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Buffalo, l’arte del corpo negli spazi dell’arte

Buffalo. Presentata la scorsa settimana la II edizione 2021 a cura di Michele Di Stefano, che ha coinvolto artisti cui è stato chiesto di lavorare sull’esperienza collettiva in rapporto con il pubblico. Recensione

Foto: Kobo Studio

Se ora al Teatro India ci sono le porte chiuse e soffriamo dell’impossibilità degli spettacoli in cartellone di aprirsi alla città e al pubblico, il programma di Buffalo pensato per gli spazi del MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma – acquista allora un ulteriore valore di sconfinamento e pervasione, a ricordare le Grandi Pianure, titolo della rassegna di danza curata dal coreografo Michele Di Stefano (Leone d’argento Biennale Danza 2014) e in cui si inserisce il progetto Buffalo. «Va detto in ogni modo che è il corpo a creare l’ambiente; l’ambiente non esiste senza gli organismi che lo abitano e lo trasformano» sottolinea il coreografo e, proprio lo scorso weekend, i corpi dei performer hanno “informato” della loro umanità gli spazi del museo di via Nizza grazie a una contestualizzazione di tipo curatoriale tra il Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Azienda Speciale Palaexpo. Prima della pandemia, compreso sempre nella programmazione di Grandi Pianure, vedemmo al Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale anche il re-enactement di <OTTO> di Kinkaleri.

Foto: Kobo Studio

Abbandonata l’unicità percettiva del proprio corpo che ci ha accompagnato in questi mesi di chiusura, ci risvegliamo da quel torpore apatico dell’isolamento nel dialogo con altri “organismi” dediti al gesto, il contatto è naturale, spontaneo: entriamo a gruppi, una moltitudine colorata e entusiasta; attesa, curiosità e tensione attivano sinapsi per una percezione che torna stavolta ad essere multipla: il mio corpo è tale se è insieme ad altri. Questa energia del pubblico che entrerà in dialogo di lì a breve coi performer riempie dapprima un’altra moltitudine, quella dell’installazione Campo di Marte creata dall’artista e designer francese Nathalie Du Pasquier, la sua prima grande personale inserita in un’istituzione museale italiana, «concepita come un Gesamtkunstwerk — una “sinfonia silenziosa”, un’unica grande installazione dinamica e multiforme». In quella sospensione rarefatta ma caleidoscopica di colori, contornati da linee nettissime delimitanti geometrie, si costruiscono stanze, cabine, luoghi sia fisici che astratti nei quali si entra e esce, sempre sul limite di un varco, una soglia da attraversare.

Foto: Kobo Studio

Questa dimensione accoglierà HOME ALTROVE #Roma di e con Daniele Albanese, «una cornice di riflessione sulla comunicazione tra l’azione e il pensiero, tra ciò che è qui e ciò che è altrove»: il corpo come casa che accoglie il movimento all’interno di un logos ragionante e interrogante l’origine del gesto e i momenti di pensiero che lo hanno determinato – «quando ho iniziato a lavorare a questo progetto ho smesso di…» sentiamo Albanese dire e raccontare al microfono durante la sua danza. A una risposta dei muscoli volontaria si contrappone una diversa e involontaria, una sorta di “monodanza” pensata per un luogo, accompagnata da un tappeto sonoro anch’esso “monotòno”; entrambe le partiture, sia quella fisica che musicale, si articolano infatti mantenendo un’omogeneità reiterata tanto dei suoni che dei gesti ricompresi in un unico flusso di intimità. Intimità esplicitata nel video finale in cui, su uno dei muri della sala, viene proiettata l’inquadratura fissa dalla finestra della stanza del performer con la voce di Eva Karczag – danzatrice con cui Albanese condivide il progetto Elsewhere – e che si interroga sulla crisi attuale riflettendo sul futuro di una danza che probabilmente sarà sempre più autoprodotta, rivendicandone l’autonomia.

Evento di C.G.J. Collettivo Giulio e Jari, costituito nel 2018 da Jari Boldrini e Giulio Petrucci, è un divertente e magnetico passo a due, un gioco ad orologeria, raffinato e sinuoso, la cui espressività non scaturisce solamente dai ritmi serrati e alternati che si giustappongono ma anche e soprattutto dalla mimica dei due performer. Un movimento empatico stimolato da una scrittura coreografica matura e eclettica (progetto selezionato alla Vetrina Anticorpi XL 2020, ad Anghiari Dance Hub 2020, al premio Twain_DirezioniAltre 2020 e nello stesso anno il duo vince il premio Danza&Danza come interpreti emergenti), che unisce in una sintonia palpabile tutto il pubblico antistante, un’altalena emotiva la cui fine è sancita da un applauso fragoroso di risposta.

