Recensione. La gloria di Fabrizio Sinisi, regia di Mario Scandale, visto al festival Inequilibrio 2021 di Castiglioncello. In anteprima lo spettacolo vincitore di Forever Young.
C’è una caletta nascosta, scoscesa giù per gli scogli di Castiglioncello. La conosce chi ci viene da molto tempo, la consiglia a chi non c’è mai stato. In fondo il teatro, nei luoghi di festival di lunga data che attraversano una generazione e l’altra, si potrebbe anche raccontare così, una testimonianza lungo l’arco del tempo: oggi racconta di ieri perché un altro lo faccia al suo posto, nel teatro di domani. Eppure il festival Inequilibrio è cambiato, in questi anni. Dal Castello Pasquini che domina le stradine che puntano verso il mare, oggi le attività produttive e residenziali sono state accolte dalla vicina Rosignano Marittimo, in uno spazio tutto nuovo e più adeguato all’esigenza, ma senza abbandonare mai del tutto la storica pineta ricca del teatro e della danza di ben 24 edizioni. Segno evidente proprio che quella trasmissione, nel mondo delle arti sceniche, ha estremo bisogno dei punti di contatto, del legame tra estremità come tra parole dello stesso pensiero.
E dunque, tra le proposte di varie vecchie conoscenze del festival – come Roberto Latini, Claudio Morganti, Nerval Teatro, Abbondanza/Bertoni – spicca l’anteprima dello spettacolo La Gloria, regia di Mario Scandale su testo di Fabrizio Sinisi, vincitore di Forever Young 2019/20 e prodotto da La Corte Ospitale.
C’è un ragazzo pieno di amore per l’arte, nutrito di un grande entusiasmo che deborda fino a contagiare anche chi è meno sicuro delle proprie qualità, ne ha lui per tutti, stimola le passioni, colora a tinte forti le grigie giornate di Linz, nell’Austria ignota, non ancora Vienna, non ancora mondo. Siamo nel 1907, il trasferimento nella capitale allarga le prospettive, per quel ragazzo animato dal desiderio profondo di diventare un grande pittore dell’Accademia, così come per il giovane amico che lo accompagna nell’avventura, promettente musicista che solo grazie a lui acquista coscienza del proprio talento, tanto da entrare nel rinomato Conservatorio. Una bella storia di amicizia, di passione per le arti, per l’esperienza diretta come motore della conoscenza, della maturità, una storia di sentimenti nobili capaci di nutrire l’educazione sentimentale di due giovani di inizio Novecento. Ma cosa accade se riveliamo che il primo dei due ragazzi, il pittore assetato di vita e di arte, risponde al nome di un giovane Adolf Hitler?
La regia di Scandale si muove in uno spazio essenziale, definito dalle luci di Camilla Piccioni ed esposto alla bravura di attori giovani e già piuttosto saldi: Hitler è un seducente, ferocemente enigmatico, Alessandro Bay Rossi, l’amico musicista August Kubizek è un vitale e nobile Dario Caccuri, spetta a Marina Occhionero di rappresentare l’elemento di discordia, Stefanie, con deciso, geometrico magnetismo; l’oscurità velata di una casa troppo piccola per desideri differenti, derive morbose di un’amicizia ambigua e di impreviste bugie, offre l’ambientazione perfetta per un passo a tre lasciato volutamente in un traballante equilibrio tra empatia e disprezzo – impossibile la scelta – tra cenere e neve. Fabrizio Sinisi, con una scrittura quasi bernhardiana, entra in un territorio pericoloso e ne esce con maestria, ponendo basi solide per la regia attenta e pulita di Mario Scandale: due talenti – per la drammaturgia e per la regia – che stanno sempre più mostrando la lucidità di uno stile in crescita.
Il teatro di migliore fattura è quello che semina in maniera apparentemente innocente il proprio campo di indagine, disponendo sottili, invisibili dubbi in una visione resa nitida, almeno in superficie, dalle certezze che solo può dare il racconto; se dunque la natura ideale del testo propone uno schema classico, così non è per lo strato sotterraneo che cova un magma ribollente: il solo nome di Hitler, edificando in noi l’immagine arricchita dal pregiudizio che abbiamo a conoscere i dettagli della sua vicenda successiva, fa esplodere il nostro sdegno e così l’equilibrio tra la storia e la Storia, fino a mettere in dubbio che l’una possa essere davvero e fino in fondo l’elemento fondante dell’altra. Sinisi prima, Scandale poi, fanno in modo che questo schiaffo alla coscienza colpisca senza lasciarci alternative, ma non in maniera accecante e plateale, lo fanno insinuando in noi la condizione di parteggiare per l’assassino, ma solo finché non lo scopriamo tale. Quanti di noi, ci si domanda, alla fine dell’Impero, avrebbero sorriso e aiutato il giovane pittore per realizzare i propri sogni? Quanti ne avrebbero condiviso lo spirito battagliero e originale perché potesse, il mondo, sbarcare definitivamente nel Novecento?
“Siamo stati ragazzi nella grande sera dell’Europa”, dirà il giovane Hitler all’amico. E questa frase echeggia di sonorità sinistre nelle nostre vite del giorno dopo, nei pensieri raggomitolati dentro i margini della Storia, nelle nostre coscienze di spettatori, di quello che una volta di più non è solo teatro. O forse è, totalmente, teatro.
Simone Nebbia
Inequilibrio 2021 – Castiglioncello, Luglio 2021
LA GLORIA
di Fabrizio Sinisi
con Alessandro Bay Rossi, Dario Caccuri, Marina Occhionero
regia Mario Scandale
video Leo Merati
luci Camilla Piccioni
assistente alla regia Marialice Tagliavini
produzione La Corte Ospitale
Spettacolo vincitore di Forever Young 2019/20 – La Corte Ospitale