Questa recensione fa parte di Cordelia di marzo 25
Parto dalla fine: dagli applausi convinti del Teatro Palladium, con Gianfranco Berardi incontenibile, presenta gli attori, scherza ancora con loro, come se fossimo a un un concerto. Verrebbe voglia di chiedergli un bis, per riascoltare i passaggi più lirici, per vedere ancora quel corpo atletico muoversi abbracciando il pubblico cercandone i rumori e l’energia, giocando come spesso fa Berardi sulla sua cecità, sull’impossibilità di vedere chi risponde ai suoi richiami. Ma non è solo in scena l’attore pugliese, con lui l’altra metà della compagnia Gabriella Casolari – graffia la sua Penelope in questa riscrittura dell’Odissea e non ha più pazienza per il maschio avventuriero -; c’è la voce bellissima di Silvia Zaru che scandisce le scene con il canto, e poi Ludovico D’Agostino, un efficace Telemaco schiavo dello smartphone. Di scritture dei classici se ne vedono a bizzeffe, l’idea non è dunque nuova, neppure la vena comica con cui vengono ritratti gli eroi omerici, però nello spettacolo scritto da Berardi e Casolari (con la collaborazione di César Brie) c’è tutto il mondo lirico di questa compagnia, e poi la parola veloce e poetica di Berardi, che trasforma l’epica greca in un canto tutto contemporaneo in cui stigmatizzare il paradossi della nostra epoca, come quando se la prende con la schiavitù subita dagli schermi che affollano le nostre vite. Ulisse dunque libero di vivere la propria libertà lontano da Penelope – che lo tartassa su WhatsApp – si ritrova incatenato prima alla maga Circe e poi alla dea Calipso. E infatti non c’è avventura, i personaggi sono in attesa su spiagge desolate: Ulisse spunta fuori da sotto un telo trasparente, come dal mare: le sedie, gli ombrelloni, i Proci molestatori, Nausica è un incontro giovanissimo, il sogno della purezza. E’ la regia e il suo linguaggio teatrale a costruire la trama scenica, ricca di idee e dinamiche. Ma il tempo passa, i capelli si imbiancano, Telemaco intanto muore, e forse il tempo qui non è una rigida costante, è il tempo della poesia del teatro a contare. (Andrea Pocosgnich)
Visto al Teatro Palladium. Testo e regia di Gianfranco Berardi, Gabriella Casolari con la collaborazione di César Brie con Gianfranco Berardi, Gabriella Casolari, Ludovico D’Agostino, Silvia Zaru elaborazioni musicali Ludovico D’Agostino disegno Luci e direzione tecnica Mattia Bagnoli costumi Giada Fornaciari decorazioni di scena Sara Paltrinieri organizzazione Benedetta Pratelli Produzione IGS APS, Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia, Manifatture Teatrali Milanesi – MTM Teatro, Accademia Perduta – Romagna Teatri SCRL, Comune di Bassano del Grappa. Con il sostegno del MiC – DIREZIONE GENERALE SPETTACOLO e del Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), Comune di Sansepolcro Si ringrazia il Teatro dei Venti