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Love & Money. Tutto il male che hai dentro

La Compagnia del Sole porta in scena Love & Money di Dennis Kelly. Visto al Teatro biblioteca Quarticciolo di Roma. Recensione.

Foto Laila Pozzo

L’amore e il denaro, forse i due ingranaggi più potenti della macchina umana. Questi due poli sono anche il motore  di un testo geniale del drammaturgo inglese Dennis Kelly, del 2006, Love & Money; complementi di un discorso sulla vita e sulla complessità che essa rappresenta.
La complessità, del resto, è la cifra stilistica di un autore spesso in grado di prendere lo spettatore in contropiede, di destabilizzarlo mostrando gli eventi attraverso una tridimensionalità in cui una faccia della forma volumetrica del pensiero non è mai identica a quella precedente o successiva. L’attenzione riposta viene però ripagata dalla profondità con la quale attori e regista riescono a posizionarsi attorno e all’interno di quella forma complessa, attraversandola e lasciandosi attraversare.

Foto Laila Pozzo

Così è per questo Love & Money messo in scena dalla Compagnia del Sole, tradotto da Gian Maria Cervo e visto al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma; vero e proprio puzzle narrativo (e filosofico) in cui le relazioni tra gli esseri umani, e tra questi e il potere del denaro, vengono sottoposte a una sorta di crash test. Il teatro è una camera di tortura per i personaggi di Kelly e per i sentimenti che questi rappresentano.

La proteiformità in questo caso aggredisce anche lo stile della messinscena, mettendo in crisi la rappresentazione e la rappresentabilità, tanto che il pubblico inizialmente potrebbe pensare di trovarsi di fronte a una serie di sketch quasi autonomi, prima che i giri della giostra drammaturgica mostrino i pezzi mancanti del rompicapo. Fino a una scena, ulteriormente destabilizzante, che è una sorta di coro nel quale gli attori si fanno voce critica rispetto al sistema sociale basato sull’affermazione capitalistica, sull’esercizio del potere e su come questi fattori inquinino le relazioni; si rivolgono al pubblico, con una seconda persona singolare che non lascia spazio a nessuna serenità.

Gli attori entrano ed escono dalla struttura trapezoidale, pensata da Luigi Spezzacatene, unico elemento scenografico vero e proprio se si escludono sedie, tavolini e un cumulo di terra cimiteriale. Vestono i panni leggeri di un gran numero di personaggi, alcuni devono impersonarne più di uno, ma ogni volta quei caratteri vengono vestiti con una certa coscienza del distacco. Lavorano su intenzioni e azioni, per far emergere l’assolutezza del testo: il rischio della caricatura è dietro l’angolo, ma queste figurine disegnate con perizia dai loro interpreti e dalla regia di Marinella Anaclerio (che forse avrebbe giovato anche di un adattamento in grado diminuire la distanza temporale tra il nostro presente e il 2006) si stagliano con efficacia; la bidimensionalità dei personaggi, alcuni cambi cromatici nelle luci di Franz Catacchio e la spietata ironia di Kelly conferiscono all’allestimento una patina da fumetto cinico.

Foto Laila Pozzo

Il giovane marito vedovo si scopre gradualmente essere un assassino e la rivelazione avviene in uno scambio mail, con una nuova fiamma, costruito ad arte proprio per anestetizzare l’attenzione del pubblico; oppure la coppia dei genitori della donna morta: potrebbero essere due “brave persone” e invece si rivelano due spietati vendicatori profanatori di tombe.
Nella scrittura dell’autore britannico alberga un mistero, i personaggi si fanno portatori di questo vuoto nel quale deve precipitare la tranquillità dello spettatore: inizialmente sono esseri umani, come noi, sembrano incapaci di far male a una mosca o di compiere atti socialmente esecrabili e azioni contro il prossimo; ma la drammaturgia è un un coltello che lentamente taglia l’involucro e che, facendosi strada nella maschera borghese, rivela la vera identità mostruosa, la pura abiezione.

Andrea Pocosgnich

Teatro Biblioteca Quarticciolo, Roma – febbraio 2019

LOVE&MONEY
testo Dennis Kelly
regia Marinella Anaclerio
traduzione Gian Maria Cervo
con Stella Addario, Flavio Albanese, Antonella Carone, Patrizia Labianca, Tony Marzolla, Domenico Piscopo
scena e costumi Luigi Spezzacatene
disegno luci Franz Catacchio
scenotecnica Damiano Pastoressa
assistente ai costumi Marta Genovese
assistente alla regia Francesco Casareale
riprese video Giovanni Botticella
foto Laila Pozzo
produzione Compagnia del Sole

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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