciuto impegno, pur tenendo conto di importanti eccezioni, è stato in gran parte quello di ingessare e rendere poco dinamico il settore per effetto di un eccesso di regole, burocrazia (spesso inutile in termini di controllo di regolarità) e tassazione.
Per uscire da questa ingessatura bisognerà lavorare insieme per fermare questa “accumulazione” di norme e vincoli, di categorie ed etichette, e cominciare a “sottrarre” dettagli normativi e di procedura. Per migliorare il sistema bisogna renderlo più libero, vale a dire concedere maggiore autonomia e insieme assegnare maggiori responsabilità agli organismi di spettacolo, nel rispetto delle loro specificità.Suggeriamo pertanto i seguenti punti:
• Riduzione delle aliquote IVA al 4% per gli spettacoli, al 10% per le attività annesse;
• Agevolazioni per i cittadini finalizzate all’aumento dei consumi culturali.
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