L’attore, di Roberto De Monticelli

Nessuno come De Monticelli sa scrivere d’attori ed attrici. Nessuno come lui ne coglie le vibrazioni tonali, i gesti, lo sciupio del destino, quest’esistere al quadrato tutte le sere, dall’inizio alla fine d’uno spettacolo, alle prese solo con un pezzo di vita. E L’attore, curato nel 1988 da Odoardo Bertani per Garzanti, riedito da Cue Press, ne è la testimonianza. Anzi è la testimonianza di una testimonianza perché ponendo in sequenza quarant’anni d’interpreti del teatro italiano dice anche di chi ne scrisse, che il critico, si sa, parla pure di sé, accucciato nel buio dell’inchiostro. Libro di ritratti, nell’ampiezza che aveva il giornalismo una volta, e che una volta aveva la scena sui cartacei, offre dettagli-diademi. Il vecchio respiro di Renzo Ricci, connesso alle lame che segano le piante alla fine de Il giardino dei ciliegi; il pallore di Rina Marcelli, nel cerchio di luce che chiude Morte di un commesso viaggatore; Sarah Ferrari che nel terzo atto di Tre sorelle sta sul divano, plaid addosso, e coniuga «Amo, amas, amat…». La faccia da clown di Buazzelli nel Galileo di Brecht, Lila Brignone «buia» «e dilaniata da un dolore scabro» nel Macbeth, i silenzi ossuti di Eduardo, Memo Benassi in ospedale, malato e abbandonato da tutti, dove s’è portato i bauli per stare ancora in un camerino, Ruggero Ruggeri che va via dopo la replica, riducendosi alla punta rossa d’un sigaro in una Milano fredda, che costringe i gatti ad appallottolarsi. Ma, accusato di non aver letto l’avanguardia (di cui invece comprese il valore, scartando la fuffa), di De Monticelli qui ci sono anche le tracce di Grotowski e Brook, delle cantine e Ronconi. E c’è la condanna alla maschera di Marcello Moretti, o il più bell’articolo che potrete mai leggere su Strehler. E c’è la morte, perché già allora fu libro postumo e perché molti dei pezzi sono un ricordo fissato nel momento dell’addio. «Cosa rimane?» avrebbe detto Garboli. Questo: il teatro che vissi, attraverso gli attori e le attrici che amai. L’attore, di Roberto De Monticelli, Cue Press, 2017

Alessandro Toppi
Alessandro Toppi è critico e giornalista napoletano. Scrive prima per il Pickwick, di cui è fondatore e direttore fino al 2022. Dal 2014 è redattore per Hystrio, dal 2019 scrive per le pagine napoletane de la Repubblica e dal 2020 è direttore de La Falena, rivista semestrale di cultura e teatro promossa dal MET di Prato. Negli anni suoi interventi, prefazioni, postfazioni e approfondimenti sono comparsi in varie pubblicazioni. Del 2024 la curatela condivisa con Maria Procino del volume Tavola tavola chiodo chiodo… Il teatro di Eduardo nello spettacolo di Lino Musella edito dalla redazione napoletana de la Repubblica.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here