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I Gordi. Anatomia di un funerale

Note a margine, al Teatro Franco Parenti di Milano con la regia di Riccardo Pippa dopo il debutto al Teatro Mercadante di Napoli, segnala la compagnia I Gordi per la profondità con cui trattare la morte, a partire dall’indagine sul contesto funerario che ne scandisce il commiato. Recensione

Foto Luca Del Pia

Quando c’è una bara in scena si fa fatica a non guardarla, o almeno solo considerarla in relazione ai gesti e alle parole che seguiranno, quella catena di rituali emozionali, il più delle volte affettati, che scandiscono nella mente il contesto funerario. Sul palco dispiegato in orizzontale ricorrono dunque tutti gli elementi che richiamano una situazione di cordoglio, le occorrenze su cui I Gordi, con la regia di Riccardo Pippa, hanno ideato questo Note a margine, in scena in uno strapieno Teatro Franco Parenti di Milano. Il titolo sembra quanto mai appropriato: non sono forse “note a margine” tutti questi vezzi che circondano una morte? Quando invece il centro – la morte – pur essendo nei discorsi di tutti sembra l’unico spazio che nessuno davvero abita? Al morto durante un funerale tutti sembrano dedicarsi, mentre invece gli girano intorno, lambiscono appena l’idea stessa della morte e si illudono di far parte di un grande rito collettivo. Sembra questo uno dei punti di partenza che Riccardo Pippa mette in evidenza: la partitura dissociata che amministra un funerale, più che farne parte, ha qualcosa di profondamente comico, un’ironia imbarazzata emerge dai comportamenti fintamente istintivi, invece calibrati in funzione di una condivisione posticcia.

Foto Luca Del Pia

La bara è sul lato sinistro della scena, delimitata da una sorta di altarino che l’inserviente dell’agenzia funebre (Daniele Cavone Felicioni) gestisce come fosse un reliquiario, senza reliquie; alle spalle del feretro è uno schermo su cui scorrono foto digitali giganti della morta (Claudia Caldarano) – si evince – che una musica appositamente prescelta commenterà, innescando le reazioni emotive degli avventori. La creazione di un nostalgismo coatto, esplicitato da ognuno di coloro che verranno a portare cordoglio, è un filo rosso che muove un po’ tutti: il marito vedovo (Sandro Pivotti) che cerca di gestire forse per non pensarci, ma che inevitabilmente finisce per imporre la propria idea della defunta che invece era ricca di molte altre sfumature;il fratello distrutto (Andrea Panigatti) che nel proprio silenzio evidenzia l’incapacità di gestire le forti emozioni; poi gli amici di sempre che però sembrano scarsamente a proprio agio, dall’amica fricchettona (Cecilia Campani) alla coppia inconsolabile (Maria Vittoria Scarlattei e Matteo Vitanza), concentrati più a non far danni e fare bella figura che altro; i due amici imprevisti del gruppo di bikers di cui faceva parte, forse i più provati e sinceri: uno ciarliero e accorato, anche suo compagno di classe alle elementari (Antonio Gargiulo), che però nessuno riconosce e un motociclista (Giovanni Longhin) che non parla, finché da un fluente tedesco all’improvviso snocciola una serie di parolacce italiane, imparate dalla morta, che imbarazzano tutti; infine qualcuno (Zoe Guerrera) che però non avrebbe potuto, o non avrebbe voluto, ma che forse per forza dovrà, perché la vita si erga dalle ceneri di una morte.

Foto Luca Del Pia

Nella camera ardente allestita in uno spazio casual, un po’ allo stesso modo di quando si affitta una sala per dare una festa, la bara si riempie di dubbi oggetti stravaganti che svolgono il solo compito di redimere la vita mal riposta, le parole non dette e il fiato sprecato che non ha più tempo di cambiare ritmo, si succedono visitatori in rassegna, omaggiano la bara e si autoassolvono, compiendo una serie di gesti a volte imbarazzati a volte imbarazzanti, snocciolando poche parole a scardinare la gravità irresistibile del silenzio. Ma è poi nemico, questo silenzio? Nei gesti simbolici, rituali inopportuni e spesso sciocchi, c’è l’intenzione di stremare quel raccoglimento forse per irridere, senza averne coscienza, la stessa morte, rimandando alla prossima volta l’occasione per capirla, per quanto si possa.

Foto Luca Del Pia

Al centro dell’altare è il corpo, che non è più ma che tutti fanno come se fosse ancora; qualcuno bacia la morta, altri la osservano solamente e piangono, troppo perché sia vero, ognuno di questi personaggi che sviluppa un velo di ironia dietro un cinismo freddino rivela la mancanza di un sentimento empatico verso i vivi proprio mentre lo mimano per i morti, per questa particolare morta che è per tutti familiare ma da cui nessuno riesce a prendere commiato. Arrivano intanto telefonate, risponde il marito che si carica il ruolo di cerimoniere, i dialoghi alludono a ciò che gli spettatori non possono sapere ma che sapranno immaginare, affondando in un passato vivo ma appiattito su questo presente abuso della retorica che permea ogni funerale. La burocrazia, infine, scombina le manifestazioni emotive, rivela le affettazioni, esplicita come non sia altro che una combinazione numerica e onomastica, vivere o morire, per una società che dell’umanità fa statistica, da inserire dentro il rettangolo di un foglio excel o di un loculo, poco cambia. Ma è davvero così cupo questo spettacolo, dietro l’ironia che lo conduce attraverso una acuta leggerezza? Ma no, quando tutto resta muto, il palco e l’abiezione, ancora un respiro umano saprà sfiorare la pelle morta, solleva l’anima, la porta da qualche parte che non è qui.

Simone Nebbia

Teatro Franco Parenti, Milano – Novembre 2024

NOTE A MARGINE
I Gordi
regia Riccardo Pippa
con Claudia Caldarano, Cecilia Campani, Daniele Cavone Felicioni, Antonio Gargiulo, Zoe Guerrera, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Maria Vittoria Scarlattei, Matteo Vitanza
scene Anna Cingi
disegno luci Alice Colla
costumi Ilaria Ariemme
cura del suono Luca De Marinis
produzione Teatro Franco Parenti / TPE – Teatro Piemonte Europa / LAC Lugano Arte e Cultura

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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