HomeCordelia - le RecensioniAMLETO² (di Filippo Timi)

AMLETO² (di Filippo Timi)

Questa recensione fa parte di Cordelia di gennaio 25

A quindici anni dal debutto, Filippo Timi riporta sulla ribalta il suo Amleto², una rivisitazione dell’opera caposaldo del corpus shakesperiano in chiave parodistica e grottesca, senza temere di sfruttare le crepe della quarta parete. Elevato alla seconda potenza, è tutto fuorché un Amleto classico. Scanzonato, irriverente, annoiato, folle, frivolo e melodrammatico: sono tutti aggettivi che appartengono alla figura che si molleggia sul trono di legno al centro del palco. Intorno a sé, alcune balle di fieno, il cui odore intenso si sprigiona nella sala. La corte di Danimarca sembra proprio la stalla di uno zoo, o l’arena di un circo, allestita com’è dietro un’alta rete metallica che fa degli attori le bestie ammaestrate rinchiuse in gabbia e sbranate dagli occhi voraci del pubblico. Messi lì apposta per intrattenere, è quello che si prodigano a fare, sfiorando vette inaudite di trash, tra citazioni pop e finte flatulenze rumorose, mentre frammenti di luce riflessi su una palla da discoteca si proiettano, danzanti, sugli spessi tendaggi. Tutto intorno, tenuti ancorati al suolo da calamite, dei palloncini sospesi, che Amleto fa palleggiare sulla punta del suo spadino, mentre sembra chiedersi, distrattamente, tra uno sbadiglio e l’altro, “essere o non essere?”. È la domanda che si pone lo stesso Timi in merito alla sua natura di artista, incorporata dalla biondissima e svampita Marylin Monroe (Marina Rocco), un Amleto dei giorni nostri con la sua sorte tragica. Amleto, ormai stufo di interpretare un ruolo a cui è vincolato, cerca di impedire a Ofelia (Elena Lietti), l’unica rimasta fedele al copione, di recitare la parte che le è stata cucita addosso, andando così incontro al suo destino. Anche Gertrude (Lucia Mascino), sboccata e scandalosa, rinnega la sua scelta di fare l’attrice. Da strumento che inchioda lo zio al suo misfatto, il teatro si fa macchina i cui ingranaggi non riescono più a incastrarsi nei loro scomparti, consumati dalla crisi del meccanismo teatrale. Manipolato all’interno di una dissacrante opera di svalutazione e ricostruzione, il capolavoro ormai cieco torna a rivedere la luce. (Letizia Chiarlone)

Visto al Teatro Ivo Chiesa prodotto da Teatro Franco Parenti, Fondazione Teatro della Toscana Regia Filippo Timi Interpreti Filippo Timi e con Lucia Mascino, Marina Rocco, Elena Lietti e Gabriele Brunelli Luci Oscar Frosio

Cordelia, gennaio 2025

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

Letizia Chiarlone
Letizia Chiarlone
Classe 2001, è studentessa di Lettere, indirizzo Musica e Spettacolo, presso l'Università di Genova. Comincia ad avvicinarsi alla critica teatrale nel 2023, accolta nell'aia dell'Oca Critica. Nel giugno 2024 partecipa al laboratorio di critica teatrale diretto da Andrea Porcheddu con Roberta Ferraresi presso la Biennale Teatro. Nell'agosto dello stesso anno prende parte al workshop di critica teatrale di Teatro e Critica condotto da Andrea Pocosgnich nel contesto del Festival Orizzonti di Chiusi. Collabora con Teatro e Critica da ottobre 2024.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Dove c’è una catastrofe, c’è una via di fuga. Intervista a...

Intervista a Luana Gramegna, fondatrice e regista della compagnia Zaches teatro. Dall'ultimo lavoro, Arlecchino, ripercorriamo le tappe del percorso artistico della compagnia, tra sfide,...

 | Cordelia | gennaio 2025