Questa recensione fa parte di Cordelia, gennaio 2023
Agnello di Dio è la prima drammaturgia dello scrittore Daniele Mencarelli, già premio Strega Giovani. Il motore del testo è l’attenzione verso il malessere delle nuove generazioni, mista ad una sorta di confessione di impotenza: un’autoaccusa generazionale che si serve dello sguardo giovanile, ma non riesce a dargli voce. Samuele (Alessandro Bandini) è un diciassettenne di buona famiglia schiacciato dalle aspettative del suo contesto sociale. Iscritto alla prestigiosa scuola cattolica che frequentò anche suo padre e dove il suo futuro sembra già scritto, usa un compito in classe per confessare il proprio disagio. Suo padre Marco (Fausto Cabra, molto efficace nei panni del borghese in carriera benpensante e affettato) e la preside Suor Lucia (Viola Graziosi, austera e compassata) cercano di comprenderne le ragioni. Tutto lo spettacolo, ambientato nel grande ufficio della preside, è l’asfissiante proposta di aiuto di chi non sa ascoltare, troppo impegnato a proteggere la propria maschera sociale. Pur incalzato dalle domande dei due adulti, Samuele non riesce mai davvero ad avere la loro attenzione: si ribella, ma poi ritratta le proprie confessioni, ripete più volte che forse hanno ragione loro. Il focus della narrazione si sbilancia sempre più verso gli adulti, per poi chiudersi con un definitivo spostamento su di loro, come dimostra sul finale la rivelazione sul passato della preside. Se questa drastica virata conferma la direzione dell’accusa – non sono i giovani ad essere degenerati, la colpa è degli adulti – al contempo non fa che rubare ancora una volta la scena al ragazzo, alla verità del suo malessere. La regia di Piero Maccarinelli lavora a rendere dinamica una drammaturgia di per sé statica, che non riesce a celare la stretta parentela con il romanzo. Sono le ripetute apparizioni di Suor Cristiana (Ola Cavagna) a rompere e rinnovare il ritmo. L’anziana suora è anche l’unica capace di offrire, in un semplice biscotto, conforto, vicinanza ed empatia a Samuele. (Sabrina Fasanella)