banner NidPlatform 2024
banner NidPlatform 2024
banner NidPlatform 2024
HomeArticoliIl teatro nel teatro è obsoleto. Opening Night illuminato solo da Isabelle...

Il teatro nel teatro è obsoleto. Opening Night illuminato solo da Isabelle Adjani

Ha debuttato al Teatro Argentina per Romaeuropa Festival, in prima italiana, Opening Night, dal film di John Cassavetes,  con la regia di Cyril Teste e l’interpretazione di Isabelle Adjani. Recensione.

Foto Simon Gosselin

Un fantasma infesta i nostri palcoscenici, si chiama metateatro. Sono passati quasi cento anni da quel 1921 quando il pubblico del Valle urlò “Manicomio! Manicomio!” alla prima dei Sei personaggi. Luigi Pirandello fu geniale, quello fu un colpo d’artista: rompere la convenzione del teatro di rappresentazione mostrando il meccanismo stesso. Ma ora, quando qualcuno ancora fa finta che alle ore 21 quello a cui siamo stati chiamati non è lo spettacolo ma le prove (o il dietro le quinte, o il making of…) si rischia un senso di imbarazzo. Se si vogliono turbare gli spettatori la cornice metateatrale ormai non funziona più, il pubblico è smaliziato, abituato a linguaggi performativi complessi e a narrazioni altrettanto labirintiche. Bisogna alzare l’asticella, e di molto, se ancora si ha voglia di giocare su questo piano.

Eppure qualcuno ha ancora il coraggio di mettere in scena situazioni di questo tipo: l’attore che interpreta il regista e se ne va tra il pubblico facendo finta di interloquire con il tecnico in regia come se fosse tutto improvvisato, “dammi le luci in sala”, “spegni le luci in sala”, “ci scusiamo con gli spettatori”. Insomma un meccanismo che dovrebbe rompere una convenzione e invece finisce per crearne un’altra, ancora più polverosa. Accade anche ai quotati registi internazionali: Opening Night, in scena al Teatro Argentina nel programma di Romaeuropa Festival, vorrebbe essere un non-spettacolo, un’opera in divenire, una performance che ogni sera rinasce in maniera diversa di fronte agli occhi degli spettatori, i quali, secondo il regista, con la loro partecipazione collaborano alla riuscita della serata. Il regista francese, classe 1975, Cyril Teste, con la sua compagine Collectife MXM, dal 2011 lavora sul concetto di “performance cinematografica”, per la quale ha scritto anche una sorta di piccolo manifesto/decalogo da cui si evince che ci troviamo di fronte a un modo di far teatro con uno spiccato utilizzo del live video; niente di nuovo insomma, ma Teste ne ha fatto un vero e proprio paradigma creativo.

Foto Simon Gosselin

Nel caso di Opening Night il gioco diventa ancora più complesso perché la macchina scenica e narrativa è una sorta di esagerato labirinto di specchi: Teste lavora infatti sulla sceneggiatura originale dell’omonimo film del 1977 di John Cassavetes – nell’intervista di Chiara Pirri presente sul programma di sala ci racconta quanto la scoperta del cinema di Cassavetes abbia influenzato il suo teatro – che a sua volta racconta la storia di una compagnia teatrale alle prese con la prima di un allestimento.

Cassavetes, che era un regista in grado di concepire il proprio cinema a partire da una solida struttura teatrale e da un lavoro formidabile con gli attori (si pensi anche a Shadows del 1959 e al concetto di improvvisazione), girò quel film in un vero teatro con il pubblico chiamato tramite un annuncio sul giornale. Probabilmente gli spettatori vissero realmente qualcosa di straordinario, una performance tra cinema e teatro senza però l’apparato di proiezione live: «Cassavetes “performa” il cinema, i suoi film sono spettacoli. Io inverto l’operazione producendo del cinema a teatro» afferma Teste.

Una qualità dell’immagine quasi cinematografica nel bianco e nero della proiezione che si incastona in scena nel riquadro di una grande libreria posizionata in un interno borghese mirabilmente arredato e illuminato, macchine da ripresa wifi (ci tengono a spiegare), una pulizia totale nella gestione del fuori scena e della relazione che quel dietro le quinte ha con la possibilità di essere visto dal pubblico, un paio di attori di grandissimo talento, eppure tutto sembra incredibilmente finto, risultato di una superfetazione estetica e concettuale. Nonostante l’impalcatura tecnologica e di pensiero ci ritroviamo di fronte a una compagnia che rappresenta se stessa nell’attività di provare e inscenare la rappresentazione. La complicazione cinematografica è amplificazione estetica (ai limiti del manierismo) ed emotiva ma non crea un immaginario dal punto di vista narrativo e poco aggiunge all’unica questione interessante di tutto lo spettacolo: la crisi umana e artistica di Myrtle: attrice non più giovane interpretata, qui da una meravigliosa Isabelle Adjani, che dopo una replica teatrale vede una propria fan morire investita da un’automobile. L’accaduto fa precipitare l’attrice in un vortice di tristezza e malinconia nel quale non può far altro che interrogare se stessa.

