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UNA RELAZIONE PER UN ACCADEMIA (di F. Kafka, regia T. Ragno)

Questa recensione fa parte di Cordelia di dicembre 24

Un microfono di fronte a un leggio e a un alto sgabello dotato di numerosi appigli per piedi e mani. Si attende l’arrivo dell’illustre ospite che esporrà la sua relazione di fronte alla platea. Stretta tra le dita la maniglia della sua ventiquattrore, schiena dritta, compare una scimmia in smoking e scarpe da ginnastica. Diretto e interpretato da Tommaso Ragno, Una relazione per un’Accademia, tratto dall’omonimo racconto di Franz Kafka, mette in scena la storia di Pietro Il Rosso, una scimmia catturata in Africa che, per sopravvivere, è arrivata a imitare gli esseri umani al punto da poter rivendicare, con orgoglio, di avere acquisito la cultura di un europeo medio, accantonando il suo passato di primate e buttandosi nel teatro di varietà. Al di sotto della tuta villosa che ne ricopre il corpo, Ragno si erge sulla sedia e scartabella tra i fogli, cominciando a raccontare. Sotto le luci ravvicinate e puntate su di lui, gocce di sudore si formano copiose sulla fronte della strana creatura, che pare irrequieta: i suoi occhi penetranti scandagliano il pubblico mentre continua a saltellare convulsamente da una sporgenza all’altra, quasi come se il suo lato più animale avesse bisogno di emergere attraverso la narrazione compita e precisa, come i ciuffi di pelo sbucano dalle maniche della camicia. Termina la sua relazione e si inchina, accogliendo gli applausi del pubblico. Ma nel frugare nella sua valigetta, sbuca una banana. Alla vista, il lato più primitivo prende il sopravvento e, innalzando il frutto, sulle note di Also sprach Zarathustra di Strauss, lo sbuccia con lentezza solenne e plateale, prima di prenderne un morso. La natura trionfa sulla civiltà, le pulsioni persistono al di sotto dell’epidermide, come le radici sbucano tra le crepe del cemento, combattendo il grigiore delle metropoli e tendendo verso il sole e l’azzurro sconfinato del cielo. Al di sotto dei bei vestiti, rimaniamo, pur sempre, animali anelanti all’illusione di una libertà primitiva perduta che ci pare di riacquistare, talvolta, nel fantasma di una risata. (Letizia Chiarlone)

Visto al Teatro della Tosse. Di Franz Kafka, diretto da Tommaso Ragno, aiuto regia Maria Castelletto, interpretato da Tommaso Ragno, scenografie Katia Titolo, disegno luci Giuseppe Amatulli, Argot Produzioni in collaborazione con Pierfrancesco Pisani – Isabella Borettini per Infinito Teatro e Argot Produzioni

Cordelia, dicembre 2024

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Letizia Chiarlone
Letizia Chiarlone
Classe 2001, è studentessa di Lettere, indirizzo Musica e Spettacolo, presso l'Università di Genova. Comincia ad avvicinarsi alla critica teatrale nel 2023, accolta nell'aia dell'Oca Critica. Nel giugno 2024 partecipa al laboratorio di critica teatrale diretto da Andrea Porcheddu con Roberta Ferraresi presso la Biennale Teatro. Nell'agosto dello stesso anno prende parte al workshop di critica teatrale di Teatro e Critica condotto da Andrea Pocosgnich nel contesto del Festival Orizzonti di Chiusi. Collabora con Teatro e Critica da ottobre 2024.

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