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Un macigno di risate per vite difficili con Euripides Laskaridis

Al Festival Aperto di Reggio Emilia, Euripides Laskaridis ha messo in scena la sua profezia per i tempi presenti: i lupi mannari diventano sgangherate soubrette, per controllare la paura di prestazione della storia di oggi.

Foto Pinelopi Gerasimou

Porterà anche il nome di una pietra preziosa, ma a me è sembrato più il ruzzolare di un macigno, nel precipitare di risate e sorprese continue che tutto travolgono e bloccano sotto una slavina. O come al varco di un horror sempre mancato e un grottesco burlesque molto weird e balzano, perfettamente orchestrato e riuscito (chi ricorda La canzone del macigno di Le impronte sulla luna, in una mitica puntata di Big Bang Theory…?). Sto parlando di Lapis Lazuli di Euripides Laskaridis che ho visto al Festival Aperto di Reggio Emilia, in uno strapieno e a lungo plaudente Teatro Cavallerizza.

Foto Pinelopi Gerasimou

Lui ha una personalità esplosiva, ma anche una cura per i tempi e le forme complesse della performance che gli consentono di portare in scena il caos, in un montante e spontaneo disordine, senza perderne mai il pieno controllo. Ed è una rara maestria. Il cui compimento, insieme ai suoi quattro altrettanto incredibili performer, legittima tutto ciò che può essere considerato ‘soltanto’ bizzarro, e avvia un preciso discorso sull’instabilità, sul crollo, sul precipitare del tempo e del mondo nell’alienazione contemporanea. Non vi è coinvolta soltanto la Grecia, da cui proviene Laskaridis come uno dei più nuovi e interessanti artisti, ma ormai tutta Europa ha bisogno di ripensare misure sociali e valori etici delle sue politiche: «It’s a beautiful, beautiful show, in a difficult, difficult life».

Foto Pinelopi Gerasimou

In scena c’è un’inquietante creatura, un lupo mannaro un po’ selvaggio, un po’ freak, un po’ carnevalesco con tanto di manone e piedoni e ciuffi di peli che spuntano random, insomma una «bestia ibrida, metà umana e metà animale», ma molto incapace del suo feroce ruolo, in fondo «vulnerabile, sensibile e deliziosamente sprovveduto». Le gag non si sprecano, come nelle ripetute sedute dallo psicanalista, dove il lettino è una bara colma di paglia e terra (la stalla dell’inconscio?), per analizzare e neutralizzare la propria ‘naturale’ aggressività. Tutto vano: tra le sue fauci lupesche finiranno gli uccellini che sono la sua tentazione, tra mille piume che si spargono al vento; mentre, della fanciulla che brama, fuggirà mesto pieno di paura ogni possibilità di possesso. Semplicemente, il misero, non ce la fa. Un disastro di mostro.

Foto Pinelopi Gerasimou

infatti segue una abbuffata di pillole (antipsicotici?) in cerca di una mediata requie alla rabbia incontrollata o alla pulsione sessuale sempre inappagata, sempre a luna piena, in un blu notte-notte effetto Klein. Anche l’uso ripetuto di maschere e protesi e apparizioni spettrali, e poi di nuovo sta luna piena che diventa una torta di un compleanno riuscito malissimo… È tutto l’oscuro e la vita sommersa abitati dal bestiale e dal primitivo che Laskaridis mette all’origine del nostro mondo: in un rito sacrificale per niente espiatorio — e che non sarebbe piaciuto a René Girard — maiali e caprette vengono sgozzati per far sgorgare da loro non sangue ma soldi: è l’alba di una nuova modernità.

