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I contributi per lo streaming: “Innovare tutto per non cambiare niente”

Il ministero della cultura ha pubblicato gli esiti delle assegnazioni per i contributi per per l’ammodernamento tecnologico delle sale teatrali dedicato alle attività di streaming. Il comunicato di Cresco.

L’11 marzo 2022 sono stati pubblicati gli esiti delle assegnazioni dei contributi di cui al D.M. 18 ottobre 2021. Il Mic ha previsto 20.000.000 di euro (ne spenderanno 7 secondo queste assegnazioni), da ripartire “tra i soggetti beneficiari in proporzione all’importo delle spese sostenute dal 1° gennaio 2021 al 30 aprile 2022 per l’ammodernamento tecnologico delle sale teatrali, attraverso l’acquisto e la messa in opera di apparecchiature necessarie alla ripresa e trasmissione degliì spettacoli in streaming”, così il D.D.G. n. 62-2022 – Assegnazione DM 363/2021. Di seguito il comunicato di CReSCo coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea che commenta le assegnazioni.

qui la pagina con i documenti (allegati beneficiari ed esclusi)

Il comunicato di CReSCo: “Innovare tutto per non cambiare niente”

Con il Decreto del Direttore generale n.62 del 10 marzo 2022, sono state pubblicate le assegnazioni relative al D.M. 363 del 18 ottobre 2021, per il sostegno della diffusione delle attività teatrali in streaming. La lettura delle assegnazioni apre diversi interrogativi, non ultimo quello sulle tempistiche: la certezza del contributo arriva infatti in una fase che ci si augura possa essere di ripresa delle attività dal vivo, nonostante le difficoltà che permangono a causa della pandemia.
Gli esiti non sconcertano e non sorprendono, purtroppo.

Delle 21 realtà ammesse a contributo 12 sono romane: il 57% delle strutture che, entro aprile 2022, potranno dotarsi di strumenti adeguati per la diffusione delle attività in streaming si trova infatti nella città di Roma, che assorbe il 55% delle risorse stanziate (3.917.200 euro, su 7.089.200 euro complessivi).

E per chi legge una novità nel dato che le restanti strutture finanziate, ancora una volta capoluoghi o città metropolitane, siano equamente ripartite tra Nord e Sud (4 a Nord e 5 a Sud), dovrà ricredersi, considerando che lo stanziamento destinato al Mezzogiorno è pari a 805.000 euro (11%), contro i 2.367.000 (33%) complessivi destinati al Nord.
Il riequilibrio territoriale nel nostro Paese è dunque lontano da venire, lo sviluppo dei territori periferici è rimandato alla prossima occasione e le scelte politiche non risultano né adeguate né concrete rispetto alla risoluzione dei problemi del sistema. E se la risposta plausibile è che il quadro delle assegnazioni rispetta il quadro delle aree di provenienza delle domande ricevute, C.Re.S.Co. chiede che questo dato sia un segnale d’allarme a cui porre rimedio.

Inoltre, sin dalla pubblicazione dell’Avviso, C.Re.S.Co aveva espresso forte perplessità sulla scelta di individuare la platea dei beneficiari tra i soggetti che si occupano esclusivamente di programmazione, non prestando adeguata attenzione alle moltissime realtà che operano in maniera ibrida tra produzione e programmazione, soprattutto nei contesti distanti dai principali centri. Quegli stessi soggetti, attraverso le risorse destinate alle attività in streaming, avrebbero potuto dare continuità al lavoro svolto durante la pandemia.
È infine straniante che, in un momento di difficoltà per lo spettacolo dal vivo che perdura ormai da tempo, circa 13 milioni di euro, pari al 65% delle risorse destinate dall’Avviso in questione, restino inutilizzati perché in eccesso rispetto alle assegnazioni.
Auspichiamo quindi che le risorse in esubero siano impiegate per la messa in sicurezza dell’intero comparto. Risorse inutilizzate che rischiano di aumentare, considerando che le assegnazioni sono state rese note il 10 marzo, con un’ammissibilità delle spese per l’acquisto e la messa in opera di apparecchiature necessarie alla ripresa e trasmissione degli spettacoli in streaming che terminerà il 30 aprile 2022, con rendicontazione prevista il 10 giugno.

C.Re.S.Co richiama la politica a un’assunzione di responsabilità nei confronti dell’intero comparto alla luce dei dati emersi e delle considerazioni che ne derivano: non è più tempo di procrastinare le azioni necessarie al riequilibrio territoriale del Paese, né è possibile accettare che ingenti risorse restino utilizzate.

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