UtovieLab presenta
SEMINARIO CON MASSIMILIANO CIVICA
L’inchiostro invisibile
Laboratorio di regia sulla lettura del testo drammatico.
Modalità on line.
Aperto a tutti.
28-29-30-31 gennaio 2021
Contenuto del Laboratorio
I Classici del teatro, dalle tragedie di Eschilo, Sofocle, Euripide, alle opere di Shakespeare o Moliere, hanno una caratteristica in comune: sono privi di didascalie e di indicazione per la messinscena.
Per capire la ragione di ciò, prendiamo come esempio uno di questi autori. Shakespeare era insieme autore, “regista” e attore: scriveva il testo, dirigeva la messinscena e spesso vi prendeva parte come interprete. Per lui i suoi testi non avevano un valore letterario autonomo e non erano destinati alla semplice lettura, tant’è vero che non si è mai interessato alla loro pubblicazione mentre era in vita. Dunque non testi, ma copioni: la traccia, il materiale di partenza per il prodotto finale che Shakespeare aveva a cuore, lo spettacolo. Copioni, poi, che erano destinati ad uso esclusivo della sua compagnia: non sono stati scritti con l’idea che altri, tranne il loro autore, li potessero mettere in scena.
Shakespeare sapeva quali attori della sua compagnia avrebbe utilizzato, in che spazio sarebbe stato realizzato lo spettacolo, le convenzioni di quello spazio, e le azioni che il pubblico avrebbe avuto sotto gli occhi. Scriveva il copione letteralmente “vedendo” quello che sarebbe accaduto sulla scena, e, poiché un’azione vale più di mille parole, nei suoi testi mancano mille parole per ogni azione che il “regista” Shakespeare aveva in mente di realizzare senza bisogno di annotarla per scritto. Perché perdere tempo a scrivere le didascalie se era convinto che solo lui avrebbe portato a teatro i suoi testi?
Chi dunque pensa di poter capire il senso dell’Amleto solo attraverso la lettura del testo è nella stessa condizione di chi pensasse di poter godere di un film di Kubrick leggendo la sceneggiatura. E, in sovrappiù, una sceneggiatura monca, che contiene i dialoghi, ma non le indicazioni dei luoghi, delle azioni, di ciò che accade ai personaggi.
Un regista che vuole mettere in scena un’opera di Shakespeare è dunque costretto a ricostruire lo spettacolo che sta “sotto”, o “sopra”, il testo. È costretto a “vedere” lo spettacolo che Shakespeare ha tratto dal suo testo, per individuare quelle didascalie non scritte che ne disvelano il senso profondo. Solo così potrà poi realizzarne autonomamente una nuova e personale versione.
Di un copione teatrale bisogna dunque imparare a leggere quello che l’autore-regista-attore ha scritto negli spazi bianchi della pagina con una sorta d’inchiostro invisibile. Ad esempio, spesso, per capire l’anima e desideri di un personaggio, è più importante prestare attenzione a quando, e in presenza di chi, parla, piuttosto che a quello che dice. Bisogna notare quando un personaggio entra in scena e quando ne esce, se si vuole afferrare la dinamica dei suoi rapporti con gli altri protagonisti dell’opera. Dunque nel testo ci sono delle indicazioni di messinscena, ma sono nascoste “intorno” alle parole dei personaggi e dentro la sequenza verticale delle battute. Un bravo regista deve saper leggere queste didascalie invisibili.
I partecipanti al laboratorio si eserciteranno sulla lettura teatrale del Mercante di Venezia di Shakespeare. Durante i 5 giorni del laboratorio, guidati e stimolati dal regista Massimiliano Civica, leggeranno integralmente il testo, ne scopriranno i misteri, le convenzioni e i meccanismi scenici di funzionamento, per poi proporre una propria ipotesi di messinscena, comprensiva di indicazioni scenografiche, di una idea dei costumi e dell’azione degli attori. Il laboratorio è indirizzato a registi, attori, e a tutti quelli che sono interessati a smontare il giocattolo del testo drammatico per capirne al meglio il funzionamento.
