Nel pieno di un dibattito articolato e confuso sulle sorti di Spazio Zut! di Foligno, abbiamo cercato di fare ordine intervistando i membri della cooperativa Ge.Ci.Te. – che lo gestisce dal 2014 – e il sindaco Stefano Zuccarini.
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Da qualche giorno, sulle pagine dei giornali umbri e di alcune testate nazionali, appare la notizia della imminente chiusura di Spazio Zut! di Foligno, un polo culturale che, negli ultimi dieci anni, è stato epicentro di una composita ricerca sulle arti sceniche e sulla contemporaneità. Entro il 30 giugno (data «stabilita per permettere lo svolgimento dell’attività programmata e della tempistica necessaria alla rimozione delle attrezzature»), a seguito della scadenza del contratto di locazione del 15 ottobre 2024 [data indicata dal Comune ma, come si vedrà, contestata dalla cooperativa ndr], lo spazio sarà riconsegnato al Comune che provvederà alla pubblicazione di un bando di assegnazione. O almeno questa sembrava essere la posizione ufficiale, diffusa mediante una nota del 13 gennaio scorso. Una sorte simile a quella del coworking Multiverso, in piazzetta del Reclusorio: anche qui, un contratto scaduto (il 4 marzo 2024), qualche proroga nel frattempo, e un futuro più che incerto. Il sindaco Stefano Zuccarini – sostenuto dalla coalizione di centrodestra e rieletto a giugno scorso dopo un ballottaggio all’ultimo voto (27, per la precisione) – parla, mezzo stampa e nella nota già menzionata, di «strumentalizzazioni e speculazioni politiche della sinistra, nonché attività di disinformazione diffuse ad arte». Alla «scadenza naturale dei contratti» consegue «riaffidamento, tramite apposito bando, così come previsto dalle normative in materia». Tutto il resto è «polverone mediatico».
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Se è indubbio che, attorno alla questione, ci sia stato un forte e affettuoso risveglio di attenzione (oltre a cittadini, collaboratori e artisti, ha preso la parola anche il consigliere di opposizione Diego Mattioli), i gestori di Spazio Zut!, Michele Bandini, Elisabetta Pergolari e Emiliano Pergolari – che compongono la cooperativa Ge.Ci.Te. (Gestioni Cinematografiche e Teatrali) – hanno mantenuto una posizione di dispiaciuta compostezza. «Ci prepariamo a lasciare uno spazio che amiamo, del quale ci siamo occupati con la massima cura e attenzione – si legge un po’ ovunque – siamo delusi e perplessi dai metodi utilizzati». Tra dichiarare perplessità e dar fuoco alle polveri mediatiche si estende l’ampiezza di una controversia che sarebbe un errore ridurre alla dimensione cittadina. Intanto perché la portata delle attività di Zut! è di rilevanza nazionale, in secondo luogo perché le modalità di intervento del Comune mostrano alcune contraddizioni e opacità e sono questi aspetti poco chiari – e non la logistica delle convenzioni in scadenza – a suggerire l’idea che l’amministrazione stia agendo, se non con un «intento punitivo» (a negarlo è sempre la nota del sindaco), quantomeno con una certa noncuranza. E la noncuranza nei confronti del lavoro culturale è, si sa, luogo comune nazionale quando si tratta di amministrazioni di centrodestra.
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Ricostruire con ordine le tappe della vicenda e le voci che la testimoniano è stata un’operazione complessa e la restituzione di questo quadro richiede di partire dai dati.
Gli attuali gestori della cooperativa Ge.Ci.Te. hanno assunto l’amministrazione dei locali nel 2014, quando – dopo più di tredici anni di inutilizzo – Zut! ha riaperto le sue porte e iniziato a costruire la fisionomia che oggi lo caratterizza. Prima lo spazio era stato affidato – tramite bando del settembre 1987 – alla “vecchia guardia” della cooperativa Ge.Ci.Te. che ne ha fatto un uso in linea con sua conformazione cinematografica (ospitava, infatti, l’ex cinema storico Vittoria), pur iniziando a introdurre alcune piccole iniziative di respiro multidisciplinare. Dopo la lunga chiusura obbligata dal terremoto del 1997, lo spazio è stato completamente ristrutturato (grazie a un progetto di riqualificazione post-sisma voluto dalla Giunta centrosinistra di Nando Mismetti) e Ge.Ci.Te., nel frattempo, ha cambiato organico. Ed eccoci al 2014.
