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X DI XYLELLA, BIBBIA E ALBERI SACRI (Teatro Koreja, regia Gabriele Vacis)

Questa recensione fa parte di Cordelia di novembre 24

Foto Eduardo De Matteis

C’è già la sinergia armonizzata delle voci in coro a fare da cornice non solo sonora, ma più propriamente ambientale, dimensionale all’ingresso nella sala che segue il bellissimo foyer dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce. Un complesso di teli bianchi plasma lo spazio performativo (pensato e curato da Roberto Tarasco) in un gioco di semitrasparenze, disvelamenti e disegni plastici che si avvicendano per e con le anatomie delle figure in costumi di colori essenziali nei toni del corda, del bianco, del beige, del tabacco, a restituire l’essenziale coerenza di un’armonia estetica tale da definire un lirismo di immagini, visioni all’occhio ben commisurate sul progredire dell’azione scenica. La più recente messinscena prodotta dal collettivo leccese (la cui origine vi raccontavamo qui) è diretta con eleganza delicata da Gabriele Vacis, su testo dello stesso e di Letizia Russo e Lucia Raffaella Mariani. Partendo da quella piaga, la xylella fastidiosa, che anni addietro ha colpito la Puglia e precipuamente il Salento, annientando un numero di alberi così doloroso da provocare una vera e propria modifica – non solo percettiva o percepita – della morfologia territoriale, lo spettacolo adopera il paradigma della malattia dell’albero per raccontare quella umana. Tra canti di fonie e idiomi differenti, versi tratti in parallelo dal libro sacro per eccellenza e vicende di vita quotidiana o personale, sette interpreti – il cui lavoro sulla connessione per un’omogenea in-tensione attoriale trapela, rivelando tuttavia le specificità di ognuna (siano esse più o meno incisive) – declinano quel paradigma avverandosi madri, figlie, nipoti, studentesse, dottorande, dottorate, dottoresse, … E non serve più chiedersi se l’afflizione sia del tronco o del corpo, della fronda o della mente, della radice, della linfa o dell’anima quando si realizza la pervicacia implacabile che questi connette, paragonabile solo alla cosmogonica forza della terra, da cui tutto viene, in cui tutto muta eppur rimane, a cui tutto è destinato a tornare. (Marianna Masselli)

Visto a Cantieri Teatrali Koreja di Lecce. Crediti: con Chiara Dello Iacovo, Luna Maggio, Emanuela Pisicchio, Maria Rosaria Ponzetta, Kyara Russo, Maria Tucci, Andjelka Vulic, regia Gabriele Vacis, scenofonia e allestimento Roberto Tarasco, assistente alla regia Lucia Raffaella Mariani, drammaturgia Lucia Raffaella Mariani, Letizia Russo e Gabriele Vacis, cura dei cori Enrica Rebaudo, consulenza e coordinamento artistico Salvatore Tramacere Tecnica Alessandro Cardinale, Mario Daniele, si ringrazia Stefano Martella, produzione Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali, foto Eduardo De Matteis/Archivio Koreja si ringrazia Stefano Martella

Cordelia, novembre 2024

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Marianna Masselli
Marianna Masselli
Marianna Masselli, cresciuta in Puglia, terminato dopo anni lo studio del pianoforte e conseguita la maturità classica, si trasferisce a Roma per coltivare l’interesse e gli studi teatrali. Qui ha modo di frequentare diversi seminari e partecipare a progetti collaterali all’avanzamento del percorso accademico. Consegue la laurea magistrale con una tesi sullo spettacolo Ci ragiono e canto (di Dario Fo e Nuovo Canzoniere Italiano) e sul teatro politico degli anni '60 e ’70. Dal luglio del 2012 scrive e collabora in qualità di redattrice con la testata di informazione e approfondimento «Teatro e Critica». Negli ultimi anni ha avuto modo di prendere parte e confrontarsi con ulteriori esperienze o realtà redazionali (v. «Quaderni del Teatro di Roma», «La tempesta», foglio quotidiano della Biennale Teatro 2013).

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