Questa recensione fa parte di Cordelia di marzo 25

Dopo averci catturato trent’anni fa col suo poetico “Shakespea Re di Napoli”, adesso Ruggero Cappuccio ci tende ancora la mano con la scrittura e la regia del suo Casanova dell’infinita fuga, e stavolta al posto del filosofico Roberto Herlitzka, che nel 2015 assunse i panni del seduttore veneziano, ci si imbatte al Mercadante nella placata e tenerissima figura umana di cui è capace un attore come Claudio Di Palma che, vedi caso, spiccava nel testo shakespeariano d’allora. Tutto torna. Col passare del tempo il Casanova di Cappuccio, che in proscenio all’inizio impugna smarrito una valigia, si scopre alle prese con una baraonda di sei poupée incarnanti immaginarie conquiste femminili, lui consapevole di vivere un tramonto nel castello di Dux dove è finito bibliotecario e presagisce la morte. Ma l’autore lo bracca con queste falene vistose e acrobatiche, tra cui svetta la “straniera” in cima a un’altalena, impersonata al di là di ogni genere da Emanuele Zappariello. E a mescolare assai più le carte le voci di tutte le vamp sono assunte, tramutate e doppiate dagli insolenti o arcani toni che appartengono a un’icona della scena come Sonia Bergamasco. Nel lirismo d’un tale purgatorio/pensionato costellato di trapeziste felliniane, carni nude, ventagli e scarpette rosse, il nostro ex dongiovanni nega d’essere Casanova mentre è circondato da intrusioni infantili, mentre racconta come un libertino della sua fatta sia evaso dal carcere dei Piombi, mentre ammette d’aver scritto sui corpi, e mentre, soprattutto, è pedinato da quella creatura androgina che è un suo fantasma, un suo incubo. Se in certi punti lo spettacolo tesse un’enfasi che confina con piaceri cromaticamente intellettuali d’un delirio, di punto in bianco il finale è, grazie anche alla partecipazione profonda e generosa di Di Palma, e al linguaggio rarefatto di Cappuccio, un inno alla sofferenza e alla febbre devastata dell’esistere. Complici la Sarabanda di Haendel, e la fragilità d’un Casanova di vetro di Murano. (Rodolfo di Giammarco)
Visto al Teatro Mercadante: Scritto e diretto da Ruggero Cappuccio con Claudio Di Palma voci delle donne: Sonia Bergamasco e con Emanuele Zappariello, Francesca Cercola, Viviana Curcio, Eleonora Fardella, Claudia Moroni, Gaia Piatti, Estelle Maria Presciutti coreografie aeree con Maria Anzivino, Sara Lupoli, Marianna Moccia, Viola Russo musiche Ivo Parlati, costumi Carlo Poggioli, progetto scenico Ruggero Cappuccio, aiuto regia Nadia Baldi, scenografi Paolo Iammarrone e Vincenzo Fiorillo produzione Teatro di Napoli