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Da qui le cose prendono velocità. Nel 2015 Zut! diventa residenza artistica riconosciuta e sostenuta dal MIBACT, nel 2018 entra a fare parte di C.U.R.A. (Centro Umbro Residenze Artistiche), nel 2019 si inserisce nella rete nazionale In-Box, per la promozione del teatro emergente contemporaneo, nel 2020 nella rete nazionale lo Stato dei Luoghi. Per dare un’idea numerica: il progetto C.U.R.A., nel triennio 2022-24, ha realizzato più di 150 residenze artistiche, con il coinvolgimento di circa 370 artisti italiani e internazionali; mentre il festival multidisciplinare Umbria Factory, nato nel 2021, ha ospitato più di 200 eventi e registrato un afflusso di oltre 7.300 spettatori (che raddoppierebbero, se conteggiassimo tutte le altre aperture). Nell’ultimo anno, inoltre, Ge.Ci.Te. ha collaborato con le altre residenze umbre, il TSU e il Festival dei Due Mondi di Spoleto all’elaborazione di un bando Bottom Up (riconosciuto, nel settore, come uno dei più efficaci e innovativi per lo spettacolo dal vivo), che ha raccolto oltre 320 candidature. I numeri sono importanti, come indicatori e come voci di bilancio, ma, forse ancora di più, lo sono gli interventi “dal basso”, meno clamorosi ma sistematici. E Zut!, in questo decennio, ha realizzato – accanto alla programmazione “ordinaria” di due rassegne annuali Re:Act e Re:Play (la prima teatrale, la seconda musicale) – molti corsi teatrali per le scuole del territorio, progetti di audience development, laboratori di quartiere, percorsi per l’inclusione sociale, interventi di rigenerazione culturale e urbana nei territori colpiti dal sisma del 2016. Ciascuna di queste azioni, come è ovvio, è stata resa possibile dalla creazione di vere e proprie reti di partenariato con le associazioni, le scuole e gli enti del Terzo settore, senza considerare la solida collaborazione con il Teatro Stabile dell’Umbria. E senza considerare neppure l’azione vivificante estesa ad altri luoghi cittadini, come Palazzo Trinci, l’auditorium Santa Caterina, l’auditorium San Domenico, e spesso le strade, le piazze, i chiostri. Ma i contratti scadono e le virtù di un progetto non hanno come conseguenza diretta e obbligata la sua prosecuzione: se la continuità e la valorizzazione sono auspicabili, la rimessa a bando è un passaggio tecnico ovvio e necessario. Ma quando?
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Il rinnovo automatico di gestione dello spazio, scattato nel 2015, ha una durata di nove anni, il che condurrebbe alla scadenza di ottobre scorso. Al centro dell’istanza di Ge.Ci.Te., però, c’è una norma [modifica dell’art. 7, comma 1 della legge dell’8 febbraio 2007 n. 9 agli articoli 27 e 28 della legge 392/1978, con riguardo agli immobili destinati all’esercizio di attività teatrali] che, applicando l’estensione delle locazioni – da sei a nove anni – anche alla decorrenza del contratto precedente, sposterebbe la scadenza del contratto in essere a ottobre 2027. Come sempre, le leggi e i loro cavilli offrono dei margini interpretativi e, come è ovvio, le interpretazioni possono essere discordi, ma non possono essere liquidate col silenzio. «I nostri avvocati hanno inviato, a metà ottobre scorso, una pec all’ufficio legale del Comune chiedendo l’applicazione della norma del 2007 – spiega Emiliano Pergolari – ma non abbiamo mai ricevuto risposta formale. A fine novembre, quasi due mesi dopo, ci è stata comunicata la nuova data di riconsegna: giugno 2025. Forse, nelle intenzioni del Comune, si è trattato di un “compromesso”. Ma noi non stavamo chiedendo una proroga di cortesia, ma – sostenuti dall’interpretazione del nostro studio legale – l’applicazione corretta di una norma che disciplina la gestione degli spazi. O, nel caso l’interpretazione legale del Comune fosse stata discorde, di aprire un tavolo di confronto che permettesse di concordare nuove tempistiche efficaci, utili soprattutto a non sguarnire, nel frattempo, la città dell’offerta culturale di Zut!. Infatti, questi sette mesi (al posto dei tre anni che riteniamo ci spettassero) sono un tempo inservibile ai fini di una progettazione finanziabile dalla Regione o dal Ministero e il ritardo con il quale ci è stata notificata la “proroga” non ci ha consentito (data l’incertezza sulla disponibilità dei locali) neppure di svolgere e programmare la nostra attività, né di concorrere a bandi pubblici. Riconsegneremo lo spazio a breve, prima di giugno, e cercheremo di immaginare un futuro altrove per alcune delle nostre iniziative. Nel frattempo, siamo stati costretti a ridurre al minimo il personale della cooperativa».
