Stagione Paradise – Spazio kor. #sponsor

“Paradise” è la stagione teatrale realizzata da Spazio Kor in collaborazione con Città di Asti, Fondazione Piemonte dal Vivo, Teatro degli Acerbi, e Mon Circo, e con il sostegno di Regione Piemonte, Fondazione CRT, SCENA UNITA, Fondazione Cesvi La Musica che Gira, Music Innovation Hub e con maggiore sostenitore la Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “ART~WAVES. Per la creatività, dall’idea alla scena” che guarda al consolidamento dell’identità creativa dei territori attraverso il sostegno alla programmazione nel campo delle performing arts e alla produzione creativa contemporanea, unendo ricerca, produzione, offerta e distribuzione in una logica di ecosistema per rafforzare le vocazioni artistiche del territorio.

 

La stagione 2021/2022 “Paradise” inaugurerà la prima direzione artistica di Chiara Bersani e Giulia Traversi, che da un anno stanno lavorando con Spazio Kor per creare un cartellone con artisti nazionali e internazionali con i quali sperimentare un lavoro di adattamento artistico delle loro performance per rendere il teatro maggiormente accessibile a un pubblico con disabilità. Tutta la stagione Paradise infatti sarà focalizzata sul concetto di cura, sia verso gli spettatori, che gli artisti.

Le direttrici artistiche e lo Spazio Kor ritengono fondamentale, particolarmente in questo momento storico, che la cultura possa essere strumento per creare benessere nelle persone, e che attraverso la partecipazione agli eventi organizzati si possa tornare a costruire una relazione con l’altro, dopo un anno che ha creato allontanamento, disuguaglianza e isolamento.

 

Spiegano Chiara Bersani e Giulia Traversi: “Ogni parola, lo sappiamo, è ora sepolta sotto strati di terra. Davanti al nostro complesso vocabolario italiano ora siamo spaesate: i nomi sono diventati fossili, gli aggettivi antichi utensili misteriosi. È cambiato tutto in questo anno ma il linguaggio, lo sappiamo, ha bisogno di intere ere per modificarsi. E quindi?

Abbiamo scelto di ripartire e ridefinire quelle parole che ancora ci sono care: accessibilità, inclusione, collettività, orizzonte, relazione, ascolto, micro-universi…

Non sappiamo niente sul futuro se non che vogliamo che siano loro le basi delle nostre nuove strutture.

E poi c’è la parola potere: parola magica, gigantesca, spaventosa e rivoluzionaria. Parole che noi amiamo profondamente quando si fa verbo servile illuminando le azioni che desideriamo compiere: poter fare, poter sperimentare, poter provare, poter amare, poter essere, poter mutare, poter fallire… Essere potenti perché piene di vita!

Paradise è un posto altro, dove mettere in atto buone pratiche di cura. Di noi, delle altre persone, dello spazio pubblico, della natura.

Abbiamo scelto di essere in due per svincolarci dalla visione unica. Una visione doppia rende il pensiero critico più costruttivo, mantiene il fuoco sempre acceso e si propone come buona pratica per allenare uno sguardo collettivo accogliendo le potenzialità di armonie e disarmonie.

Abbiamo chiamato per questa prima stagione artisti partendo dalle loro pratiche e non da opere specifiche. Abbiamo immaginato questa riapertura nel momento in cui i corpi erano silenziati e noi non volevamo fingere che così non fosse. Non volevamo illudendoci di poter comprendere un’opera di carne e materia dalla bidimensionalità dei video. Abbiamo chiamato artisti di cui, al di là di generi e linguaggi, sentiamo potente anche nella distanza l’ardore.

Anche nella distanza ci è capitato di incontrare le parole o le pratiche, di sentirne l’ardore, e che a nostro avviso potevano essere con noi nella creazione di questo luogo altro.

Lo spazio sonoro dell’ascolto, la drammaturgia dei corpi, le parole poetiche saranno le radici di questo primo anno insieme”.

Le sperimentazioni con i protagonisti del cartellone saranno seguite dal collettivo Al Di Qua – Alternative Disability Quality Artists, un gruppo di artisti e lavoratori dello spettacolo con disabilità nato durante la pandemia globale del 2020, quando ha iniziato a confrontarsi e porsi domande, concedendo alle risposte il tempo della maturazione, a stare nel disaccordo, a scoprirsi molteplici e complessi. Gli artisti lavoreranno con le compagnie ospiti della stagione per rendere le performance e gli spettacoli accessibili a tutti. Al. Di. Qua. è all’avanguardia nella difesa dell’autonomia e dei diritti degli artisti disabili in Italia, nonché nel trasformare il modo in cui le persone disabili sono inquadrate nei media mainstream e nell’immaginario pubblico. Riunendo le voci di artisti disabili affermati ed emergenti provenienti da tutta Italia, il gruppo ha lanciato il suo manifesto al Santarcangelo Festival all’inizio di quest’anno, un festival di arti dello spettacolo con una prospettiva eco-trans-femminista.