Foto Pinelopi Gerasimou

Ed ecco che a un tratto emerge, gigante, un grande cavalluccio marino, che resta lì appeso fino alla fine come a connettere terra e cielo (è la doppia origine del lapislazzulo?). Sotto di lui, in posa al centro come una degenere soubrette, questo lupo rivestito di stoffe broccate e tessuti in lamè, un capellino riccamente fiorato ed esibite collane dorate e diamanti sparsi, forse un po’ glamour di certo molto cheap, è una esaltazione della riccanza (più che ricchezza). Ma che è, anche, molto di più: un monito, una denuncia queer delle storture del nostro sistema sociale, della corruzione economica delle nostre vite che intacca ogni senso più autentico di ciò che possiamo chiamare vita. E, in pari tempo, è l’angelo annunciatore di una nuova e imminente apocalisse, e insieme la mesta megera, la strega, la pitonessa di un futuro prevedibilissimo in cui l’apocalisse è già tutta qui, tutta in corso, nella vita degradata a spettacolo di questi nostri tempi infelici.

Stefano Tomassini

Novembre 2025, Reggio Emilia, Teatro Cavallerizza

Prossime date tourneé in calendario

Firenze Teatro della Pergola 20-22 febbraio 2025

Lapis Lazuli
ideazione e direzione Euripides Laskaridis
musica originale e sound design Giorgos Poulios
ideato e diretto da Euripides Laskaridis
con Angelos Alafogiannis, Maria Bregianni, Eftychia Stefanou, Euripides Laskaridis, Dimitris Matsoukas, Spyros Ntogas
musiche originali Giorgos Poulios
consulente alla drammaturgia Alexandros Mistriotis
scenografia Sotiris Melanos
luci Stefanos Droussiotis
effetti sonori Yorgos Stenos
costumi Christos Delidimos, Alegia Papageorgiou
oggetti di scena Konstantinos Chaldaios
consulente alla scenografia Vagelis Xenodochidis
consulente movimenti Nikos Dragonas
assistenti alla regia Charikleia Petraki & Yannis Savouidakis
direttrice del tour Marianna Kavallieratos
collaboratori artistici Telis Tellakis, Onassis AiR Fellowship 2022 research, Aggelos Mentis, Loukas Bakas, Filanthi Bougatsou
direttore tecnico Konstantinos Margkas
assistente al suono Martha Kapazoglou, Giorgos Chanos, Kostis Pavlopoulos
assistente alle luci Giorgos Ierapetritis
assistenti oggetti di scena Timothy Laskaratos
assistenti Nikos Charalampidis, Theologos Kampouris, Lida Manousou Alexiou
assistente alla regia Katerina Tsolou
scenografie Konstantinos Papantonis
oggetti di scena Aphrodite Psychouli, Ilektra Anichini Pantalaki, Efthymis Gronthos
costumi Ernesta Chatzilemonidou
drammaturgia Jimmy Machai
consulente alla regia Talya Rubin
luci Alexandra Drandaki
OSMOSIS coordinamento e comunicazione Euklida Velaj
tour management Polyplanity Productions / Yolanda Markopoulou, Vicky Strataki
fotografia Pinelopi Gerasimou, Elina Giounanli, Julian Mommert
fotografia e correzione del colore Nikos Nikolopoulos
trailer Euripides Laskaridis
un progetto di Euripides Laskaridis & the OSMOSIS performing arts company
produzione Onassis Stegi
con il supporto di Fondation d’entreprise Hermès
coproduzione Théâtre de la Ville, Théâtre de Liège, Espoo Theatre Finland, Teatros del Canal, Teatro della Pergola Firenze, Festival Aperto / Fondazione I Teatri Reggio Emilia, the Big Pulse Dance Alliance festivals: Julidans, Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, One Dance Festival
cofinanziato dal Creative Europe Programme of the European Union
con il supporto di Megaron – the Athens Concert Hall
con il supporto del Ministero della Cultura Greco
grazie a Onassis AiR Fellowship
un ringraziamento speciale Dimitris Papaioannou & Tina Papanikolaou
si ringraziano Irad Avni, Rafailia Bampasidou, Antonia Economou, Doxa Glava, Santi Guillamon, Marianna Kavallieratos, Vicky Kaminari, Kali Kavvatha, Sylvia Liouliou, Vicky Maragkopoulou, Kostas Michopoulos, Drosos Skotis, Stelios Theodorou, Manolis Vitsaxakis, Papapostolou Orthopedics & Medical Supplies

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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