La questione occupazionale non è mai secondaria ma, di nuovo, la scadenza di qualsiasi appalto, incolpevolmente, la implica. Quello che stupisce è la mancata interlocuzione con le amministrazioni – in un comune di 60.000 abitanti, il cui sindaco si fregia di mantenere le porte dei propri uffici sempre aperte a tutti i cittadini – e la difficoltà ad attivare un dialogo efficace, per ragionare insieme sull’impiego virtuoso degli spazi. D’altra parte, basta studiare la distribuzione e le proporzioni dei contributi 2024 a sostegno di progetti e iniziative nelle aree della cultura, del turismo e dello sport per intuire le priorità dell’amministrazione Zuccarini: 38.000 euro a Confcommercio, 25.000 euro all’associazione culturale Paiper, che ha organizzato tre giornate dedicate alla musica anni ’70. A Ge.Ci.Te. sono stati destinati 500 euro, la metà di quelli riconosciuti al Club Amici del Bonsai.
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Ma – se pure volessimo ricondurre gli inviti non raccolti («da quello che ci risulta, in cinque anni e mezzo di amministrazione, il sindaco è venuto da Zut! una sola volta, in occasione di un evento non organizzato da noi») e le richieste di incontro inevase («la segreteria del sindaco non ci ha mai ricontattati dopo svariati tentativi all’inizio della scorsa legislatura: ci siamo relazionati in questi anni solo con l’assessorato alla cultura») a distrazione o a casualità – rimane poco limpida la questione dell’imminente bando. I tempi tecnici di scrittura, pubblicazione, chiusura, valutazione delle domande e verifica legale non possono essere, neppure se serratissimi, di troppo inferiori all’anno. Cosa succederà nel frattempo? I locali rimarranno inutilizzati, creando un vuoto di servizio? Non sarebbe stato più lungimirante, allora, prevedere di concerto, in questo periodo di transizione, una serie di attività nuove (fossero anche i bonsai o una serata cover band dei Dik Dik) mantenendo la gestione dello spazio da parte di Ge.Ci.Te.?
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Raggiunto al telefono (la segreteria mi ha confermato l’appuntamento per il giorno successivo in meno di quindici minuti) il sindaco Zuccarini ci tiene subito a precisare: «La riassegnazione sarà frutto di un ragionamento che potrebbe anche non prevedere il bando, nel senso che possiamo essere direttamente noi, come amministrazione, a decidere il nuovo utilizzo dello spazio. Se dovessimo optare per una riassegnazione a soggetti terzi, la procedura del bando è, ovviamente, obbligatoria». Quattro giorni dopo la nota comunale che lo presenta come certezza, accanto al bando si profila già qualche punto interrogativo. Alla mia domanda relativa alla pec senza risposta di ottobre, Zuccarini replica: «Ora sono in macchina e non riesco ad avere un conforto di natura cartacea, inoltre rappresento la parte politico-amministrativa e non quella tecnica, ma ritengo che non corrisponda a verità il fatto che non sia stata riscontrata. La proposta di proroga, alla quale i gestori non sembrano interessati, è esito di un confronto tecnico con gli avvocati di controparte».
