Questa recensione fa parte di Cordelia di aprile 25
Quando si pronuncia il nome di questo gruppo – Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa – già se ne intuisce l’originalità che li ha condotti a ideare nel tempo spettacoli complessi e di rara consistenza filosofica. Questa volta la creatività di Marco Isidori e la visionarietà di Daniela Dal Cin, che hanno fondato a Torino la compagnia nel 1986, si misura con il magma urlante in cui Fëdor Dostoevskij ha concepito le Memorie del sottosuolo, racconto in due parti scritto nel 1864 che dichiarava l’urgenza di contrastare il positivismo dal margine estremo della profonda abiezione umana. Siamo prima di tutto in uno spazio ibrido, dedicato al rapporto tra arte e neuroscienze, che risponde al nome di Numero Cromatico, uno spazio di creatività giovane che si ritrova in sala con un entusiasmo per ciò che vedrà imprevisto, positivamente sorprendente. A dispetto di chi sragiona sulla plumbea insensibilità della gioventù contemporanea. Sulla scena è, solo, Paolo Oricco, attore storico della compagnia che con prova magistrale incarna un personaggio di cui si ignora il nome, ma nel cui monologo si rintraccia una forza dirompente capace di scardinare le sovrastrutture di un’esistenza preordinata, compiuta. Cosa c’è di compiuto in una vita che compiuta non è? Oricco è in primo piano, sullo sfondo è invece un’opera pittorica che Dal Cin ha realizzato in omaggio all’affresco del Trionfo della Morte, conservato nel Palazzo Abatellis di Palermo da metà del Quattrocento e ad oggi di autore ignoto; l’opera ricava dall’originale l’intenzione di rappresentare l’umanità stravolta dalla morte, ma allo stesso tempo Dal Cin ne attualizza le figure, come a voler dire che la morte non conosce tempo, ma si tende su ogni epoca con identica indifferenza. La regia di Isidori è vitale e crudele, impone il corpo di Oricco e lo rende allo stesso tempo fragile e inviolabile: fragile nell’impalpabilità della parola, inviolabile nella solidità con cui occupa lo spazio, con cui dunque di quella fragilità si fa carico; nella parola scava fino a renderla puro suono, ne lima i contorni a delimitare il vuoto, la risonanza di quel suono oltre il fonema, oltre il senso. (Simone Nebbia)
Visto a Numero Cromatico. Crediti: una messa in scena di Marco Isidori dal romanzo di Fëdor Dostoevskij; interprete: Paolo Oricco; scenario “Trionfo della Morte” di Daniela Dal Cin; adattamento drammaturgico e regia: Marco Isidori; produzione: Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa 2021