Per capire la ragione di ciò, prendiamo come esempio uno di questi autori. Shakespeare era insieme autore, “regista” e attore: scriveva il testo, dirigeva la messinscena e spesso vi prendeva parte come interprete. Per lui i suoi testi non avevano un valore letterario autonomo e non erano destinati alla semplice lettura, tant’è vero che non si è mai interessato alla loro pubblicazione mentre era in vita. Dunque non testi, ma copioni: la traccia, il materiale di partenza per il prodotto finale che Shakespeare aveva a cuore, lo spettacolo. Copioni, poi, che erano destinati ad uso esclusivo della sua compagnia: non sono stati scritti con l’idea che altri, tranne il loro autore, li potessero mettere in scena.
Shakespeare sapeva quali attori della sua compagnia avrebbe utilizzato, in che spazio sarebbe stato realizzato lo spettacolo, le convenzioni di quello spazio, e le azioni che il pubblico avrebbe avuto sotto gli occhi. Scriveva il copione letteralmente “vedendo” quello che sarebbe accaduto sulla scena, e, poiché un’azione vale più di mille parole, nei suoi testi mancano mille parole per ogni azione che il “regista” Shakespeare aveva in mente di realizzare senza bisogno di annotarla per scritto. Perché perdere tempo a scrivere le didascalie se era convinto che solo lui avrebbe portato a teatro i suoi testi?
Chi dunque pensa di poter capire il senso dell’Amleto solo attraverso la lettura del testo è nella stessa condizione di chi pensasse di poter godere di un film di Kubrick leggendo la sceneggiatura. E, in sovrappiù, una sceneggiatura monca, che contiene i dialoghi, ma non le indicazioni dei luoghi, delle azioni, di ciò che accade ai personaggi.
Un regista che vuole mettere in scena un’opera di Shakespeare è dunque costretto a ricostruire lo spettacolo che sta “sotto”, o “sopra”, il testo. È costretto a “vedere” lo spettacolo che Shakespeare ha tratto dal suo testo, per individuare quelle didascalie non scritte che ne disvelano il senso profondo. Solo così potrà poi realizzarne autonomamente una nuova e personale versione.
Di un copione teatrale bisogna dunque imparare a leggere quello che l’autore-regista-attore ha scritto negli spazi bianchi della pagina con una sorta d’inchiostro invisibile. Ad esempio, spesso, per capire l’anima e desideri di un personaggio, è più importante prestare attenzione a quando, e in presenza di chi, parla, piuttosto che a quello che dice. Bisogna notare quando un personaggio entra in scena e quando ne esce, se si vuole afferrare la dinamica dei suoi rapporti con gli altri protagonisti dell’opera. Dunque nel testo ci sono delle indicazioni di messinscena, ma sono nascoste “intorno” alle parole dei personaggi e dentro la sequenza verticale delle battute. Un bravo regista deve saper leggere queste didascalie invisibili.
I partecipanti al laboratorio si eserciteranno sulla lettura teatrale del Mercante di Venezia di Shakespeare. Durante i 5 giorni del laboratorio, guidati e stimolati dal regista Massimiliano Civica, leggeranno integralmente il testo, ne scopriranno i misteri, le convenzioni e i meccanismi scenici di funzionamento, per poi proporre una propria ipotesi di messinscena, comprensiva di indicazioni scenografiche, di una idea dei costumi e dell’azione degli attori. Il laboratorio è indirizzato a registi, attori, e a tutti quelli che sono interessati a smontare il giocattolo del testo drammatico per capirne al meglio il funzionamento.
Il laboratorio è aperto a tutti. Registi, attori, drammaturghi, studenti di teatro.