Importanti novità della stagione sono la sezione degli artisti e artiste associati, che presenteranno ogni anno un progetto nella stagione di Spazio Kor per il triennio che sta cominciando. Gli artisti associati, scelti dalla co-direzione artistica, sono Enrico Malatesta, Attila Faravelli, Eva geatti e Viola lo Moro.

Viola Lo Moro si occuperà di creare una bibliografia ragionata intorno agli spettacoli e tre incontri letterari in collaborazione con la Fondazione Biblioteca Astense Giorgio Faletti.

“Con una mia specifica competenza di matrice letteraria vorrei proporre alcuni incontri/dialoghi che coagulino alcuni dei significati attorno alla scena. Per il pubblico del teatro, ma anche per le/gli abitanti del paese tutto. Degli squarci obliqui che attraversano la stagione cercando di far esplodere delle scintille attraverso dialoghi tra discipline e studi ed esperienze diverse.”

Dal 30 novembre al 4 Dicembre 2021 dalle ore 18 alle 21 Spazio Kor ospiterà “Sound Space Body”, workshop musicale con Enrico Malatesta e Attila Faravelli.

Il workshop esplora le relazioni tra suono, corpo e spazio. Le sessioni di lavoro intendono offrire ai partecipanti una serie di strumenti sia pratici che teorici per ridefinire opposti quali azione – percezione (performer attivo – ascoltatore passivo), composizione – improvvisazione, segnale sonoro puro- effetto, musica intenzionale – rumore casuale, strumento musicale/sonoro – corpo del suonatore, movimento-stasi.

Nella parte teorica del workshop verranno presentati in modo informale e funzionale alcuni spunti di riflessione provenienti da ambiti di ricerca molto diversi come i Sound Studies, l’antropologia, la filosofia neo-materialista, l’etnografia musicale, la paleo-acustica, la psicologia ecologica e la musica sperimentale; da tali approcci emerge una sostanziale continuità tra uomo, animale e i materiali presenti nell’ambiente; il suono, in questo senso, indica un percorso eticamente e creativamente rilevante, se considerato in maniera più ampia rispetto alle prospettive riduttive proposte sia dalla musicologia che dalla critica d’arte.

La parte pratica del workshop avrà luogo negli ambienti di Spazio KOR e nel territorio di Asti; le esperienze pratiche proposte consisteranno sia in azioni sonore site-specific che in sessioni di registrazione ambientali (field recordings); le azioni sonore verranno sviluppate in tempo reale, in funzione delle caratteristiche in divenire del contesto. Ai partecipanti verrà proposto l’uso di alcuni semplici dispositivi sonori; tali oggetti non sono intesi per produrre suono di per sé (come avviene con un comune strumento musicale) quanto per esplicitare la risposta specifica dei materiali con cui vengono in contatto e di cui gli oggetti stessi sono fatti. Lo scopo delle azioni proposte è produrre suono negoziando l’atto di ascoltare con un contesto fluido; in questo senso, ai partecipanti viene proposto di ascoltare sé stessi nell’atto di produrre suono, in uno spazio-tempo specifico, sviluppando un’attenzione e una cura delle capacità aurali di corpo e spazio.

Le sessioni di field recording si confrontano con il contesto sonoro nella sua forma più grezza e immediata, presentandolo come un insieme di fenomeni apparentemente slegati e non-intenzionali ed invitando l’ascoltatore a realizzare una propria struttura attentiva.

Non sono richieste competenze musicali per partecipare.

Dal 13-18 dicembre 2021 dalle 18 alle 21 spazio al workshop “Trap e Romanzo Russo – Sulla scrittura, la musica e il raccontare”, per adolescenti tra i 14-20 anni, a cura di Eva Geatti e Alice Diacono, che spiegano:Usiamo Memorie dal Sottosuolo come terreno comune di creazione e scambio con i ragazzi perché la narrazione di Dostoevskij è un’introspezione profonda in cui ognuno può in parte rispecchiare la propria vita, dove personaggio-narratore con disarmante onestà elenca domande semplici e filosofiche sullo stare nel mondo. Diffida l’autore della sola ricerca della gioia e della felicità, propone di guardare tutto di noi, anche le parti oscure e vergognose, per non trovarci spaventati o insoddisfatti di qualcosa che ci appartiene.