Foto: Kobo Studio

Dal duo passiamo al quartetto di Yasmine Hugonnet, coreografa, danzatrice e ricercatrice che con La Ronde / Quatuor creata per la Biennale Danza di Venezia nel 2016 ci riporta alla circolarità di una danza collettiva, la quale non può che far pensare ai due celebri dipinti dal titolo La danse di Henri Matisse. La composizione è dapprima rigida e spigolosa, i movimenti sono nettamente suddivisi tra arti superiori e poi arti inferiori; solo a intesa raggiunta e alla comunione di ascolto reciproco, i gesti iniziano poi ad amalgamarsi in una fusione organica, accompagnata da un unico suono udibile, quello dello schioccare della lingua da parte dei quattro, l’eco di un suono interno, corporeo, che scandisce i gesti fondendoli gli uni tra gli altri.

«Alcune cose devono interrompersi e io non voglio spazio o distanza ma assumere la mia forma ibrida proprio qui. Voglio rompere questo spazio aperto. Voglio essere spalancata». Come si rompe uno spazio aperto? Ce lo chiede Jamila Johnson-Small, un’artista e performer londinese che con il nome di SERAFINE1369 (in precedenza Last Yearz Interesting Negro) ha presentato, proprio nello spazio superiore e esterno della galleria, BASICTENSION, le cui intenzioni politiche sono racchiuse nelle righe sopracitate della sua «lettera d’amore / rottura alla danza contemporanea».

Foto: Kobo Studio

In una trance lucidissima e attenta all’ascolto dei testi e delle indicazioni per la meditazione riprodotte in voice over, Johnson-Small traduce nella potenza estatica del gesto la sua idea di danza fuori dalla danza stessa, e da qualsiasi categoria che ne impedisca le potenzialità linguistiche. Ascoltando i testi tradotti in italiano da Giorgia Ohanesian Nardin e tratti da Rachel Baker, Jonathan Burrows, Jane Frances Dunlop, Josh Anio Grigg, Alexandrina Hemsley, Jamila Johnson-Small, Gillie Kleiman, Stephanie McMann, David Panos, Sara Sassenelli, abbracciamo la dimensione politica del corpo che vuole e fa rumore, che genera conflitto dialettico e non riposa, non si confina ma, come dimostra il finale, continua a camminare, a oltrepassare, occupando spazio, il suo spazio.

«Il programma coinvolge artisti cui è stata data la fiducia di portare il lavoro sul corpo come contenuto di un’esperienza collettiva, quella del pubblico. Il mio è un rivolgersi ad artisti che credono che la danza possa portare delle visioni sul corpo, sullo sguardo e sullo stare insieme» ha sottolineato Di Stefano in un’intervista apparsa sulle pagine di Doppiozero, e con questa specificità ci hanno accolto i performer di Buffalo. Essere umani innanzitutto, che con i loro corpi incarnano i passaggi di stato, le mutazioni e migrazioni; la politica di una natura che riscopriamo con sensi nuovi, abbandonando ora l’universo sintetico del quale abbiamo vissuto la costrizione.

Lucia Medri

MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma – giugno 2021

HOME ALTROVE #Roma

di e con Daniele Albanese

voce Eva Karczag
video e assistenza tecnica Salvatore Insana

suono Daniela Cattivelli
promozione e cura Francesca Divano
produzione Associazione Gruppo Nanou

con il contributo di MIC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo/
Direzione generale per lo spettacolo dal vivo, Regione Emilia Romagna, ResiDance
XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, Teatro il Lavatoio
Santarcangelo, Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/ Kilowatt Sansepolcro), ACS Abruzzo

EVENTO

C.G.J. Collettivo Giulio e Jari

di e con Giulio Petrucci, Jari Boldrini

musica live Simone Grande

produzione Anghiari Dance Hub e Nexus Factory
con il sostegno di Stabile di Lì
residenze artistiche Cango Cantieri Goldonetta

spettacolo finalista al premio Twain_DirezioniAltre 2020
selezionato per la Vetrina Anticorpi XL 2020

BASICTENSION

SERAFINE1369
concept, coreografia e performance SERAFINE1369

sound design Josh Anio Grigg
musica Josh Anio Grigg, Junior XL, Shelley Parker
testi tratti da Rachel Baker, Jonathan Burrows, Jane Frances Dunlop, Josh Anio Grigg, Alexandrina Hemsley, Jamila Johnson-Small, Gillie Kleiman, Stephanie McMann, David Panos, Sara Sassenelli
traduzione in italiano Giorgia Ohanesian Nardin

LA RONDE / QUATUOR
Yasmine Hugonnet

ideazione e coreografia Yasmine Hugonnet
performance Jeanne Colin, Audrey Gaisan Doncel, Yasmine Hugonnet, Killian Madeleine

luci Dominique Dardant
costumi Tania d’Ambrogio
regards & replays Ruth Childs
guest Mathieu Bouvier
tour manager Jérôme Pique
amministrazione e produzione Violaine DuPasquier
foto Anne-Laure Lechat
produzione Arts Mouvementés coproduction Théâtre Sévelin 36 Lausanne,
Rencontres chorégraphiques internationales de Seine-Saint-Denis
support Ville de Lausanne, Canton de Vaud, La Loterie Romande, Bourse de la Société
Suisse des Auteurs pour la Création Chorégraphique, Pro Helvetia – Fondation suisse pour la culture, Fondation Ernst Göhner, Fondation Nestlé pour l’Art, Istituto Svizzero (Italy)

 

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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