QUINTA DI COPERTINA: Il corpo è cultura. Gli scritti di uno dei maggiori registi del teatro contemporaneo edito da Dino Audino Editore ripercorre la storia della visione e del metodo di Tadashi Suzuki.
«L’impatto con quella realtà fu al tempo stesso scioccante e coinvolgente, sia per la mia attività di attore che di regista. Da allora ebbe inizio una sorta di “pellegrinaggio continuato” verso il Giappone, che mi portò, dopo l’incontro vicentino, prima su mia richiesta e poi su invito di Suzuki, a coltivare e approfondire lo studio del training, la metodologia di lavoro della sua compagnia e la filosofia del Maestro».
Così inizia la dedica, più che introduzione, di Mattia Sebastian Giorgetti curatore italiano de Il corpo è cultura di Tadashi Suzuki, Gli scritti di uno dei maggiori registi del teatro contemporaneo, pubblicato nel 2017 da Dino Audino Editore. Noto per le sue riscritture di opere classiche e contemporanee e grande conoscitore della cultura teatrale occidentale, delle ricerche di Mejerchol’d, Decroux e Grotowski, dei testi di Beckett e Čechov, il regista nipponico è fondatore della Suzuki Company of Toga, uno dei più importanti centri teatrali al mondo, e ideatore del Metodo Suzuki, tra i training più studiati per la formazione dell’attore. Il libro – che non sarebbe stato possibile senza la presenza di Ikuko Saito, Consigliera Delegata della compagnia e al fianco del Maestro per ben quarantasette anni – è un viaggio all’origine delle pratiche, delle potenzialità creative e comunicative del corpo pre espressivo, del recupero di uno stato auto-conoscitivo in una costante ricerca psicofisica, funzionale non solo allo studio d’attore ma anche all’attitudine politica dell’individuo stesso.
Cercando sempre di mantenere il rispetto per la ricca tradizione teatrale nō e kabuki e rifuggendo qualsiasi tentativo di “giapponizzazione delle opere straniere”, il Metodo Suzuki, così come spiegato nei dieci capitoli, mira a indagare le diverse sensibilità fisiche le cui funzioni chiave sono rispettivamente: produzione di energia, calibrazione del respiro e controllo del centro di gravità. La visione del regista non resta confinata a un esotismo ascetico ma “batte” nel tempo presente, come fanno i piedi dei suoi attori educati a mantenere sempre il contatto con la terra e dunque con l’energia animale che siamo in grado di sprigionare.
Suzuki ci parla allora di globalizzazione, di urbanizzazione, di cinema, di ambiente e lo fa con la saggezza di colui che ha perseguito sempre la volontà di fare lavori atti a stimolare «una nuova prospettiva sul mondo in cui viviamo». E ancora: «Il gesto di pestare a terra trasmette, agli europei come ai giapponesi, un senso della forza insita nel proprio corpo. È un gesto che può portare alla creazione di uno spazio finzionale, forse anche rituale, in cui il corpo dell’attore può realizzare una trasformazione dell’individuale all’universale».
Lucia Medri
IL CORPO È CULTURA. Gli scritti di uno dei maggiori registi del teatro contemporaneo
di Tadashi Suzuki