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#sottocento. Il problema non è la sopravvivenza ma la prospettiva

#sottocento. Inchiesta sui piccoli spazi teatrali indipendenti a un anno dalla pandemia. Nel 12° appuntamento risponde  Fortezza Est (e Teatro Studio Uno) di Roma.

#sottocento vuole indagare insieme alle direzioni artistiche degli spazi più esposti (piccoli teatri, indipendenti, ecc.), quali siano state le problematiche affrontate e da affrontare, quali le strategie di sopravvivenza messe in atto – economiche artistiche e umane. Leggi l’introduzione completa.

Abbiamo posto le 6 domande di #sottocento a Alessandro Di Somma e Eleonora Turco, direttori di Fortezza Est e Teatro Studio Uno

Quali attività avete messo in campo per reagire a questo anno di pandemia?

Eleonora: Ci siamo trovati in una condizione particolare, pochi giorni prima del lockdown abbiamo concretizzato la firma del contratto di locazione per aprire una nuova realtà da affiancare al Teatro Studio Uno, Fortezza Est, uno spazio polifunzionale, teatrale, letterario e artistico. Abbiamo quindi concentrato tutte le nostre forze nella nuova apertura, che ci ha permesso, nonostante le mille preoccupazioni, di immergerci in un nuovo progetto cercando di mettere da parte le paure e riuscendo a mantenere il contatto con il quartiere e a dare continuità alla nostra mission di centro culturale a Torpignattara.
Alessandro: Paradossalmente mentre abbassavamo la serranda di Teatro Studio Uno, con il dubbio di quando e se riuscire a rialzarla, ne tiravamo su un’altra, buttandoci a capofitto nella costruzione di questa nuova realtà, e vederla crescere giorno dopo giorno durante la pandemia, ci ha dato continuità nel lavoro, prospettiva e stabilità. Abbiamo avuto la fortuna di poter continuare le nostre attività formative con i ragazzi, grazie ad uno spazio nuovo e grande, siamo riusciti così a mantenere un forte legame col quartiere, a dare alle famiglie un’alternativa e ai ragazzi di interagire in presenza e in totale sicurezza in un luogo diverso dalla scuola.

Quali contributi statali, regionali o comunali siete riusciti a intercettare?

Alessandro: Siamo rientrati nel finanziamento Extrafus del Mi.bact e tra i soggetti finanziabili dalla regione Lazio per il sostegno alle Associazioni Culturali LazioCrea.

Per come è adesso la situazione dal punto di vista economico e organizzativo, quanto potete sopravvivere ancora?

Eleonora: Il problema non è la sopravvivenza ma la prospettiva, siamo abituati a resistere sotto mille difficoltà, possiamo continuare a rimanere aperti, organizzando mille iniziative diverse, ma ci manca dal punto di vista istituzionale una comunicazione su cosa si intende fare per il settore cultura, non possiamo aspettare decreto dopo decreto per capire cosa possiamo fare del nostro lavoro.
Alessandro: Vorremmo una risposta chiara, una decisione definitiva, soprattutto per capire dove concentrare le nostre risorse, per programmare, rimettere in moto le attività e ristabilire le priorità. Abbiamo notato la completa assenza di linee guida per il nostro settore soprattutto nelle modalità di svolgimento delle attività concesse, che negli spazi come il nostro sono linfa vitale al mantenimento del tessuto sociale, alla creazione di economie e alla sviluppo del pubblico.

Con le condizioni sanitarie attuali riaprireste il vostro teatro?

Alessandro: Alle condizioni attuali no, ad oggi la situazione è instabile e imprevedibile, l’arrivo dell’Estate porterà, speriamo, la possibilità di esibirsi in aree aperte e arene, attendiamo l’avvicinarsi dell’autunno per capire quanto e come programmare i prossimi spettacoli.
Eleonora: Crediamo che questo sia possibile, sempre mantenendo al massimo la cura nella sanificazione, distanziamento e uso delle mascherine. Certamente, il problema economico relativo ad un minor numero di accessi, per teatri come il nostro, sotto i cento posti, è vincolante, sia per la struttura, che per gli artisti coinvolti. Non è pensabile una riapertura senza pensare alla sostenibilità della stessa. Stiamo immaginando degli eventi dedicati al quartiere, come presentazioni di libri e eventi all’aperto, perché un teatro non è solo la struttura, ma tutta la comunità che ne fa parte, costruita pezzetto per pezzetto in questi 12 anni.

Cosa chiedete adesso alla politica nazionale, agli enti locali e alle grandi istituzioni culturali (teatri pubblici, musei, università, fondazioni….)?

Eleonora: Chiediamo quello che abbiamo sempre chiesto, che gli enti istituzionali si accorgano degli spazi privati che svolgono con le loro forze funzione pubblica, che si rendano conto dell’importanza e del valore che realtà come la nostra rivestono nella comunità.
Alessandro: Vorremmo che si facesse finalmente luce e una sana selezione su chi svolge attività veramente culturali, di crescita, di sostegno e che tali realtà potessero accedere con più facilità a bandi di settore che spesso risultano inattuabili e ai cui fondi le realtà meno strutturate molto difficilmente riescono ad accedere. Speriamo che la tanto agognata riforma del terzo settore possa rispondere a queste istanze.

Ci raccontereste un’attività, messa in campo in questo periodo da un’altra realtà teatrale, che vi ha interessato o colpito?

Alessandro: Abbiamo assistito ad un proliferare di eventi in streaming che ha acutizzato il solco tra chi ha risorse e chi no, perciò, chi ha potuto, ha messo in campo delle iniziative molto interessanti e di valore, per altri anche se con lodevoli scopi, il risultato finale, non era all’altezza di una visione online.
Eleonora: Una iniziativa veramente degna di nota è stata invece, quella messa in campo da Fabio Morgan e La Città Ideale, con il teatro portato nei cortili degli Ater, permettendo al pubblico di fruire dello spettacolo Romeo e Giulietta affacciandosi dai balconi, in piena sicurezza e restituendo al teatro il suo valore sociale, culturale e di comunità.

Fortezza Est (Roma) per #sottocento

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Leggi le altre interviste dell’inchiesta #sottocento

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