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Scegliere di morire. Lo psicopompo di Dario De Luca

Debutta a Cosenza per Primavera dei Teatri Lo Psicopompo, il nuovo testo scritto e diretto da Dario De Luca (con Saverio La Ruina fondatore e direttore artistico di Scena Verticale). Recensione.

Foto Scena verticale

Mentre scriveva il suo testo, Dario De Luca ancora non sapeva nulla del caso riguardante l’adolescente olandese che si è lasciata morire dopo anni di depressione causati dalle violenze sessuali subite. Eppure non è facile non pensare alla drammatica vicenda accaduta nei Paesi Bassi dopo aver visto Lo psicopompo, testo che segue Il vangelo secondo Antonio e che conferma il drammaturgo di Scena Verticale come una voce da seguire nel panorama della drammaturgia contemporanea. Perché ancora una volta egli riesce a sondare questioni e temi legati alla narrazione di storie particolari facendole però rispondere a necessità e sentimenti generali, se non addirittura epocali, come accade in questa ultima scrittura.

L’autore calabrese agisce con penna chirurgica, procedendo con il silenziatore; non ha interesse a sorprendere il pubblico con soluzioni avvincenti, cambi di linguaggio, sconvolgimenti della linea temporale o altri dispositivi narrativi spesso utilizzati nella scrittura drammatica contemporanea – talvolta ad arte, talvolta per scimmiottare la serialità televisiva. La vicenda è già data: come se in una tragedia classica arrivasse sin da subito un messaggero in grado di fornire tutti i fatti. Il resto è un avvitamento tra il passato famigliare e il presente sul quale batte incessante la linea di una nota grave e continua: la morte, o meglio la scelta di morire.

Foto Angelo Maggio

Già dalle prime battute il pubblico viene messo al corrente: una donna non più giovane vuole farla finita e decide di farsi aiutare da un professionista che la accompagni nelle ultime ore, un traghettatore di anime, uno psicopompo appunto. Alla tragedia personale della donna si aggiunge subito quella causata dalle circostanze: l’uomo in questione è il figlio. La madre vuole morire, senza un motivo particolare, senza chiari segni di depressione, dice – afferma di essere semplicemente stanca della vita. Ora allo spettatore rimarrà di sapere se l’uomo sceglierà di portare a termine la propria missione professionale e sentimentale, in quell’avvilupparsi nel passato che scoprirà i dolori di una vita e un amore filiale mai corrisposto ma ora presente all’ascolto.

Se al Napoli Teatro Festival lo spettacolo andrà in scena in una versione più leggera e semplificata per quello che riguarda l’apparato scenico, al debutto a Primavera Dei Teatri (guidato proprio da Scena Verticale fino alla 20esima edizione) il dispositivo ha segnato profondamente l’immersione dello spettatore condizionandone visione e ascolto. Lo psicopompo è stato infatti allestito a Cosenza, a due passi dal fiume, in quel luogo tanto straniante quanto affascinante che è il complesso BoCs Art. Una sorta di piccolo quartiere dedicato all’arte nel quale l’amministrazione comunale ha fatto costruire due sponde di casette a due piani, in cui far vivere artisti che poi lasceranno le proprie opere alla città. In uno di questi box, che mostra il soggiorno al piano terra da una grande vetrata, De Luca ha allestito lo spettacolo. Qui troviamo Milvia Marigliano in attesa del proprio psicopompo, in un ambiente elegante ma minimale, di pochi arredi: un divanetto, un mobile sul quale è poggiato un giradischi con il quale la donna dà sfogo alla propria passione per la musica classica e una scala che porta al piano di sopra.

Foto Scena verticale

Allo spettatore vengono consegnate delle cuffie senza fili, con l’accortezza che vengano rispettati i due canali di ascolto. Bastano pochi secondi per capire il perché di tale indicazione: la cura del suono di Hubert Westkemper si trasforma nelle orecchie dell’ascoltatore in una puntuale sonorizzazione della scena. Si percepiscono le minime coloriture delle voci, gli affanni, i tentennamenti studiati e quelli non voluti, la rabbia trattenuta, i passi sulle scale dettati da una improvvisa nausea causata dal destino ineluttabile a cui l’uomo è costretto. La grande vetrata è una quarta parete inscalfibile che allontana la platea, la quale però subito si riavvicina grazie alla bolla creata da Westkemper, che di fatto è una stanza accogliente, nella quale possiamo entrare di soppiatto, in un apparente voyeurismo collettivo che in realtà è cassa di risonanza dell’intimità. Gli interrogativi di cui si nutre il testo arrivano dritti alle orecchie del pubblico: «Perché non puoi accettare che si possa desiderare la fine senza essere per forza moribondi o torturati dal dolore? Perché la morte deve essere un caso medico? I medici stabiliscono chi ha il diritto di morire con dignità e chi no? La società? Chi? E chi li ha fatti arbitri? Chi gli ha dato questo potere? Perché io per morire ho bisogno di supplicare te, che compatisci solo le gravi malattie, quelle che ti fanno credere di essere nel giusto perché sfigurano le persone, gli levano la dignità? Questa… cosa che fai tu, a pagamento, dovrebbe essere una cosa che so fare anch’io, che sappiamo fare tutti, dovrebbe essere di pubblico dominio».

È talento puro Milva Marigliano, strumento umanissimo di creazione dei sentimenti attraverso un registro di variazioni che si nutre di sincerità e sorprendenti colori. Probabilmente è da rodare ancora l’approccio di De Luca nella gestione del corpo e di alcuni momenti a rischio di affettazione. Ne beneficerà anche il rapporto tra i due personaggi, l’ascolto con il quale i due corpi devono entrare in comunicazione per arrivare a quel finale struggente e delicato che si palesa di fronte agli occhi dello spettatore, il quale è costretto a guardare ancora dietro alla vetrata: due volti coperti e ravvicinati, come i due amanti di Magritte privati dell’abbraccio. Qui non c’è speranza, non c’è abbraccio, se non la possibilità di una laica condivisione.

Andrea Pocosgnich

BoCs Art, Cosenza (Primavera dei Teatri) – maggio 2019

LO PSICOPOMPO
scritto e diretto da Dario De Luca
con Milvia Marigliano e Dario De Luca
assistenza alla regia Gianluca Vetromilo
disegno luci Dario De Luca
suono Hubert Westkemper
programmazione Max-MSP Mattia Trabucchi
fonico Matteo Fausto Costabile
costumi e oggetti di scena Rita Zangari
organizzazione generale Settimio Pisano
produzione Scena Verticale
con il sostegno di Cosenza Cultura e di BoCs Art Residenze D’artista

Prossime date:

15 giugno 2019 ore 21.00
durata 1 ora
Napoli
Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale, Napoli Teatro Festival

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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