HomeCordelia - le RecensioniANNA CAPPELLI (di A. Ruccello regia di C. Tolcachir)

ANNA CAPPELLI (di A. Ruccello regia di C. Tolcachir)

Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 25

foto Luigi Angelucci

Il palcoscenico della sala B del Teatro india è ricoperto di terra, o almeno così sembra all’inizio, prima di scoprire con una certa delusione che si tratta di materiale artificiale – forse gommapiuma – visto che i piedi della protagonista non si sporcheranno mai. A sinistra c’è una lavatrice – dalla quale Anna di tanto in tanto prenderà un termos per bere -, una vecchia cyclette mezza sverniciata; a destra una poltrona anni ’50/’60, sul pavimento un lampadario, altri suppellettili e un frigorifero ribaltato con l’apertura verso l’alto, il verde di tre mele risplende nel marrone scuro della terra. Il classico di Annibale Ruccello (il secondo che recensiamo quest’anno dopo quello di Benedetta Buccellato), Anna Cappelli, nella regia di Claudio Tolcachir, è una sorta di luogo postumo, potremmo vederlo come una dimensione altra in cui chi ha commesso il peccato massimo, per contrappasso, deve rivivere gli eventi. L’inferno sono gli altri? No, qui l’inferno è senza gli altri: in una solitudine che è un pantano dell’anima Valentina Picello è straordinaria nella creazione di questo personaggio con cui è impossibile non entrare in empatia. Il racconto di una vita piccola, un lavoro da impiegata, una casa condivisa con un’altra donna per risparmiare, i battibecchi con la coinquilina, le stancanti abitudini quotidiane e poi qualcosa che rompe improvvisamente la solitudine: un amore, nato proprio in quell’ufficio, che porterà con sé prima l’intimità della convivenza e poi la ferita dell’abbandono. Picello brilla di quella felicità sorridente, che vale tutto lo spettacolo, quando arriva l’emozione del primo appuntamento (Tonino è la cosa migliore che le sia capitata negli ultimi due anni, dice). È la volontà di possedere a portare al gesto dal quale non si torna indietro: nel frigorifero i pezzi, “il tuo corpo è mio”. E poi quel canto, di amore religioso, “Tu sei la mia vita, altro io non ho…” prima di tumularsi proprio lì insieme a lui nel vecchio frigorifero. (Andrea Pocosgnich)

Visto al Teatro India. Di Annibale Ruccello regia Claudio Tolcachir con Valentina Picello scene Cosimo Ferrigolo luci Fabio Bozzetta produzione Carnezzeria, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatri di Bariin collaborazione con AMAT

Cordelia, gennaio 2025

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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