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SUPERSTELLA (di Vittorio Pagani)

Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 25

Un’esplosione energica, accattivante e affascinante tra la vanità di un divismo in bianco nero e il glitch postmoderno. Il solo di Vittorio Pagani, Superstella, che è ancora uno studio, è libero e appassionato: le idee presentate sono tante, forse troppe, potrebbe metterne a fuoco alcune sacrificandone di altre, tuttavia con una predisposizione alla forma ipertestuale riesce a presentare una giocosa e leggera invettiva sull’atto creativo quando questo diventa atto produttivo. Curioso scorgere come il pensiero teorico, sistemico anche, di un artista emergente si fonda, o meno, con quello coreografico. I due aspetti sembrano ancora muoversi in parallelo ma confidiamo che, rimaneggiando alcuni passaggi – come quando legge cosa diventerà in una scansione futura di anni – possano confluire in una partitura più autonoma. Il compito non è però dei più semplici: Pagani sembra voler rispondere alla domanda “cos’è una stella?”, che risposta non ha e lo sa bene. Per farlo cerca allora aiuto nel passato, nel cinema, nell’arte e nella letteratura, interrogando, in un dialogo tra il video e la danza, prima Fellini passando poi per Dante e fino a Oates, citando il cinema muto ma anche il vogueing, con balzi che uniscono secoli in un linguaggio imprevedibile che diverte. Il consiglio: non prendersi troppo sul serio coi quesiti estetico concettuali per brillare ancora di più! (Lucia Medri)

Visto a Carrozzerie n.o.t. durante la rassegna Ci-Korea Amara la danza in collaborazione con ATCL

Cordelia, gennaio 2025

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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