Foto Simon Gosselin

In scena anche Frédéric Pierrot, confinato in un ruolo di supporto a cui dedica però grande precisione e passione; poi c’è il giovane Morgan Lloyd Sicard nel cui personaggio precipitano proprio le difficoltà di tutta l’operazione: interpreta la parte del regista dello spettacolo di cui parla il film e qui si muove in platea, parla con i tecnici, con il pubblico. Ma il regista vero, Cyril Teste, se avesse voluto realmente sfiorare un piano di verità avrebbe dovuto prendere sulle proprie spalle questo ruolo azzerando così un passaggio di rappresentazione francamente inutile ed affettato.

Ecco, c’è una scena, tra le ultime, in cui Myrtle/Adjani rimane da sola in casa, si ubriaca, il volto si riga di vere lacrime, il rimmel le cola sulle guance, il primo piano di questo calvario interiore viene amplificato sullo schermo di proiezione, eppure è un momento teatrale potentissimo, forse l’unico: non ha bisogno di nessuna cornice metateatrale, di nessun gioco labirintico di ri-mediazione, colpisce perché Adjani è in quel momento interprete formidabile per talento e sincerità. Tutto il resto, in questo caso, complica senza approfondire.

Andrea Pocosgnich

Settembre 2019, Teatro Argentina di Roma, Romaeuropa Festival

OPENING NIGHT
Dalla sceneggiatura di JOHN CASSAVETES
Messa in scena: Cyril Teste
Con: Isabelle Adjani, Morgan Lloyd Sicard, Frédéric Pierrot e la partecipazione di Zoé Adjani
Traduzione: Daniel Loayza
Collaborazione artistica: Valérie Six
Consulenza drammaturgica: Daniel Loayza, Marion Pellissier
Scenografia: Ramy Fischler
Luci: Julien Boizard
Musiche originali: Nihil Bordures
Video: Nicolas Doremus e Mehdi Toutain-Lopez
Operatore video: Nicolas Doremus or Christophe Gaultier
Ingegnere del suono: Thibault Lamy
Costumi: Agnès b.
Collaborazione ai costumi: Katia Ferreira
Stylist e Hair Stylist: Laurence Azouvy
Illustrazione olfattiva: Francis Kurkdjian
Creazione floreale: Fabien Joly
Assistente alla messa in scena: Céline Gaudier
Assistente alla scenografia: Nina Chalot
Direzione tecnica: Simon André
Assistente alla regia: Guillaume Allory (Leo) o Simon André
Manager del suono: Nihil Bordures, Thibault Lamy o Jérôme Castel
Manager delle luci e degli aspetti olfattivi: Laurent Bénard
Video manager: Mehdi Toutain-Lopez or Claire Roygnan

Produttore esecutivo: Nicolas Roux
Direttore della produzione e distribuzione internazionale: Julie Le Gall – Bureau Cokot
National Press service: Rémy Fort / Myra
Relazioni con la stampa: Collectif MxM Olivier Saksik

Produzione: Le Quai Centre Dramatique National Angers Pays de la Loire | In coproduzione con: Collectif MxM / Les Célestins – Théâtre de Lyon / Bonlieu Scène nationale Annecy / Théâtre du Gymnase – Bernardines, Marseille / Théâtre de St-Quentin- en-Yvelines, Scène nationale / Théâtre-Sénart, Scène nationale / Théâtre de Namur (Be) | La Coop and Shelter | Prodotto con il sostegno della Taxshelter.be, ING e di Tax-shelter of the Belgian federal government | In corealizzazione con: C.I.C.T. – Théâtre des Bouffes du Nord, Paris con il supperto di Agnés b., Maison Francis Kurkdjian e del Salon Messieurs-Dames. | Grazie a Al Ruban, che è stato il direttore della fotografia per John Cassavetes (anche in Opening Night). La versione dello spettacolo è basata sulla sceneggiatura originale prima della realizzazione del film, testo fino ad oggi non pubblicato. Si ringrazia Anaïs Cartier, Coline Dervieux, Francine Jacob, Joël Jouanneau, Chloé Regenwetter
Il primo reading è stato realizzato a Villa Cavrois, come parte di Monuments en mouvement, in partnership con Théâtre du Nord. Construzione delle scene di Entrepool – Vincent Rutten direction

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Medea’s Children di Milo Rau. Il sesto atto della tragedia

Recensione. Milo Rau alla Biennale Teatro 2024 ha portato in prima nazionale l'ultimo capitolo di un ciclo in cui i fatti di cronaca dialogano...