Forse, dopo questa pandemia, l’argomento può sembrare troppo duro, ma siamo certe che invece fiorirà di altro. L’intenzione è quella di mescolare dei trapper e giovani produttori musicali locali, con dei giovani lettori e cercare di tradurre il romanzo Memorie dal Sottosuolo in un’opera trap, avvicinare la parola al senso corporeo dell’esperienza. Il laboratorio vorrebbe permettere ai ragazzi di arrivare a una scrittura personale utilizzando le forme musicali che sono più vicine a loro. La trap ed il rap quindi faranno da pretesto per liberare le parole del romanzo.

Cerchiamo in questa settimana un coinvolgimento che puntella tutto l’arco della giornata (può consistere anche solo in un’azione o una descrizione o una parola scritta), una sorta di diario, virtuale e collettivo per arrivare durante le ore in presenza ad avere un alfabeto comune di invenzioni e possibilità”.

La stagione si aprirà con un doppio appuntamento, sabato 8 e domenica 9 gennaio 2022 con “Eden”, progetto coreografico Michele Di Stefano, con Francesca Linnea Ugolini, Francesco Saverio Cavaliere, Marta Ciappina, Luciano Ariel Lanza, Laura Scarpini; musica Jeff Buckley, You & I; coordinamento scenico Biagio Caravano e Michele Di Stefano; organizzazione Carlotta Garlanda; distribuzione Jean François Mathieu; coproduzione Bolzano Danza/Tanz Bozen e KLm 2020.

In collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo

Spettacolo per un unico spettatore a turni di 15 minuti su prenotazione (8 gennaio dalle 19 alle 22, 9 gennaio dalle 10 alle 22).

Eden è l’incontro intimo tra due corpi in posizioni molto differenti: la scena e la platea. Ed è a ben guardare un esercizio di cattività che riguarda entrambi i corpi, apparentemente complici di una rinuncia al “paradiso” in assoluta reciproca solitudine. Ma l’eccezionalità del contesto ci suggerisce che non è così. Nessuna rinuncia: il paradiso è esattamente di fronte a te, è quella persona che ti sta di fronte, dal palco alla platea o dalla platea al palco, nell’assoluta reversibilità dell’incontro. Le circostanze in cui ci troviamo favoriscono una percezione differente di qualcosa che non ha mai smesso di agire nel patto tra spettatore e performer. Ed è la comprensione tra i corpi. Per questo in Eden non incontrerete una coreografia, ma delle persone, che danzano esclusivamente per comprendervi e per farsi comprendere, in un unico spazio. Persone che non rinunceranno nemmeno per un secondo alla piena immersione nella vostra presenza. Sarete in due a guardare e dunque sarete in due a danzare, sarete il contrario dell’assembramento, riverbero infinito nella vastità dei vostri due luoghi che sono un solo luogo. Ogni produzione di immagine corre il rischio di allontanare uno dei due poli da questa intensità, ristabilendo un tipo di relazione che in queste circostanze suonerebbe come una occasione perduta. Un paradiso perduto. Per questo ho chiesto ai performer di mantenere intatta un’instabile vulnerabilità, il che dal mio punto di vista è un gesto eminentemente coreografico, e di non cedere mai alla tentazione di mostrarsi. Solo così, nella resa reciproca, ognuno di voi due sarà anche l’altro e la danza si rivelerà per quel che è: uno stato eternamente nascente.

Sabato 29 gennaio 2022 ore 21 “Lettere al mondo – in solo”; regia, drammaturgia e interpretazione Elena Bucci; cura del suono e musiche Raffaele Bassetti; luci Max Mugnai; assistente alla produzione Nicoletta Fabbri.

