Recensione. Muta Imago con Ashes indaga la polvere della memoria. Marco Cavalcoli, Monica Piseddu, Ivan Graziano, Arianna Pozzoli sul palco di Short Theatre 2022.
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Ho un’informazione importante da diffondere: il teatro, dato unilateralmente per morto, o almeno non proprio così in forma, è vivo! E si può fare ancora! Ne danno prova gli attori e gli ideatori che hanno messo in scena – sì, si usa ancora dire – un semplice ma profondo, intenso spettacolo. E non avevano costumi di originale fattura e fantasie espressive chiassose, soltanto abiti civili che abbiamo l’ardire di credere siano gli stessi, o molto simili, indossati dagli attori per arrivare in camerino; non entravano in scena a bordo di navette spaziali o squalibalena narcotizzati, ma stavano fermi di fronte a un microfono che costituiva in quel momento il mezzo di trasporto della voce, l’ambivalente essenza di ciò che amplifica il corpo e, in questo caso, anche l’ambiente circostante; nemmeno si sono sbracciati in danze tribali, riti propiziatori, animalesche rappresentazioni mitografiche, ma stavano fermi, lasciando che fosse unicamente l’evocazione sonora delle parole a creare un immaginario, dipingere il paesaggio e, in esso, la storia. Forse, però, occorre che anch’io faccia il giornalista come un tempo e dica, in fondo a una presentazione già eloquente, il nome il luogo e l’occasione, di questo Ashes portato da Muta Imago – Claudia Sorace e Riccardo Fazi, tra i pochi artisti in grado davvero di sperimentare linguaggi e forme e allo stesso tempo di comporre anche secondo un sistema tradizionale – al Mattatoio di Roma per l’edizione XVI di Short Theatre.
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La prospettiva è frontale, il panorama che si apre agli occhi dello spettatore è immobile, orizzontale lungo la larghezza del palco; lì risiedono quattro aste con un microfono, alle cui spalle muove per voce e corpo un attore: in ordine di disposizione, Marco Cavalcoli, Monica Piseddu, Ivan Graziano, Arianna Pozzoli. C’è dunque, tra chi compie l’atto e chi vi assiste, una specularità annunciata che si identifica per la staticità dei corpi e, per converso, si evolve a un livello sensibile più alto, riverberando nell’evocazione immaginifica data dal suono. Da tale evocazione scaturisce una drammaturgia polisemica, legata per pause e asprezze dai suoni esterni e dalla musica dal vivo di Lorenzo Tomio; stralci di discorsi, parole urlate o sussurrate, dette a qualcuno o a sé stessi, si mescolano a comporre una narrazione viva, pulsante che si irradia per lo spazio attorno e alla quale contribuiscono dall’alto le luci deboli e lunari di Maria Elena Fusacchia, capaci di definire un manto sottile attorno alla scena.
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Ashes. Le ceneri sono quel che resta di tante storie confluite in una, scarsamente visibili dietro la nube polverosa del tempo che va avanti e indietro e perde i riferimenti che legano la causa alla conseguenza, l’evento alla cronologia; dialoghi spezzati, frammenti di parole raccolte chissà quando e dove, accentuano la vaghezza ondivaga della narrazione ma, contrariamente a quanto si possa immaginare, non generano confusione e piuttosto concorrono all’amalgama del racconto, l’impasto sentimentale di cui si compone. La definizione dello squarcio di umanità offerto dalla sapiente cura di Riccardo Fazi – la cui caratura letteraria è nel tempo sempre più emergente – affonda nella memoria, per evidenziarne non la vastità ma la risorsa minuta che ha il particolare, inserito all’interno di una continuità che è, dunque, l’esistenza, sia essa individuale o in relazione; luogo del salto temporale che la definisce, privo di riferimenti cronologici, è la casa, o meglio forse il concetto dell’abitare come presa d’atto della inattendibilità del tempo. Quante volte osservando un luogo che ci è caro ci accorgiamo di non riconoscere più i particolari, diluiti all’interno di una visione polverosa? La cenere copre il ricordo, il tempo procede senza riferimenti e gli effetti si mescolano, prendono possesso della memoria come noi, in un giorno preciso da sempre fino a sempre, di una casa che diciamo, per errore, la nostra.
Simone Nebbia
Mattatoio, Roma. Short Theatre – Settembre 2022
ASHES
drammaturgia e regia Riccardo Fazi
con Marco Cavalcoli, Ivan Graziano, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli
musiche originali eseguite dal vivo Lorenzo Tomio
occhio esterno Claudia Sorace
luci Maria Elena Fusacchia
amministrazione, organizzazione e produzione Grazia Sgueglia, Silvia Parlani, Valentina Bertolino
produzione esecutiva Index Muta Imago
con il supporto di Mibact
Ashes è presentato a Short Theatre 2022 con il sostegno di Fondazione Alta Mane Italia