Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 25
No, il progetto di Annalisa Limardi, parte dalla necessità di elaborare una situazione abusante, come dichiarato nelle note di regia e, per fare i conti con questa esperienza, sceglie il corpo come campo di indagine e comunicazione. La partitura è costituita da gesti minimali, rigidi e morbidi, che alternano concessione e resistenza; raccontando a voce, in una forma monologante e aderente ai movimenti, tutte quelle circostanze a cui vorrebbe, o avrebbe voluto, dire di no. Funzionale a far uscire questo dissenso e a farlo parlare, è l’utilizzo del microfono che si muove attorno e con lei come fosse un simbolo (non a caso fallico) che penetra nella sua intimità più e più volte, disturbandola, insidiandola, soffocandola, pungendola, scalfendola. Quando la voce dal linguaggio in prosa passa a quello musicale della canzone, ricordando quasi una cadenza da beatbox, sembra di ascoltare finalmente l’accentazione giusta di quel testo che sin dall’inizio meriterebbe di essere ritmato. La scrittura è quindi totalmente autobiografica e (ri)centrata su se stessa; per ritrovare quella stabilità interiore deve fisicamente andare oltre i confini che le sono stati imposti, sgusciare all’improvviso, saltare, tendersi, allargarsi. È una riconquista, rivendicata e raggiunta. (Lucia Medri)
Visto a Carrozzerie n.o.t. durante la rassegna Ci-Korea Amara la danza in collaborazione con ATCL