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FALAISE (Baro d’evel)

Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 25

Foto Francois Passerini

La solidità dei corpi scolpiti dai chiaroscuri, l’abbandono di quegli stessi corpi alla gravità. La rincorsa, l’affanno, la caduta. Una narrazione costruita tutta sulla presenza/assenza dei personaggi, che entrano in scena fendendo, o forse meglio ferendo le membra della scenografia – “vita brulicante che invade le pareti” – che tutto distruggono per farsi spazio ed emergere. È da questi che si origina lo spettacolo in bianco e nero per otto umani, un cavallo e dei piccioni, sottotitolo di Falaise, opera della compagnia franco-catalana Baro d’evel ospitata dal Piccolo Teatro di Milano a cavallo del nuovo anno, un lavoro di minuzie sinestetiche davvero unico che si immerge nella magia circense per scavarne meticolosamente volumi scenico-coreografici sensazionali e assumerne le tonalità tragicomiche, offrendo un mondo che “abita in cima alla scogliera” (falaise per l’appunto), ma che imperterrito crolla e si disfa. Un mondo che anche se intrappola, occlude e sembra rivelare una realtà bicolore – o del tutto incolore –, teatro dell’azione umana e animale, si sbriciola come cartongesso nell’accurata scenografia ideata da Lluc Castells, conservando al tempo stesso un principio quasi primordiale di poesia. Camille Decourtye e Blaï Mateu Trias, fondatori e da quasi vent’anni direttori artistici della compagnia, plasmano una drammaturgia che nasce dalla sovrapposizione osmotica di materie diverse, dal lavoro con gli animali alle acrobazie aeree, dallo studio musicale alla concezione plastica dello spazio, alla ricerca di un principio, di un’idea, che forse è solo un sogno, perché “trema di gioia, di tenerezza, di paura e di desiderio – desiderio di andare avanti, di non cedere, di non tornare indietro, di trovare il modo, di tormentarsi, di biasimarsi, di sentirsi in colpa, terribilmente, di essere l’intralcio del mondo, che esita (…). Come qualcosa di vivo.” (Andrea Gardenghi)

Visto al Piccolo Teatro di Milano. Crediti: di Camille Decourtye e Blaï Mateu Trias, con Lucia Bocanegra, Noëmie Bouissou, Camille Decourtye, Blaï Mateu Trias, Oriol Pla, Julian Sicard, Marti Soler, Guillermo Weickert, un cavallo e dei piccioni, collaborazione alla messa in scena Maria Muñoz – Pep Ramis / Mal Pelo, collaborazione drammaturgia Barbara Métais-Chastanier, scenografia Lluc Castells, assistente Mercè Lucchetti, collaboratore musicale e per la fonica Fred Bühl, ideazione luci Adèle Grépinet, ideazione costumi Céline Sathal, direzione tecnica Nina Pire, direzione luci Nicolas Zuraw, direzione di scena Mathieu Miorin e Benjamin Porcedda, suono Fred Bühl e Chloé Levoy, cura degli animali Perrine Comellas, direzione delegata e promozione Laurent Ballay, amministrazione Caroline Mazeaud, assistente di produzione Pierre Compayré, assistente amministrativa Élie Astier, produzione Baro d’evel, in coproduzione con GREC 2019 Festival de Barcelona, Teatre Lliure di Barcellona, Théâtre Garonne scène européenne, Malraux scène nationale Chambéry Savoie, ThéâtredelaCité – CDN Toulouse Occitanie, Pronomade(s) en Haute-Garonne, CNAR, L’Archipel, scène nationale de Perpignan, MC93 – Maison de la Culture de Seine-Saint-Denis, CIRCa, Pôle National Cirque, Auch Gers Occitanie, Le Grand T, théatre de Loire-Atlantique, le Parvis, scène nationale Tarbes-Pyrénées, Les Halles de Schaerbeek – Bruxelles, L’Estive, scène nationale de Foix et de l’Ariège, le cirque Jules Verne, pôle national cirque, Amiens, la scène nationale d’Albi dans le cadre du soutien du FONDOC, Bonlieu, scène nationale d’Annecy, La Comunidad de Madrid (Teatros del Canal), le domaine d’O (Montpellier 3M), Houdremont, scène conventionnée de la Courneuve, 2 Pôles Cirque en Normandie / La Brèche à Cherbourg – Cirque-Théâtre d’Elbeuf

Cordelia, gennaio 2025

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Andrea Gardenghi
Andrea Gardenghi
Andrea Gardenghi, nata in Veneto nel 1999, è laureata all’Università Ca’ Foscari di Venezia in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali. Prosegue i suoi studi a Milano specializzandosi al biennio di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali dell’Accademia di Brera. Dopo aver seguito nel 2020 il corso di giornalismo culturale tenuto dalla Giulio Perrone Editore, inizia il suo percorso nella critica teatrale. Collabora con la rivista online Teatro e Critica da gennaio 2021.

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