Come accadde al tempo del Decamerone, come accadde in molte altre epoche, un virus sconosciuto e mutevole minaccia la comunità. Per la prima volta però, è tutto il pianeta ad essere minacciato, complici la globalizzazione, la vertiginosa velocità degli spostamenti e le caratteristiche dell’economia attuale. Il virus rivela le piaghe di un mondo consumista e conformista già molto malato e ci si ritrova a un bivio: o continuare, in nome di un dubbio progresso e di una discutibile produttività, a spogliare e distruggere il pianeta delle sue ricchezze a vantaggio di pochi e nella miseria di molti, o ci si accorda per cominciare un meraviglioso progetto di cambio di rotta, per concertare il disegno di una diversa economia, di città verdi e sane, di una solidarietà tra tutto ciò che vive mai sperimentata prima. Tutti gli artisti sono privati dei luoghi di lavoro, i teatri chiusi, tutti i progetti sono stati annullati. Dalla clausura, diventata creativa, con lo sguardo più limpido perché libero dall’affastellarsi degli impegni, qualcuno scrive la sua lettera al mondo. Vi risuonano speranza, consapevolezza, ricordi, ritratti, dialoghi, echi di film, romanzi, scritti di scienziati e di economisti. Si ferma la crudele e pura visione di questo tempo sospeso e separato, dove sono più evidenti le manipolazioni di pubblicità e informazione e le pressioni di aspettative e compiti. L’utopia chiede il suo spazio.

Venerdì 11 febbraio 2022 ore 21 “Curva cieca”, di e con Muna Mussie e Filmo Yemane; suono Massimo Carozzi; produzione Xing/Raum.

Il soggetto come puro Io è sempre situato nel mondo e la sua situazione è il suo corpo. Io sono Soggetto per me e Oggetto per gli altri. La soggettività è quel punto cieco a partire dal quale non si è ne mondo né soggetti, bensì inter-soggettività. Se chiudo gli occhi e cerco di definire la mia immagine, cosa vedo? Uno specchio cieco, una mancanza. Nessuno è padrone della propria immagine poiché questa implica una co-relazione, la doppia polarità di attivo-passivo. Ciò che è immediato (il mio corpo, la mia immagine) è distante da me. Con Curva Cieca cerco di rappresentare questa mancanza assieme a Filmon, un ragazzo non vedente dall’età di dodici anni. La ricerca tenta di mettere in campo saperi, sensibilità differenti per generare un’immagine compensatoria che parla di mancanza come potenziale preesistente in cerca di riflettersi – manifestarsi.

Lo faremo partendo dalle basi: la scoperta della lingua materna in un dialogo tra la parola, il suo segno e il significato che la costituisce. Metteremo in scena delle piccole lezioni di lingua tigrigna tenute da Filmon e con l’ausilio di immagini proiettate provenienti da un abbecedario tigrino. Tenteremo di dirigere i nostri corpi dentro la sinuosità di questo alfabeto – segno – lingua, in una sorta di mimesi dinamica: provare ad attraversare il segno, incorporarlo per estrarne senso (altro). Le parole scelte durante le lezioni saranno un processo di avvicinamento alla definizione di cosa significhi mancanza ad essere passando da un’idea di identità linguistica corporea ed esistenziale. Creare delle contingenze tra differenti mancanze per ripensare altri modi di trasmissione del sapere.

Sabato 12 marzo 2022 ore 20 “Trespass_processing an emerging choreography”, concept Marta Olivieri; coreografie emergenti Vera Borghini e Loredana Canditone; suoni originali Marta Olivieri; progetto sonoro Filippo Lilli; styling Adelina Giulia

Performance di due ore con ingresso continuativo per tutta la durata della performance.

“Trespass_processing an emerging choreography” desidera aprire lo spazio ed il tempo alla contemplazione. Si inserisce nella ricerca tra il visibile e l’invisibile e integra il lavoro di S.U.D.M.U.P. al suo interno. Si propone di indagare la moltiplicazione dello sguardo e l’emersione di un corpo, attraverso l’assorbimento e la restituzione. Si serve della coincidenza ma non esclude la discrepanza. Due interpreti abitano lo spazio, osservando il circostante con l’obiettivo di restituirne una interpretazione. Non è prevista una divisione tra pubblico e performer. Chi osserva, può attraversare e modificare lo spazio muovendo il proprio punto di vista, spostando il circostante. La struttura del lavoro ne permette la continua scrittura, presentando ad ogni riproduzione una nuova emersione, come conseguenza di un luogo abitato peculiare.

Nel lavoro Trespass_processing an emerging choreography la ricerca iniziale affonda le sue radici nella pratica quotidiana dell’osservazione del circostante, per poi trattenerne alcune parti attraverso un lavoro di archiviazione e trasformazione. L’obiettivo è portare sul corpo la stessa qualità di assorbimento e mutazione in costante dialogo con l’intorno. L’incertezza della scrittura è un luogo di indagine. La ricerca desidera indagare una obliquità di postura che includa la possibilità di molteplici scritture al suo interno. Il sostegno di altri sguardi ne rinnova la lateralità rispetto al lavoro e non solo.

