Questa recensione fa parte di Cordelia, marzo 2023
Nel mettere sulla scena un epos antico e intricato come il gotico e il fantastico e per vincere la tentazione di uno spettacolo a “effetti speciali”, il teatro ha a disposizione l’ “horror esistenziale”, in cui i demoni dell’umano manifestano in scena una veduta dell’insopportabilità del vivere.
In Nottuari, diretto e scritto da Fabio Condemi e ispirato alle opere di Thomas Ligotti, il lavoro di Fabio Cherstich (ben sorretto dal paesaggio sonoro di Paolo Spaccamonti e Andrea Gianessi) fornisce un impianto visivo rigoroso e suggestivo all’idea del regista, in un complesso esperimento che tenta di tenere insieme ferrea disciplina estetica e perturbante manipolazione intellettuale.
Una bianca struttura geometrica nasconde un corridoio e da essa, avanzando in proscenio, dei moduli a “kabinet” portano in primo piano i quadri dell’azione. La drammaturgia giustappone due racconti (La Medusa, dalla raccolta Nottuario, e Comunicazione prematura, da Teatro Grottesco) legati da un meta-ragionamento sul rapporto morboso tra bellezza e orrore e sulla necessità di quest’ultimo come specchio immaginifico che protegge (o condanna) l’essere umano nel suo guardare alla morte e all’inconcepibile caducità della vita.
Nel saggio Di notte, al buio Ligotti dichiara: «[…] il racconto del mistero custodisce nel proprio nucleo una sorta di abisso dal quale il misterioso emerge, ma nel quale il misterioso non si può inseguire per analizzarlo o risolverlo». L’efficace presenza degli interpreti, l’indubbia carica visiva e certe felici intuizioni drammaturgiche tendono a perdersi, a volte, in un’argomentazione che in una sintassi estetica distribuisce la semantica del discorso senza mai davvero concedere il brivido della libera associazione o dello spericolato smarrimento. Va però detto che, se il repertorio di altre grandi voci della letteratura fantastica (come Lovecraft o Poe) è composto da saggi critici che definiscono la prospettiva sul genere e da narrazioni che la realizzano, in Ligotti sembra più che i primi intervengano a giustificare le seconde, in un’operazione autoptica non sempre vincente e spesso fatalmente autoindulgente. (Sergio Lo Gatto)
Visto al Teatro India, Roma. Crediti: ispirato alle opere di Thomas Ligotti; regia e drammaturgia Fabio Condemi; scene, drammaturgia dell’immagine Fabio Cherstich; musiche originali Paolo Spaccamonti; sound designer Andrea Gianessi; con Carolina Ellero, Julien Lambert, Francesco Pennacchia; e con la piccola Ludovica Marsilii