Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 25

Salieri. Di spalle alla platea e rivolto verso la propria storia, riverso al passato come l’Angelus Novus di Paul Klee narrato da Walter Benjamin. Salieri il compositore glorificato da Dio, almeno finché Dio non si accorse che la musica aveva un altro nome: Wolfgang Mozart, detto Amadeus. È questo il titolo dell’opera di Peter Shaffer, al cinema per l’omonimo film di Milos Forman, in prima nazionale sul palco del Teatro Elfo Puccini per mano di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, con i sontuosi costumi di Antonio Marras. Salieri (lo stesso magnetico Bruni) ormai vecchio e cadente – forse pentito? – ripercorre a ritroso l’itinerario che va dall’incontro con il giovane Mozart (sfrenato e pure incisivo Daniele Fedeli), nella Vienna di fine Settecento, alla morsa stringente che lo porterà alla depravazione del genio, prima, e poi alla morte, del corpo e non dell’arte. Tra gli stucchi della dimora dell’imperatore Giuseppe II (Umberto Petranca che ne interpreta una divertente alterazione), Salieri e Mozart si trovano come rappresentanti di uno spartiacque decisivo: il vecchio compositore di tragedie epiche che esaltano un passato forse ormai tronfio e cadente, il giovane che possiede il tocco dell’arte e sembra giunto per rompere con tutta la musica precedente, guardando al classico e al contemporaneo con occhi nuovi, pronto a raccogliere il testimone per gettarlo in un pozzo; nel sogno musicale di Mozart è il mondo intero che si apre a lui con evidenza vibrante e, infine, schiacciante, le sue opere destano scandalo perché vere, prive di affettazione, definitivamente moderne. Bruni e Frongia, scegliendo una messa in scena classica, raffinata e solo lievemente ampollosa, compongono un labirinto entro cui Salieri – nel film e nell’immaginario erroneamente responsabile della morte del giovane – prepara il proprio particolare veleno, ossia portare Mozart al disfacimento, trascinare il suo genio a specchiarsi in un mortale confronto con la propria ombra. Ma la storia, nel quadro di Klee e in questa vicenda, osservata alle spalle ha il corpo rivolto al futuro, il tempo, ogni giorno, rinnova il mondo, ogni ritmo che batte un cuore vivo glorifica Mozart e dimentica Salieri. (Simone Nebbia)
Visto a Teatro Elfo Puccini. Crediti: di Peter Shaffer; uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia; costumi di Antonio Marras; con Ferdinando Bruni: Antonio Salieri; Daniele Fedeli: Wolfgang Amadeus Mozart; Valeria Andreanò: Costanze Weber, moglie di Mozart; Riccardo Buffonini: Venticello, procuratore di informazioni e pettegolezzi; Matteo de Mojana: Barone Gotrfried Van Swieten, prefetto della Biblioteca Imperiale; Alessandro Lussiana: Venticello, procuratore di informazioni e pettegolezzi; Ginestra Paladino: Contessa Johanna Kilian Von Strack / Katharina Cavalieri, cantante; Umberto Petranca: Giuseppe II, Imperatore d’Austria; Luca Toracca: Conte Franz Orsini-Rosenberg, direttore dell’Opera Imperiale; luci Michele Ceglia; suono Gianfranco Turco.