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La danza oggi. Organizzare una pratica di narrazione

QUINTA DI COPERTINA. La danza: organizzare per creare. Scenari, specificità tecniche, pratiche, quadro normativo, pubblico di Alessandro Pontremoli e Gerarda Ventura, edito da Franco Angeli

«Negativa e sconfortante» risulterebbe la risposta degli autori alla domanda sul senso di un libro che parla di organizzazione della danza in Italia. Incipit provocatorio a un testo che – nella dozzina di capitoli in cui è diviso e compresi di appendice dedicato alla drammaturgia della danza curato dal coreografo Guy Cools – dimostra al contrario quanto l’apporto di competenze organizzative e gestionali possa invece incidere sul processo creativo, come ricordato nella prefazione da Mimma Gallina e Oliviero Ponte Di Pino. Alessandro Pontremoli – Professore di Storia della danza all’Università degli Studi di Torino e Presidente della Commissione Consultiva per la Danza del Mibac – e Gerarda Ventura – ex danzatrice, organizzatrice e direttrice artistica di Anghiari Dance Hub – hanno fatto confluire studio ed esperienza pluriennale (sia personale che condivisa insieme) all’interno del volume La Danza: organizzare per creare. Scenari, specificità tecniche, pratiche, quadro normativo, pubblico edito da Franco Angeli e inserito nella collana Lo spettacolo dal vivo per una cultura dell’innovazione diretta da Mimma Gallina e Oliviero Ponte Di Pino.

Sintesi di molteplici contributi redatti da professionisti e osservatori del mestiere, il libro ruota attorno a tre nuclei tematici trasversalmente analizzati: un’incursione nella storia della danza contemporanea, una panoramica piuttosto approfondita nel sistema danza nazionale e internazionale relativo alle fasi di produzione, diffusione, programmazione e promozione e, non ultimo, un approfondimento relativo alla formazione. Questo si configura come una riflessione su «uno dei punti più dolenti per la danza italiana» che si pone innanzitutto come disamina delle condizioni che sottostanno alla base del sistema e dalle quali il sistema stesso dipende e si organizza, o meno. Ripercorrendo storicamente le cause, si evidenzia nel testo come non esistano in Italia centri istituzionali dedicati alla «cultura del contemporaneo», si noti inoltre la scelta del termine “cultura” all’insegna di un’onnicomprensione di pratiche, politiche, linguaggi e ibridazioni che travalicano e ripensano il significato e, di conseguenza, l’utilizzo del termine danza. Non è un caso infatti, che nel capitolo dedicato alla creazione si sceglierà come definizione quella di «progetto coreografico» e si parlerà del tempo, delle sinergie organizzative, del lavoro autoriale e curatoriale che concorrono strutturalmente sia alla realizzazione che alla produzione del progetto stesso. Processualità messa a sistema in un orizzonte tuttavia tra i più precari del comparto cultura. Secondo la ricerca Vita d’artista – segnalata nel paragrafo curato da Emanuela Bizi Segretaria Nazionale SLC CGIL – , il settore danza è quello che dichiara i redditi peggiori rispetto agli altri artisti: «il 90,5% di loro guadagna meno di 10.000 euro lordi annui».

Nel capitolo finale dal titolo Comunicare la danza contemporanea, Gaia Clotilde Chernetich e Lorenzo Donati chiudono coi loro due interventi il volume, aprendo ed estendendo l’interrogazione quotidiana di molte realtà editoriali operanti nel web (e non solo) sulle nuove modalità multidisciplinari attraverso le quali si enuncia il racconto di prossimità ai processi artistici. «Il discorso sulla danza, specialmente quello che passa attraverso la forma scritta, è di fondamentale importanza perché è proprio attraverso la narrazione che emerge e viene descritto un mondo del quale, contestualmente, viene legittimata l’esistenza e l’operatività» (Chernetich). Un atto di osservazione e compartecipazione di per sé impuro e che implica necessariamente una «svolta relazionale» (Donati) dei linguaggi della critica. La danza è per Pontremoli e Ventura innanzitutto una «pratica di narrazione», e deve dunque trovare gli strumenti attraverso le quali attuare e poi comunicare, oggi, la propria fluida specificità di pensiero politico ed estetico.

Lucia Medri

LA DANZA: ORGANIZZARE PER CREARE

Autori e curatori
Alessandro Pontremoli , Gerarda Ventura
Contributi
Anna Abbate, Emanuela Bizi, Cristina Carlini, Gaia Clotilde Chernetich, Patrizia Coletta, Guy Cools, Roberto De Lellis, Lorenzo Donati, Mimma Gallina, Emanuele Giannasca, Enrica Palmieri, Velia Papa, Oliviero Ponte di Pino, Antonio Taormina
Collana
Lo spettacolo dal vivo. Per una cultura dell’innovazione
pp. 160
1a edizione  2019   (Codice editore 31.7)
Codice ISBN: 9788891787101

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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