A questo punto, ampliando la questione, domando al sindaco: «Come mai i membri della cooperativa lamentano la mancanza di riconoscimento, a livello comunale, di un lavoro che, invece, viene molto valorizzato a livello regionale, nazionale e ministeriale?». [A fronte del contributo di 500 euro riconosciuto dal Comune, quelli della Regione e del MiC ammontano rispettivamente a 13.000 euro e 64.000 euro] Risposta: «Questa posizione sarebbe sostenibile se avessimo predisposto una risoluzione del contratto durante il periodo di vigenza [neppure io ho ora il conforto legale ma, a intuito, qualcosa mi dice che una risoluzione di contratto senza valide ragioni sarebbe, essa stessa, poco sostenibile dal punto di vista giuridico ndr], non è in discussione l’aspetto culturale o, diciamo, valoriale del progetto. Si tratta semplicemente di un contratto scaduto, senza intento punitivo o volontà di non riconoscere un lavoro svolto. Poi ognuno ha la sua idea, io chiaramente ho la mia».
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Approfondire questa idea in termini diretti risulta difficile ma, forse, qualche indizio si può rintracciare nella scelta del verbo «recuperare». Il sindaco prosegue: «Riteniamo che, appunto, ci sia uno spazio storico della città che vada recuperato e magari impiegato in una maniera non esclusiva, più aperta alla città. È una delle cose che metteremo in un eventuale bando». Quando gli chiedo di fare qualche esempio di questo uso non esclusivo, più aperto alla città dello spazio, Zuccarini ipotizza: «Per le scuole. Per le recite o per le manifestazioni organizzate dalle scuole. Stiamo immaginando un impiego che interessi anche le associazioni, di natura più sociale. La città ha bisogno di questi spazi per farne un utilizzo più aperto, rispetto a quello – parliamoci chiaro – un pochino di nicchia che ne è stato fatto finora».
Ho in mente tutti i laboratori dalla forte valenza sociale, inclusivi e aperti a tutte le età (organizzati da Zut! in collaborazione con Associazione Zoe), i percorsi formativi pensati insieme agli istituti scolastici, le varie matinée per le scuole, ma anche i progetti pedagogici in senso più ampio e il livello di coinvolgimento delle tantissime realtà e associazioni del territorio. A questo punto domando: «Lei conosce i progetti culturali di Zut!? Quali le sembrano i più rilevanti e quali, invece, quelli più esclusivi, di nicchia?». «A dir la verità, adesso non sono in grado di ricordare quali sono stati i progetti più rilevanti, però so che l’attività c’è stata. Su questo non c’è dubbio». Il sindaco nega, inoltre, di essere stato poco presente («non mi pare di aver ricevuto tutti questi inviti, ogni tanto sono andato») o che, da parte dell’amministrazione, ci sia stato un difetto di raggiungibilità: «Veniamo da un periodo elettorale, siamo stati impegnati. Inoltre, non sarebbe stato corretto esprimerci a proposito dell’impiego dello spazio prima di sapere se, come Giunta, saremmo stati riconfermati. Forse è stato questo il problema degli ultimi mesi [le elezioni comunali si sono svolte, però, a giugno 2024, mentre le regionali a novembre ndr]. In ogni caso, non ricordo richieste di incontro da parte della cooperativa Ge.Ci.Te., approfondirò con gli uffici». Lo saluto dicendo che sono contenta di poter scrivere che, archiviata la stagione elettorale, il sindaco Zuccarini è disponibile a un incontro con i gestori di Zut! e lui conferma: «Va benissimo, naturalmente. Li aspetto».
Emiliano Pergolari ha inviato, alle 12:30 di venerdì 17 gennaio, una pec alla segreteria del sindaco, utilizzando lo stesso indirizzo al quale ho scritto anche io. Ad oggi, 21 gennaio, non ha ancora ricevuto risposta.
Ilaria Rossini
La convenzione Comune/Gestore é scaduta. (si potrebbe discutere sulle clausole inserite nel bando casomai)
Si faccia in fretta una altra gara e si ponga fine ad una polemica che mi pare pretestuosa oltre che immotivata.
C’é qualcuno che ha interesse a creare malcontento e fomentare polemiche?