Sabato 2 aprile 2022 ore 22, eccezionalmente al Diavolo Rosso, chiusura di stagione con il Dj set di Populous Dj, serata in collaborazione con Babel Festival e Asti Pride

Populous, nome d’arte di Andrea Mangia, è un producer e dj salentino che ha esordito nel 2003 con l’etichetta di Berlino Morr Music. Populous si è rapidamente fatto largo nella scena elettronica internazionale e italiana, finchè con la svolta rappresentata da Remixed In Basic (2010), le sonorità si sono fatte sempre più elettroniche e ballabili, e Populous si è aggiudicato il “Premio 2061 – La musica elettronica italiana del futuro”. Laureato in musicologia, uno degli artisti più eclettici della musica elettronica, ben noto all’estero, meno in Italia, il dj e produttore salentino Populous, al secolo Andrea Mangia. Autore di jingle televisivi, colonne sonore, sound designer per il web, musei e sfilate di moda, Populous ha lavorato per la colonna sonora del film “Una domenica notte” (2014) e con i brand Imperial, IKEA, Vogue, Vivienne Westwood, Carhartt, Elie Saab, Nissan, Wired, Skoda etc. Nel 2014 pubblica Night Safari, un album che è stato particolamente apprezzato dalla critica, soprattutto straniera (Pitchfork, Interview Magazine, XLR8R), e dal pubblico (con brani regolarmente trasmessi da radio cult come NTS, KEXP, Le Mellotron). Nigh Safari viene seguito da una versione remix dell’album pubblicato l’anno seguente, che vede la partecipazione di Clap! Clap!, Dj Khalab, IOKOI, Blue Hawaii, Lukid, John Wizards, Simon Scott/Slowdive, Larry Gus, Sun Glitters, Giardini Di Mirò. Nel 2016 vince il premio di “Miglior artista” all’Italian Quality Music Festivals.

Dopo aver collaborato con artisti della scena brasiliana e inglese, Populous collabora con l’artista milanese MYSS KETA e Go Dugong, a cui sono seguite altre collaborazioni con artisti del panorama italiano indiependente. I suoni etnici-indigeni che rimandano alla cumbia confluiscono nel suo ultimo album Azulejos, uscito nel 2017, influenzato dalla sua esperienza di vita a Lisbona.

“Stasi”, il suo nuovo lavoro per La Tempesta Dischi, è ispirato dalla lentezza, dai ritmi dilatati e dall’ipnosi che la reiterazione sonora può indurre.

Biglietti: Prevendite a partire da gennaio 2022. Il costo dei biglietti per i singoli spettacoli è di 10 euro (ridotto 8 euro per possessori Kor Card, abbonati alla stagione del Teatro Alfieri, tesserati Biblioteca Astense Giorgio Faletti, under 25 over 60, speciale ridotto 5 euro per gruppi di minimo 10 persone). Eden: intero 8 euro, ridotto 5 euro.

I laboratori “Sound Space Body” e “Trap e Romanzo Russo” sono a ingresso gratuito previa prenotazione obbligatoria (massimo 15 partecipanti a laboratorio).

Per informazioni e prenotazioni: info@spaziokor.it , 3278447473.

Prenotazioni disponibili anche su www.allive.it

Il progetto PATRIC – Polo Astigiano per il Teatro di Ricerca e di Innovazione Contemporaneo – ha ricevuto il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “ART~WAVES. Per la creatività, dall’idea alla scena” che guarda al consolidamento dell’identità creativa dei territori attraverso il sostegno alla programmazione nel campo delle performing arts e alla produzione creativa contemporanea, unendo ricerca, produzione, offerta e distribuzione in una logica di ecosistema per rafforzare le vocazioni artistiche del territorio.

Attraverso PATRIC si è voluto mettere in rete quella parte di sistema teatrale attivo nella ricerca di dinamiche innovative e di coinvolgimento di nuovi pubblici, riunendo il Comune di Asti (Festival AstiTeatro), Associazione CRAFT (Spazio Kor), Teatro degli Acerbi e Mon Circo. Giunto al quarto anno di attività PATRIC vuole crescere e creare un rapporto più intimo con i suoi spettatori, ascoltandoli e approfondendo una relazione di fiducia e di scambio.

Maggiori dettagli su www.spaziokor.it

L’immagine Paradise è di Enrico Pantani

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