MASSIMILIANO CIVICA
Reatino, classe 1974, dopo una Laurea in Storia del Teatro alla Facoltà di Lettera dell’Università La Sapienza, Civica svolge un percorso formativo composito che passa dal teatro di ricerca (seminari in Danimarca presso l’Odin Teatret di Eugenio Barba) alla scuola della tradizione italiana (si diploma in Regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico) per poi compiere un apprendistato artigianale presso il Teatro della Tosse di Genova (a contatto con il magistero di Emanuele Luzzati e il sapere scenico di Tonino Conte).
I suoi primi spettacoli (Andromaca, Grand Guignol, La Parigina, Farsa) sono ospitati nei più importanti teatri e festival italiani.
Nel 2007 vince il Premio Lo Straniero (assegnato dall’omonima rivista diretta da Goffredo Fofi) e il Premio Hystrio-Associazione Nazionale Critici Teatrali per l’insieme della sua attività teatrale.
Sempre nel 2007, a soli 33 anni, diventa Direttore Artistico del Teatro della Tosse di Genova, dando vita al progetto triennale Facciamo Insieme Teatro, che vince il Premio ETI Nuove Creatività.
Nel 2008 per lo spettacolo Il Mercante di Venezia, prodotto dalla Fondazione Teatro Due di Parma, vince il Premio UBU per la miglior regia.
Nel 2009 gli viene assegnato il Premio Vittorio Mezzogiorno.
Nel 2010 dirige Un sogno nella notte dell’estate di Shakespeare, prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria e dal Romaeuropa Festival.
Nel 2012 dirige Soprattutto l’anguria di Armando Pirozzi, in corealizzazione col Teatro di Roma e in collaborazione con il Romaeuropa Festival.
Come studioso ha collaborato con la cattedra di Metodologia della Critica dello Spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma, e, nel biennio 2007-2009, ha tenuto la cattedra di Regia presso l’Accademia di Belle Arti di Genova. Nel 2013 ha tenuto un corso di alta specializzazione in recitazione presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma.
I suoi primi spettacoli (Andromaca, Grand Guignol, La Parigina, Farsa) sono ospitati nei più importanti teatri e festival italiani.
Nel 2007 vince il Premio Lo Straniero (assegnato dall’omonima rivista diretta da Goffredo Fofi) e il Premio Hystrio-Associazione Nazionale Critici Teatrali per l’insieme della sua attività teatrale.
Sempre nel 2007, a soli 33 anni, diventa Direttore Artistico del Teatro della Tosse di Genova, dando vita al progetto triennale Facciamo Insieme Teatro, che vince il Premio ETI Nuove Creatività.
Nel 2008 per lo spettacolo Il Mercante di Venezia, prodotto dalla Fondazione Teatro Due di Parma, vince il Premio UBU per la miglior regia.
Nel 2009 gli viene assegnato il Premio Vittorio Mezzogiorno.
Nel 2010 dirige Un sogno nella notte dell’estate di Shakespeare, prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria e dal Romaeuropa Festival.
Nel 2012 dirige Soprattutto l’anguria di Armando Pirozzi, in corealizzazione col Teatro di Roma e in collaborazione con il Romaeuropa Festival.
Come studioso ha collaborato con la cattedra di Metodologia della Critica dello Spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma, e, nel biennio 2007-2009, ha tenuto la cattedra di Regia presso l’Accademia di Belle Arti di Genova. Nel 2013 ha tenuto un corso di alta specializzazione in recitazione presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma.
DATE DEL LABORATORIO:
28, 29, 30, 31 gennaio 2021
NUMERO MASSIMO DI PARTECIPANTI: 15
ORE DI LAVORO GIORNALIERE: 4
tot. ore seminario: 16
tot. ore seminario: 16
orario seminario 15-19
COSTO DI ISCRIZIONE: 150 euro
(più 10 euro di tessera d’iscrizione)
TERMINE ISCRIZIONE:
12 gennaio 2021
12 gennaio 2021
NOTA BENE: Nel caso in cui si fosse selezionati: si richiede la lettura approfondita del Mercante di Venezia
di William Shakespeare nella traduzione di Agostino Lombardo e Nadia Fusini, edita da Feltrinelli.