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Bob Wilson. Tra le ombre della giungla

Recensione. Bob Wilson compie un viaggio dentro il Jungle Book di Kipling, con la collaborazione del duo folk CocoRosie. Al Teatro della Pergola di Firenze.

Foto Lucie Jansh

Il teatro è quel luogo in cui i desideri si fanno realtà concreta, visibili – per meglio dire vivibili – per un debito di immaginazione. In teatro, dunque, ciò che ci ha mosso da bambini riesplode di nuovo e si libera della coltre adulta, ritorna a essere primaria la fantasia, si riprende il filo interrotto quando le regole, le sovrastrutture, non costituivano un limite per dirsi questo o quel personaggio, per vivere questa o quella avventura. E quante volte dobbiamo averlo desiderato, Il libro della giungla scoperto tra le pagine di Rudyard Kipling, che vide la luce per la prima volta nel 1894 e che poi è apparso davanti agli occhi di ogni ragazzo affamato di buone storie; con questo spirito Bob Wilson ha portato in Italia il suo Jungle Book, realizzato insieme al duo folk CocoRosie (alla loro quarta collaborazione) per il Théâtre de la Ville di Parigi. Lo spettacolo, presentato in anteprima mondiale al Grand Théâtre du Luxembourg il 26 aprile 2019, è apparso sul palco del Teatro della Pergola di Firenze, che ne firma la coproduzione in virtù di un progetto di partnership tra teatri europei, in coincidenza dei mesi di presidenza francese dell’Unione Europea.

Foto Lucie Jansh

C’è un sipario a centro palco, rivela via via i protagonisti che attraversano il velo per cantare (in inglese le canzoni delle CocoRosie, mentre in francese sono i dialoghi; con sopratitoli italiani) la propria presenza nella storia, animati dalla musica suonata dall’orchestra nella buca; in tal modo il pubblico conoscerà la tigre reale del Bengala Shere Khan, l’orso Baloo, il leopardo indiano nero Bagheera e molti altri, ognuno di loro affermerà il proprio ruolo attraverso le peculiari caratteristiche che permettono una facile assimilazione del mondo animale, in una vicenda che sarà in relazione al mondo umano, retto da altre leggi, da altre usanze. Il punto di congiunzione, da sempre, è il giovane fanciullo Mowgli, cucciolo d’uomo che viene allevato da un branco di lupi e che si troverà ad affrontare prove sempre più difficili; Mowgli costituisce l’elemento dirimente che mette alla prova la legge della giungla, per cui gli uomini non sono che nemici e portatori di pericoli, ma allo stesso tempo dovrà sperimentare la brutalità istintiva di quella legge e accettare la propria natura di uomo.

Foto Lucie Jansh

Subito, nel canto dei performer che raggiungono la scena, è chiaro come questo sarà uno spettacolo totale, vissuto come una festa collettiva all’insegna del gioco, in cui nessuno avrà da risparmiare alcuna energia e tutto concorre a un maestoso disegno scenico. Ne sono un segno evidente i dialoghi cromatici tra i colori accesi, da un lato, che accrescono la sensazione di euforica unione animalesca, e l’effetto delle ombre dall’altro, che invece rivela la sensazione del pericolo sempre imminente, là dove convivono secondo uno schema ancestrale prede e predatori. Anche la scenografia cartonata, che manipola visivamente elementi attorno a moduli fissi, è disposta sul fondale per creare contesto attraverso il rapporto tra ombra e luce, così che i performer possano più agilmente articolare il proprio cantato seguendo note ora vivaci ora malinconiche, secondo l’evoluzione della vicenda.

Bob Wilson, artista che in virtù della propria vocazione sperimentale ha spesso mostrato una decisa attitudine alla commistione di agenti artistici, rivela una volta ancora come la sua provenienza dall’architettura lo renda abile nel governare la relazione tra spazio e performance.

Foto Lucie Jansh

Tuttavia, se si toglie il velo apparente del canto gioioso, della temperatura ferina che anima i dialoghi e le danze, si raccoglie in profondità una domanda duplice che accompagna il mondo contemporaneo: cosa fa l’uomo con gli animali e cosa fanno gli animali con l’uomo? Il “popolo libero” della giungla, schiavizzato dal popolo “eletto” degli uomini, rivendica il primato essenziale ma non solo, dimostra già nelle pagine di Kipling la bontà di una struttura sociale animata da ben altri stimoli rispetto alla società umana. Scriverne nei giorni di una guerra incombente, nei giorni dei massacri fratricidi, provoca una nitida nostalgia per ciò che l’uomo non è, ancora, capace di essere.

Simone Nebbia

Teatro della Pergola, Firenze – Febbraio 2022

JUNGLE BOOK
con Heza Botto, William Edimo/ Gaël Sall, Naïs El Fassi, Yuming Hey, Laetitia Lalle Bi Benie, Jo Moss, Olga Mouak, Nancy Nkusi, François Pain- Douzenel
e i musicisti Vincent Leterme, Asya Sorshneva, Tez, Douglas Wieselman
costumi Jacques Reynaud
regia Bob Wilson co-regia Charles Chemin
collaborazione alla scenografia AnnickLavallée-Benny
collaborazione al disegno luci Marcello Lumaca
collaborazione alla creazione dei costumi Pascale Paume
sound designer Nick Sagar
make-up design Manu Halligan
direzione musicale Douglas Wieselman
produzione Théâtre de la Ville (Paris – FR)
in coproduzione con Les Théâtres de la Ville
de Luxembourg (Luxembourg – LU), Les Nuits de Fourvière – Festival international de la Métropole de Lyon (Lyon – FR), Düsseldorfer Schauspielhaus (Düsseldorf – DE), Manchester International Festival (Manchester – UK), Teatro della Pergola (Firenze – IT), deSingel (Antwerp – BE), Festspielhaus St. Pölten (St. Pölten – AT)
in collaborazione con EdM Productions

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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