Questa recensione fa parte di Cordelia, maggio 2023
Il male di vivere lo puoi tenere a bada per il tempo di uno spettacolo, poi ritorna. Questa la sintesi di una delle ultime battute che hanno chiuso le repliche a Fortezza Est, con le quali il Nano Egidio ha salutato i propri spettatori. Un trio di artisti, Marco Ceccotti, Simona Oppedisano e Francesco Picciotti che dodici di anni fa inventò un progetto di teatro comico con il nome e l’immagine di un nano da giardino. Ne fecero una vera e propria serie ambientata nel “regno della fantasia”. Questo spettacolo, nel 2017, suggellava la lunga epopea, ma per le repliche di addio il Nano non poteva non sconfessare se stesso: gli spettatori si sono trovati di fronte a una drammaturgia aggiornata e nel grande tritacarne comico hanno trovato posto frecciatine ai cliché e distorsioni del linguaggio inclusivo, ma anche allusioni alle nuove maggioranze politiche, brani di vecchi episodi e poi una storia in cui Batman è una sorta di tenente Colombo in preda alla depressione. Dovrà, come il genere insegna, salvare il mondo da un politico cattivissimo, ma in realtà il tentativo è quello di salvarsi dal dolore, dalla sofferenza quotidiana, da quel male di vivere in cui precipitano tutte le nostre fragilità e che riconosciamo negli occhi di Batman, sotto la maschera. Il Nano Egidio non ha avuto l’opportunità di confrontarsi con possibilità produttive non indipendenti o con i circuiti più importanti, è un peccato che dimostra per l’ennesima volta la difficile relazione della cultura e del sistema teatrale con la comicità, quando questa non è normalizzata all’interno del dispositivo drammatico borghese. Una spettatrice alla mia destra ride fino alle lacrime: quanto mancava questa catarsi! E proprio ora, in questa epoca di tristezze e dolori globali che ci fanno sentire piccolissimi e senza scopo sentiamo il bisogno di una risata fragorosa, di artisti in grado di far apparire lo sberleffo dal nulla, da ciò che sembra stupido ma che qui invece acquisisce per la radicalità esponenziale, per il talento e il mestiere altissimi di questi tre clown la capacità di diventare un fatto teatrale poetico. (Andrea Pocosgnich)
Visto al Teatro Fortezza Est, Crediti: da un’idea di Marco Ceccotti con Marco Ceccotti, Simona Oppedisano e Francesco Picciotti. Regia Nano Egidio Luci | Camila Chiozza Foto di Scena | Elena Consoli Realizzato grazie al sostegno e alla residenza di Teatro Studio Uno
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